Un blitz dei capigruppi di maggioranza, che ieri si sono riuniti a Palazzo Ferro Fini tra la fine della commissione Sanità e l’inizio del consiglio regionale, rimodella il volto della riforma del sistema salute. Al centro della manovra resta l’Azienda Zero, che subentrerà alla segreteria Sanità e Sociale alla guida del settore, ma sotto il controllo della politica. Inoltre non spariranno il direttore dei Servizi sociali e nemmeno la Conferenza dei sindaci, ma si creerà un nuovo governo piramidale della sanità.
Ai vertici giunta e consiglio regionali, cui resta il compito della programmazione; un gradino più sotto nascerà l’Area Sanità e Sociale, con il direttore dei Servizi sociali; al terzo livello l’Azienda Zero, con il suo direttore generale, che nominerà sì i tre componenti del Collegio dei revisori dei conti, ma uno sotto indicazione della giunta, uno scelto dal ministero della Salute e uno selezionato dal ministero dell’Economia; al quarto «piano» le nuove 7 Usl, ciascuna dotata di direttori generali, sanitario, amministrativo e dei Servizi sociali; all’ultimo le altre attuali 14 Usl, che spariranno come tali ma rimarranno in forma di Distretti. Ognuno con un proprio coordinatore, che si relazionerà con le Conferenze dei sindaci e i direttori del Sociale, così da mantenere un rapporto stretto con il territorio.
E’ il contenuto di un maxiemendamento al progetto di legge 23 — appunto la riforma firmata dal governatore Luca Zaia —, depositato ieri in commissione Sanità da Nicola Finco (Lega), Silvia Rizzotto (Zaia presidente), Massimiliano Barison (FI), Sergio Berlato (Fratelli d’Italia) e Antonio Guadagnini (indipendentisti). Il documento introduce pure un altro Servizio ispettivo e di vigilanza dell’Area Sanità e Sociale che riferirà alla giunta, in aggiunta a quello sociosanitario già in capo al consiglio, con cui dovrà coordinarsi. «Abbiamo accolto le istanze più significative emerse dalle parti sociali in questi mesi di audizioni in commissione — spiega Finco —. Per i cittadini non cambierà nulla e anzi i risparmi ottenuti, superiori ai 40 milioni di euro, potranno essere reinvestiti per il miglioramento delle prestazioni e l’abbattimento delle liste d’attesa. Resteranno inalterati il ruolo del direttore dei Servizi sociali e delle Conferenze dei sindaci e l’Azienda Zero si occuperà anche degli acquisti centralizzati, delle assicurazioni, dell’accreditamento dei convenzionati e della gestione del contenzioso sanitario». «Restiamo disponibili — aggiungono gli altri capigruppo — a valutare le proposte delle minoranze, sicuri che il confronto porterà ad un testo capace di semplificare la sanità veneta, mantenendo inalterati i servizi al cittadino». I proponenti contano di presentare in commissione l’emendamento la prossima settimana, per arrivare in consiglio con il testo definitivo della manovra a inizio dicembre. Zaia vuole infatti adottarla entro il 31 dicembre, giorno in cui scadrà il mandato degli attuali direttori generali delle 24 aziende sanitarie.
Ma l’opposizione storce il naso. «E’ un’operazione più di facciata che di sostanza — denuncia Claudio Sinigaglia (Pd) —. Le modifiche contenute nell’emendamento sono gravemente insufficienti e creano maggiore confusione. Viene ripristinata l’Area sociosanitaria, avrà un suo direttore che entrerà in conflitto con il dg dell’Azienda Zero, la quale governerà le Usl invece di essere al loro servizio. Meglio il nostro progetto di legge 74, che prevede un accordo quadro tra le Usl per raggiungere gli stessi obiettivi dell’Azienda Zero, senza però creare un altro carrozzone inutile. Inoltre che senso ha istituire un doppione del Servizio ispettivo?». Il contro-piano del Pd recita così: «L’integrazione sociosanitaria si ottiene se: il finanziamento è ripartito tra le ex Usl e non a livello provinciale; l’atto aziendale è conforme alle ex Usl e non a livello provinciale; il piano di zona, che programma i Servizi sociali e sociosanitari, si configura a livello di ex Usl e non provinciale». Arrabbiato il M5S. «La maggioranza deposita gli emendamenti e li rende pubblici solo a seduta conclusa — attacca il capogruppo Jacopo Berti — nel corso della stessa non ha portato all’attenzione dei consiglieri alcun documento. Il vero progetto di legge 23 sta iniziando ad assomigliare allo Yeti: tutti ne parlano, ma nessuno lo hai mai visto. Ci hanno fatto fare mesi di lavoro per poi proporre qualcosa di completamente diverso». Originale la protesta della Cgil, che ha caricato su Youtube un video-cartoon ambientato nel Far West, con Zaia-pistolero che elimina le Usl, lo stesso sindacato nei panni della sceriffa impegnata a fronteggiarlo e un ricercato speciale: il Piano sociosanitario.
Il Corriere del Veneto – 28 ottobre 2015