Draghi: la crisi non migliora. Il G20: no al segreto bancario. Il peggio è stato evitato, le condizioni del mercato finanziario sono progressivamente migliorate, ma la crescita continua ad essere debole e la disoccupazione, in molti Paesi, alta.
I ministri finanziari dei Venti Paesi più ricchi del mondo riuniti a Washington sono tornati ad interrogarsi sui motivi che rendono ancora densa di rischi la strada della ripresa ma senza poter dare risposte esaurienti. Nelle discussioni del G20 si sono, anzi, accentuate le contrapposizioni tra chi sostiene, come la Germania che la linea del rigore di bilancio debba proseguire senza cedimenti anche nei prossimi anni e chi, come gli Usa, ritengono che invece la flessibilità sia preferibile. Ma nel mondo a tre velocità, è soprattutto l’Europa a dover fare i conti con la crescita che non c’è. «La politica monetaria non può fare tutto», ha insistito il presidente della Bce, Mario Draghi che non vuole pronunciarsi sul rigore e che sulle prossime mosse dalla banca centrale europee ha detto che «monitoriamo i dati dell’economia: non abbiamo visto miglioramenti nelle ultime settimane».
Draghi non si pronuncia direttamente su un eventuale imminente ribasso dei tassi di interesse, una questione questa che ha tenuto banco nelle discussioni di Washington. Lo spazio per intervenire c’è, aveva detto giovedì il numero uno del Fondo monetario, Christine Lagarde mentre il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha ripetuto che la Bce potrebbe ridurre i tassi se le condizioni economiche dovessero peggiorare.
Il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, ha chiarito che la situazione è peggiorata già da un pò. «Lo spazio per intervenire c’è da parecchio tempo. Il fatto è che i tassi sono già bassi, certo possono scendere ancora un pò, arrivare a quota zero ma questo non può da solo rilanciare la crescita». La Bce «ha fatto il suo lavoro», ha fornito liquidità alle banche, ha introdotto misure per combattere i rischi dei debiti sovrani, ma per aumentare gli investimenti delle imprese «serve la fiducia nel futuro», ha aggiunto. A Washington il Fmi ha lanciato l’allarme sulla difficoltà delle imprese, soprattutto quelle di minore dimensione, ad ottenere i finanziamenti da parte delle banche. «E’ un problema diffuso, presente in molti Paesi e non è una questione di liquidità», ha spiegato il governatore italiano, ma il «mercato è frammentato» e c’è un problema di costi differenti per la raccolta, senza contare gli effetti della recessione che per esempio in Italia hanno alzato il livello delle sofferenze e considerando «il quadro macroeconomico generale di debolezza della domanda». «Le banche hanno paura che i loro prestiti non vengano rimborsati» ha detto Draghi ribadendo l’analisi fatta nei giorni scorsi a Dublino.
Quanto all’Italia poi, ha un peso crescente l’incertezza politica. «L’incertezza politica pesa, certo che pesa — ha detto Visco — perché le imprese devono fare investimenti e gli investimenti dipendono dalle aspettative sul futuro della tenuta complessiva del Paese». Il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli ha sostenuto che «una soluzione politica veloce in Italia è importante soprattutto per gli italiani» ma, ha aggiunto, «non vedo sinceramente rischi per l’economia globale, io vedo rischi per l’Italia».
Il G20 che si è chiuso ieri ha anche assunto l’iniziativa del di sostenere i programmi di lotta all’evasione fiscale, così come hanno questo i maggiori Paesi europei. Ministri e governatori, si legge nel comunicato finale della riunione, «incoraggia fortemente» tutti i Paesi a prendere misure per soddisfare gli standard per lo scambio automatico di informazioni bancarie. «Sono necessarie ulteriori misure per affrontare i problemi di evasione ed elusione fiscale internazionale, in particolare attraverso i paradisi fiscali così come le giurisdizioni non cooperative», rispetto agli standard internazionali. Sul tema delle valute il G20 si impegna «a muovere rapidamente verso un sistema di cambi maggiormente determinato dal mercato», che «rifletta i fondamentali delle economie» e che «eviti persistenti disallineamenti nei tassi di cambio».
Stefania Tamburello – Corriere della Sera – 20 aprile 2013