«Per noi l’Italia viene prima» Il premier: una scelta di Ncd. Per Renzi le grane Barracciu, Vito De Filippo e Umberto Del Basso De Caro. L’annuncio delle dimissioni arriva in serata: «Torno a fare politica nelle istituzioni, come segretario di presidenza, e nella mia regione, come coordinatore regionale, aspettando che la magistratura, con i suoi tempi che mi auguro siano più brevi possibile, smentisca definitivamente le illazioni gratuite di cui sono vittima».
Antonio Gentile si è deciso. Il senatore calabrese del Ncd, finito nel mirino per le pressioni che avrebbe esercitato sull’editore e il direttore dell’Ora della Calabria per non far pubblicare un articolo (mai uscito per un “incidente” nella stamperia di proprietà di un amico del senatore) su suo figlio Andrea, accusato di associazione a delinquere, alla fine ha deciso di uscire da quel governo in cui era entrato appena quarantotto ore prima.
«Ringrazio il presidente Renzi per l’onore accordatomi e Alfano per la fiducia espressami, oltre che i parlamentari del Ncd che hanno capito esattamente come la volontà pervicace di colpire Renzi si sia espressa utilizzando il mio nome», si legge nella lettera inviata al Capo dello Stato, al premier e al leader del Ncd Angelino Alfano con cui motiva le dimissioni e attacca quei «mandanti e ascari che hanno ordito questa tragicomica vicenda» con accuse «infamanti» prodotte dalla «macchina del fango».
Nessun commento arriva da Palazzo Chigi. Renzi, prossimo alla partenza per Tunisi e alle prese con il duro confronto sulla legge elettorale, lascia intendere che la decisione dell’uscita di scena di Gentile sia stata assunta da Alfano e il suo partito e come tale viene «apprezzata e rispettata» dal premier. Una reazione volutamente low profile, dettata non solo dalla necessità di non infierire sull’alleato di governo ferito ma anche dalla volontà di rispondere «con i fatti», come ama dire spesso Renzi, ai tanti che fuori dalla maggioranza ma anche e soprattutto dentro – a partire dal suo partito – avevano già puntato l’indice sul caso Gentile, quale cartina tornasole del cambiamento renziano.
Chi difende apertamente Gentile è ovviamente Alfano: «Il senatore Gentile ha rassegnato le proprie dimissioni da sottosegretario senza che alcuna comunicazione giudiziaria lo abbia raggiunto». Una decisione – sottolinea poi il leader del Ncd nonché ministro dell’Interno – dettata esclusivamente dalla volontà di favorire «il bene comune» e «con grande generosità» perché – aggiunge Alfano – «per noi viene prima l’Italia».
Le parole di Alfano non sono certo casuali. Renzi con le dimissioni di Gentile ha evitato l’assalto delle oposizioni e di una parte del suo partito pronte a votare la sfiducia, nonostante proprio ieri dalla procura della Repubblica di Cosenza fosse arrivata per bocca del pubblico ministero Dario Granieri la conferma che il senatore dell’Ncd non fosse indagato. Al contrario di Francesca Barracciu, Vito De Filippo e Umberto Del Basso De Caro tutti e tre del Pd e tutti e tre indagati dalle procure delle loro regioni. Il caso più “delicato” è certamente quello della Barracciu, su cui pesa il sospetto di un presunto peculato in relazione all’uso dei fondi ai gruppi regionali sardi che già gli costò la mancata candidatura a governatore. Su di lei e sugli altri sottosegretari alle prese con la giustizia è probabile che presto si concentrino gli strali di M5s, Lega e Fi. Difficile per Renzi non chiedere anche a loro un passo indietro.
Anche perché il messaggio di Alfano è chiaro: parità di trattamento. «Le dimissioni di Antonio Gentile da sottosegretario dimostrano che il Nuovo Centrodestra non è il partito delle poltrone ma della responsabilità e del coraggio», attacca Renato Schifani mentre il ministro Lupi definisce il senatore «vittima di una campagna diffamatoria che lascia, come ha confermato il procuratore di Cosenza, senza che nei suoi confronti ci sia alcuna azione giudiziaria».
Il Sole 24 Ore – 4 marzo 2014