Una mazzetta da ottantamila euro per ottenere un appalto da parte del Comune di Roma. È da qui che parte l’inchiesta dei pm Paolo Ielo e Mario Palazzi che ieri ha portato gli uomini del Ros e del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza a perquisire gli uffici dell’amministrazione capitolina, della Fondazione Roma capitale investments e di alcuni dirigenti della multinazionale Accenture.
L’ipotesi della procura è che alcuni dirigenti della società specializzata in servizi informatici abbiano pagato ottantamila euro a Fabio Ulissi, responsabile dei rapporti con le imprese della Roma Capitale investment foundation. La Fondazione, di cui il sindaco Gianni Alemanno è presidente onorario, creata dal Comune nel 2011, è specializzata nei progetti di investimento che prevedono la partecipazione tra pubblico e privato (i cosiddetti P3). Tra i dirigenti della fondazione ci sono il produttore tv Giorgio Heller, l’ad di Atac Roberto Diacetti e Fabio Ulissi, di professione podologo e proprietario di una pompa di benzina e di un autolavaggio. Che nella fondazione ha un compito centrale: raccogliere finanziamenti e coordinare i progetti con le imprese.
LA DENUNCIA
L’indagine parte da un audit interno fatto dalla stessa Accenture. I vertici della multinazionale notano delle fatture sospette messe in pagamento da alcuni dirigenti della società e avviano i controlli. Da questo elemento, gli investigatori sono arrivati ad iscrivere nel registro degli indagati sei nomi, per corruzione e false fatturazioni, specificando che il collettore finale, un pubblico ufficiale, non è ancora stato identificato.
I PAGAMENTI
Secondo il decreto di perquisizione, il giro di false fatturazioni partite da Accenture arriva a 287.980 euro e i pm non escludono che parte dei soldi siano serviti a pagare altre tangenti. Il meccanismo per far sparire i soldi era quello classico: la società informatica pagava alla italiana Hig Value (per la quale sono indagati Roberto Sciortino e Massimo Alfonsi); quindi, un dirigente di Accenture, Luca Ceriani, si faceva riconoscere il ruolo di consulente della High Value per 161.503mila euro. Il pagamento si sarebbe svolto in due fasi: prima Ceriani avrebbe promesso a Fabio Ulissi «contribuzioni per la citata fondazione». Poi il senior manager Giuseppe Verardi «materialmente consegnava a Ulissi una somma non inferiore a 80mila euro, perché pubblici ufficiali incardinati preso il comune compissero atti contrari ai doveri del loro ufficio, consistenti, tra l’altro, nella violazione dei doveri di imparzialità della pubblica amministrazione, nell’aggiudicazione alla Accenture Spa, della quale erano esponenti Ceriani, Verardi e Gadaleta (Francesco, anche lui partner alla Accenture) della gara ad evidenza pubblica indetta da Roma Capitale per l’affidamento del servizio di manutenzione, supporto e sviluppo applicativo dei sistemi informativi dell’area del territorio del Comune di Roma poi effettivamente aggiudicata ad Accenture Spa».
I pagamenti sarebbero avvenuti nella sede di un autolavaggio dalle parti della Magliana, di proprietà della società La Palma srl, riconducibile ad Ulissi: «Società – spiega sempre il decreto – in cui risulta avere cointeressenze, luogo di consegna di parte delle tangenti». Guardia di finanza e Ros hanno chiesto a Roma capitale «tutta la documentazione, in forma cartacea o digitale, formale o informale relativa all’assegnazione dei lavori». Nella casa e nello studio professionale di Ulissi hanno trovato una cassaforte con documenti che saranno analizzati.
LA REPLICA
Immediata la reazione del Campidoglio: «L’amministrazione sta collaborando sotto ogni aspetto con gli inquirenti. A quanto risulta dagli accertamenti effettuati dagli uffici capitolini la gara oggetto dell’indagine è stata assolutamente trasparente».
Il Messaggero – 20 aprile 2013