Il Corriere del Veneto. La febbre che sale oltre i livelli di guardia e i farmaci assunti per farla scendere che non fanno effetto. Poi gli altri sintomi acuti. Il tutto all’improvviso. Sono giorni di apprensione per le condizioni di salute di un bambino di 11 anni del sandonatese ricoverato all’ospedale di Padova che ha sviluppato una sindrome infiammatoria sistemica come conseguenza del Covid-19. La vicenda ha avuto inizio a gennaio, quando il bambino è risultato positivo ma asintomatico.
Poche settimane dopo la temperatura ha iniziato però a salire, tanto da spingere i familiari ad accompagnarlo all’ospedale di San Donà di Piave dove è stato ricoverato in Pediatria. La febbre non accennava a scendere nonostante nel frattempo il piccolo avesse sconfitto il Covid e per questa ragione è stato trasferito nel nosocomio padovano dove si trova tuttora ricoverato. Pur non essendo fortunatamente in pericolo di vita né avendo mai avuto bisogno di un supporto alla respirazione, sta affrontando una cura cortisonica impegnativa e il quadro clinico sembrerebbe in via di miglioramento nonostante permangano febbre alta e infiammazione respiratoria.
«C’è il timore che l’eventuale terza ondata di Covid possa interessare maggiormente le fasce più giovani della popolazione, i bambini e i ragazzini» ha affermato ieri il commissario dell’Usl 4 Carlo Bramezza. «La speranza è che tutto ciò non avvenga ma si segnalano dei casi in Israele e Regno Unito» ha aggiunto.
Intanto una situazione simile è emersa nel Veronese. Per molti giorni ha spaventato i medici dell’ospedale Fracastoro di San Bonifacio il caso di un bambino di otto anni che, risultato positivo al Covid, ha manifestato sintomi molto gravi, costringendolo, per un certo periodo, al ricovero in rianimazione. Il bambino è risultato positivo a gennaio, ma i sintomi sarebbero apparsi tempo dopo, con episodi di febbre alta prolungata e conseguenze su alcuni organi interni. Una situazione che, al momento, risulta in progressivo miglioramento. Ma che, allo stesso tempo, viene definita «un’eccezione». «Ci sono stati diversi casi di minori affetti da coronavirus — spiega il dottor Mauro Cinquetti, direttore del dipartimento di Pediatria dell’Usl Scaligera — ma non abbiamo notato un aumento nelle ultime settimane. E, allo stato attuale, non possiamo affermare che ci sia alcuna correlazione con le varianti in circolazioni». C’è da aggiungere, però, che verifiche da questo punto di vista (come il sequenziamento dei tamponi, per capire la natura del virus) non sono automatiche. Quanto alle peculiarità dei casi che riguardano i bambini, i medici veronesi, in particolare quelli che operano all’ospedale Covid di Villafranca, hanno raccolto una lunga lista di episodi, che hanno confermato come e quanto si differenziano dall’infezione nei soggetti adulti. «Nell’individuo adulto — prosegue Cinquetti — i sintomi si presentano contemporaneamente all’infezione virale. Nei bambini, invece, notiamo un certo ritardo rispetto alla risposta anticorpale». Altra differenza, gli organi bersaglio. «Com’è noto, il Covid preoccupa soprattutto per quanto riguarda gli effetti sui polmoni — nota sempre il pediatra —. Tuttavia, nei bambini, ci sono meno conseguenze in questi organi. L’infezione da Covid mette sotto pressione, in particolare il sistema cardiocircolatorio, causando affaticamento in quanti colpiti dal virus. C’è però una somiglianza con “la malattia dei più grandi”: il virus non attacca direttamente gli organi ma crea un’infiammazione che, nei più piccoli, si manifesta più in là nel tempo».