Nessuna amministrazione centrale dello Stato, comprese quelle con ordinamento autonomo con oltre 600 dipendenti potrà avere più di 5 auto di servizio ad uso esclusivo o non esclusivo. Un tetto che scende a 4 mezzi se i dipendenti sono compresi tra le 401 e le 600 unità, a 3 se si scende tra i 200 e i 400 addetti, per arrivare a una sola auto per le amministrazioni fino a 50 dipendenti.
Una sola auto esclusiva aggiuntiva potrà essere prevista per il presidente del Consiglio e i ministri mentre le vetture in eccesso dovranno essere vendute o cedute gratuitamente ad associazioni no profit iscritte all’anagrafe delle Onlus. Le auto di servizio, inoltre, potranno essere utilizzate solo per singoli spostamenti in attività «di servizio», appunto, e non potranno essere usate per spostamenti abitazione-luogo di lavoro e men che meno potranno essere utilizzate da soggetti diversi dagli intestatari istituzionali.
Mentre a palazzo Chigi si stringono le fila della nuova spending review sulle spese dei ministeri, arriva alla firma del premier, Matteo Renzi, il Dpcm che rende operativa l’ultima stretta sulle auto blu prevista nel decreto del 24 aprile (quello del bonus da 80 euro). Un provvedimento molto restrittivo su questa voce dall’elevato valore simbolico e che prevede un nuovo giro di vite del 30 per cento (aggiuntiva rispetto al tetto del 50% introdotto nel 2011) sulle uscite che ogni amministrazione può sostenere per l’acquisto, la manutenzione, il noleggio, la gestione auto o l’acquisto di buoni taxi. Poche le deroghe ammesse o le esclusioni (fa parte del perimetro delle amministrazioni coinvolte anche la Consob). Mentre la sanzione per chi non rispetta i nuovi tetti è secca: il taglio del 50% delle spese ammesse per auto di servizio rispetto a quanto utilizzato nel 2013.
La relazione tecnica al decreto 66 non indica i possibili risparmi derivanti da questa ulteriore razionalizzazione (i 700 milioni previsti sono per l’insieme delle misure varate) ma è certo che i risparmi ci saranno. Nel 2012, ultimo dato disponibile, la spesa per auto blu e auto di servizio della Pa è stata di un miliardo e 50 milioni (128 in meno rispetto al 2011). E va ricordato che dal 2009, primo anno di riferimento per questa specifica azione di revisione della spesa lanciata dall’allora ministro della Pa, Renato Brunetta, i risparmi finora conseguiti a regime sono pari a 335,5 milioni (-26,3%).
Le auto blu sono scese a fine agosto da 8.619 a 5.768, con un taglio del 33%, corrispondente a 2.851 unità, nell’arco degli ultimi due anni e mezzo, secondo i conti fatti qualche giorno fa dal Formez che, su incarico del ministero Pa, conduce il censimento sul parco vetture. Un monitoraggio partito nel 2011 e che ora verrà gestito dalla Funzione pubblica.
L’indagine Formez non si limita solo alle auto blu, considerate di valore più alto. Guardando l’intero parco auto (comprese le blu), questo risulta diminuito di 7.449 unità, con un calo del 12% (dalle 62.020 di fine 2011 alle 54.571 vetture del primo agosto del 2014). Nell’ultimo anno, a partire da marzo, c’è stata poi la decisione del governo Renzi di mettere all’asta, online, su e-Bay, proprio le cosiddette auto blu, con marchi Audi, Alfa, Bmw, Lancia. Alcune amministrazioni in due anni hanno dimezzato le loro disponibilità, come le Province (-45,4%, per un totale di 309 unità in meno). I comuni hanno fatto tagli del 32,8% (35% per quelli che sono capoluogo, in tutto -1.142). Quanto alla Pa centrale, la flessione è stata pari al 22,3% (-370). La Regione più virtuosa, che ha registrato il ribasso più forte, è stata l’Emilia Romagna (-48,5%), seguono il Lazio (-45,3%) e la Sicilia (-42,2%).
Nel conteggio non sono comprese le vetture a tutela dell’ordine pubblico, come le volanti della polizia, della salute, a partire dalle ambulanze, o per la difesa e la sicurezza militare. Lo scorso mese di luglio, in base al decreto Pa, il ministero per la Semplificazione e la Pa ha commissariato Formez nominando alla sua guida Harald Bonura, in vista della prevista soppressione.
Il Sole 24 Ore – 17 settembre 2014