Nel 2015 la produzione di carni avicole in Italia è stata pari a 1.307.000 tonnellate, un importante aumento rispetto al 2014 (+3,6%). Per il pollo la produzione aumenta del 4,8% (915.000 tonn.); da segnalare la stazionarietà della produzione di carne delle altre specie avicole, con l’eccezione della Annata avicola 2015 e previsioni 2016
I numeri relativi ai consumi riflettono quelli della produzione e indicano nel complesso un aumento (+3,6%)
Entrando nel dettaglio delle varie tipologie di carni avicole, il consumo di carne di pollo ha registrato un notevole incremento pari al 4,9%; lievissimo l’aumento, rispetto al 2014, dei consumi di carne di tacchino (+0,4%), che risultano ancora con segno negativo se raffrontati con quelli 2013 (-2,7%); stazionarietà per i consumi delle altre carni avicole.
“Il 2015 è stato un anno positivo per consumi e redditività” ha commentato Aldo Muraro, Presidente di Unaitalia “Tuttavia, l’ultimo trimestre dell’anno ha registrato, nelle quotazioni del pollo, un sensibile ribasso che ha continuato anche nei primi mesi del 2016, cui si è aggiunta una forte flessione anche nelle quotazioni del tacchino. La pressione dell’offerta, in Italia, ma soprattutto in Europa, sta comprimendo e quasi soffocando una domanda in aumento ma non in grado di assorbire tutta l’offerta. Si prevede dunque un 2016 controverso. Da sottolineare tuttavia gli aspetti sempre positivi del comparto avicolo: autosufficienza, dato che il 99% delle carni bianche mangiate in Italia proviene dai nostri allevamenti; una filiera totalmente integrata che esprime un sistema produttivo in grado di garantire prodotti genuini, sani, sicuri e molto convenienti”.
Gli italiani, consumano 14,63 Kg di carne di pollo e 4,29 Kg di carne di tacchino (elaborazione Unaitalia su dati Istat). Nel complesso il consumo pro-capite di carne di pollame 2015 è risultato pari a 20,21 kg (+3,9%) considerando anche il consumo di carne di gallina e altre specie avicole.
I dati diffusi da Unaitalia mostrano anche i livelli di autoapprovvigionamento del settore avicolo: in Italia infatti viene prodotto il 102,9% delle carni di pollo consumate nel nostro paese, e addirittura il 119,9% delle carni di tacchino, a conferma di un settore completamente autosufficiente, a garanzia della provenienza e della qualità del prodotto che viene portato a tavola.
Nonostante un calo dei prezzi sui mercati alla produzione per i broiler di circa il 7% rispetto al 2014, grazie anche al prezzo delle materie prime cerealicole che hanno mantenuto il trend cedente iniziato nel secondo semestre 2013 e sta continuando anche nei primi mesi del 2016, le aziende hanno potuto ottenere una, seppur modesta, marginalità.
Anche il settore uova ha saputo dare nuovo impulso alla produzione. Infatti le uova da consumo prodotte nel 2015 sono state 12 miliardi e 816 milioni (+2,2 %). Per soddisfare la richiesta interna è stato comunque necessario ricorrere alle importazioni, che però sono diminuite di circa il 3% rispetto al 2014 (dati Istat). Considerando il saldo tra import ed export, sul territorio italiano sono rimasti 694 milioni di uova importate, vale a dire il 47,7% in meno rispetto al 2014.
“Terminata e archiviata la fase di transizione dovuta all’introduzione delle nuove direttive europee sul benessere, nel 2015″ spiega Muraro “si è tornati nuovamente ai volumi di uova prodotti prima del 2012 (anno di applicazione delle nuove norme) con un ulteriore avvicinamento all’autosufficienza. Per il 2016 si prevede un ulteriore aumento delle produzioni e probabilmente anche dei consumi, ma l’incognita è la redditività: sempre più a rischio. I primi mesi del 2016 non sono certo incoraggianti”.
Per il 2016 si ipotizza un aumento delle produzioni totali di carni avicole, in particolare di carne di pollo, mentre si prevede una sostanziale stazionarietà per la produzione di carne di tacchino e per le altre specie avicole. Per quanto riguarda le uova si ipotizza un incremento della produzione.
Il contributo del settore avicolo alla formazione del PLV è risultato pari a 4.200 milioni di euro, cioè il 9,7% dell’intero comparto zootecnico.
Fonte Unaitalia – 20 maggio 2016