Storia di ordinario caos per la presentazione della domanda di aiuti Pac (circa 4 miliardi di contributi diretti e misure di gestione dei mercati). Il 15 giugno, con la proroga concessa da Bruxelles, è scaduto il tempo e sono iniziate le polemiche. I Centri di assistenza agricola (Caa) di Confagricoltura e Copagri hanno messo in mora l’Agea declinando ogni responsabilità per eventuali penalizzazioni degli agricoltori.
Il Caa di Confagricoltura ha denunciato senza mezzi termini «inerzie, carenze, omissioni, ritardi dell’Agea nell’assolvimento dei suoi obblighi di legge e contrattuali e comunque la mancata attivazione di procedure idonee a evitare danni a carico dei produttori».
Secondo il responsabile del Caa, Francesco Postorino, «il quadro si è deteriorato oltre ogni limite, le istruzioni sono arrivate in ritardo, quelle per il trasferimento dei titoli addirittura due giorni prima della scadenza, mentre per capping e agricoltore attivo solo una settimana prima». È vero, riconosce il responsabile di Confagricoltura, che la riforma è estremamente complessa (a Bruxelles si studia la semplificazione), così come è inevitabile che con l’accavallarsi degli adempimenti possa esserci qualche problema «ma sono troppe le domande con error, mentre da mesi, fino allo spasimo, abbiamo chiesto di lavorare sulla semplificazione. Negli ultimi giorni si è cercato di correre ai ripari, ma che fai quando il sistema è in tilt per lo stress e hai collezionato una enorme mole di errori da trattare?».
Il Caa della Cia, particolarmente agguerrito negli ultimi due anni, non è invece ricorso alla diffida, perchÈ spiega il direttore, Fabio Raccosta, «abbiamo raggiunto un accordo sulla gestione della fase successiva alla presentazione. Ma questo non vuol dire che il sistema funzioni, avevamo denunciato con forza le inefficienze e la necessità di una riorganizzazione e abbiamo portato in piazza gli agricoltori il 5 maggio scorso». Anche Raccosta evidenzia ritardi delle indicazioni «la circolare per la gestione in caso di decesso è arrivata oggi, due giorni dopo la chiusura del sistema». Di diffide e decreti ingiuntivi il Caa Cia ne ha presentati molti «ma ora ci sembra inutile, tanto più che si parla di un riassetto dell’Agea e a luglio dovrebbero esserci le audizioni. Si sapeva che il sistema informatico non regge i picchi di lavoro, bisogna dare atto ai 3mila tecnici Agea di aver fatto miracoli lavorando 17 ore al giorno, ma il problema è che si dovevano risolvere per tempo le criticità».
Il direttore dell’Agea, Stefano Antonio Sernia, non scende sul piano delle polemiche e difende l’operato dell’Agenzia facendo parlare solo i numeri. «Sono state accolte 570mila domande per gli aiuti diretti e 150mila per il Piano di sviluppo rurale. E dalle prime verifiche non sono stati riscontrati problemi tali da invalidare le domande. E comunque vorrei ricordare che ci sono le norme che tutelano il produttore agricolo». Quanto alle complicazioni tecniche, secondo il direttore di Agea, si tratta di situazioni fisiologiche anche tenendo conto delle strutture ridotte». Sernia invita anche a considerare che si tratta di una situazione di difficoltà legata alla riforma Pac e questo è confermato dalla decisione della Commissione Ue di procedere a due rinvii (domanda e pagamenti) «un evento mai successo prima». Quanto ai pagamenti «abbiamo fatto un ottimo lavoro ed entro fine giugno pagheremo tutti gli aiuti diretti che risultano in regola dopo i controlli». E per finire una battuta: «Non mi pare però che nelle contestazioni all’Agea ci sia unanimità da parte delle organizzazioni».
Annamaria Capparelli – Il Sole 24 Ore – 19 giugno 2016