L’Arpav restituisce al mittente il famoso, quanto discusso, battello oceanografico che “chiavi in mano” sarebbe costato all’Agenzia, 1,495 milioni di euro.
Con una delibera datata 11 aprile, il direttore generale Chicco Pepe, ha stabilito di «rifiutare la fornitura» in seguito alle risultanze negative del collaudo tecnico- amministrativo «per le difformità riscontrate che risultano di non lieve entità». Il collaudatore incaricato dall’Arpav, infatti, ha individuato «alcune difformità relative alla velocità, al pescaggio, ai livelli di rumorosità e allo standard complessivo di realizzazione, di non lieve entità, comportando e giustificando il diniego del certificato di collaudo». Da qui la decisione dell’Agenzia di disporre la risoluzione del contratto stipulato con il raggruppamento temporaneo di imprese costituito dalla capogruppo Cantieri navali Megaride e la mandante Sopromar e, non secondario, il compito, affidato al dirigente del Servizio approvvigionamenti, di incassare il deposito cauzionale definitivo e le fidejussioni prodotte a garanzia dei pagamenti effettuati dall’Agenzia. Quest’ultima potrebbe tuttavia riservarsi ulteriori azioni risarcitorie.