Ape sociale, si parte. Dal primo maggio disoccupati e lavoratori disagiati potranno fare domanda per anticipare gratuitamente la pensione di tre anni e sette mesi, al massimo. E i “precoci”, che hanno iniziato prima dei 19 anni e sono in difficoltà, potranno ritirarsi con 41 anni di contributi, in anticipo di un anno e 10 mesi per gli uomini e di dieci mesi per le donne. A meno di clamorose sorprese, il Consiglio di Stato già oggi potrebbe consegnare al governo il suo parere (al massimo in settimana). E consentire così la pubblicazione dei due decreti attuativi in Gazzetta ufficiale. L’Inps è già pronta con le circolari esplicative, dalla modulistica all’iter. Ancora un po’ di pazienza invece per l’Ape volontaria, il prestito assicurato ventennale a carico del pensionando. Il relativo dpcm arriverà solo a metà maggio (era annunciato per marzo).
COME FUNZIONA
L’Ape sociale spetta a chi ha 63 anni (o li compie entro l’anno), è senza lavoro e senza pensione diretta (quindi anche ai titolari di reversibilità). A patto che si trovino in una di queste condizioni: disoccupato e senza ammortizzatori da almeno 3 mesi, invalido civile almeno al 74%, coniuge o parente di primo grado disabile, assistito da almeno 6 mesi. In tutti e tre i casi occorrono 30 anni di contribuzione. Ne servono invece ben 36 per chi ha svolto negli ultimi 6 anni su 7 un’attività gravosa: dal conciatore di pelli ai trasportatori, dagli infermieri turnisti ai facchini, dagli insegnanti di scuola pre-primaria agli operatori ecologici.
DUE DOMANDE
Chi è interessato può presentare una doppia domanda all’Inps. La prima, tra il 2 maggio (considerando il festivo) e il 30 giugno, per il riconoscimento del diritto. La seconda, non appena l’Inps certifica che si può accedere all’Ape, per richiedere la pensione anticipata. Secondo i tecnici, per i disoccupati con i requisiti dovrebbe essere possibile depositare contestualmente i due formulari, già a maggio. Così da poter ricevere il primo assegno di Ape già in giugno. Per gli altri, si stima un traguardo in ottobre o novembre.
DUE FINESTRE
C’è anche la possibilità di fare domanda dopo il 30 giugno e fino al 30 novembre. Consapevoli però che si entra in una lista d’attesa. Una sorta di graduatoria, dove chi è più vecchio d’età anagrafica è davanti. E l’assegno potrebbe arrivare all’inizio del prossimo anno. I soldi stanziati dal governo, 300 milioni, servono a coprire 35 mila “apisti sociali” nel 2017. Un eventuale overbooking dovrebbe essere rifinanziato. L’assegno, coperto dallo Stato, può arrivare ad un massimo di 1.500 euro lordi al mese, per 12 mensilità. La differenza sopra questa cifra è un prestito a carico del pensionando.
LAVORETTI
Anche l’apista sociale, non solo quello volontario, può continuare a lavorare. Purché abbini all’assegno di quiescenza anticipata un lavoretto dipendente o da collaborazione con reddito non superiore a 8 mila euro all’anno. Se attività autonoma, entro i 4.800 euro.
LIMITI
La misura è sperimentale per il 2017 e 2018. E deve essere riconfermata dalla prossima legge di bilancio (le domande per il 2018 scattano dal primo gennaio al 30 marzo). Si tratta di un reddito ponte, una sorta di indennità, per aiutare alcune specifiche categorie di lavoratori ad anticipare il riposo. Ma i requisiti per l’accesso, secondo i sindacati, sono molto stretti. Ampliarli però, dice il governo, metterebbe a rischio i conti.
PRECOCI
Ai lavoratori precoci basteranno 41 anni di contributi per andare in pensione. Ma anche qui solo se rientrano nelle quattro categorie disagiate dell’Ape sociale: disoccupati, invalidi, con disabili a carico o impegnati in attività gravose.
Repubblica – 26 aprole 2017