di Diodato Pirone. Marsala, la ridente cittadina siciliana di 80 mila abitanti nota per lo sbarco dei Mille di Garibaldi e per il famoso liquore inventato dall’inglese John Woodhouse, rischia di passare alle cronache anche per altro: il minirecord di auto blu. Il Comune – nel cui consiglio, ci informa il sito internet, siedono ben dodici capigruppo – ne vanta ancora quattro di cui una con autista esclusivo. Il Comune di Marsala dispone altresì di 81 auto pubbliche complessive.
Rispetto ai tagli annunciati dal governo («Non più di 5 auto blu per ministero», ha tuonato poche settimane fa Matteo Renzi) il caso Marsala parla da solo. Anche perché nel Sud è tutt’altro che un caso isolato. Basta andare dalla parte opposta della Trinacria, a Messina, per trovare analoghe concentrazioni di vetture a carico di Pantalone. La sola Università di Messina, ad esempio, dispone di 23 auto pubbliche di cui 2 con autista. Una decina di automobili vantano cilindrate alte, 7 non sono usate. L’Amministrazione Provinciale di Messina dispone invece di 37 automobili pubbliche di una ad uso esclusivo e con autista e altre 18 sempre ”blu” anche se non ad uso esclusivo di qualcuno. E il Comune di Messina? Guidata da qualche tempo da quel Renato Accorinti che si presentò scalzo al momento dell’insediamento, quest’amministrazione che governa circa 250 mila persone continua a disporre di un discreto numero di autovetture pubbliche (71, dieci in meno di Marsala) di cui 2 blu con autista e ad uso esclusivo di qualcuno.
La morale? I dati (ogni cittadino può controllarli per ogni amministrazione su questo sito) parlano chiaro. Ridotta negli ultimi fortilizi dei ministeri e nelle amministrazioni del Centro Nord, l’auto blu, il simbolo del privilegio dei politici e degli alti burocrati, la fa ancora da padrone nel Sud.
IL DUALISMO
Il Formez, che monitora tutte le auto pubbliche, targa per targa, al primo marzo 2014 ha rilevato quanto segue: nelle sei regioni più meridionali su 100 auto pubbliche – destinate a servire le amministrazioni- si contano fra 22 e 26 vetture ad uso di alti papaveri. In Piemonte, Toscana, Emilia, Veneto e Friuli, invece, su 100 auto pubbliche quelle blu non superano quota 5%. Ancora: in Sicilia ogni ente pubblico, dal Comune alle Asl, dispone in media di 2 auto blu. Nel Nord, invece, il rapporto è ormai prossimo allo zero. Poche cifre assolute fotografano così bene le due Italie: le auto blu degli enti locali sono 769 in Sicilia e 517 in Campania e solo 460 in Lombardia. In compenso gli enti locali lombardi dispongono di 6.600 auto di servizio contro le 2.100 analoghe vetture siciliane.
L’ultima pennellata: dal gennaio 2013 al marzo 2014 (14 mesi) le auto blu complessive in Italia sono diminuite di 900 unità. Ma ben 400 vetture sono state eliminate dai (pochi) ministeri romani mentre i dirigenti delle (molte) strutture pubbliche locali hanno rinunciato solo a 500 veicoli. Al primo marzo le auto blu dello Stato erano in tutto 1.600 contro le 4.614 delle amministrazioni periferiche. Che fare, dunque? Il ministro degli affari regionali Maria Lanzetta nei giorni scorsi ha annunciato misure ad hoc. «Ma il monitoraggio dell’opinione pubblica è molto importante – sottolinea Carlo Flamment, presidente del Formez – Nel Sud c’è chi continua a restare aggrappato ad un simbolo di potere che non possiamo più permetterci di tollerare».
Il Messaggero – Lunedì 12 Maggio 2014