«Una tempesta in un bicchiere d’acqua», dice il ministro della Salute Renato Balduzzi per commentare le polemiche del giorno dopo le affermazioni di Monti sulla «sostenibilità futura dei sistemi sanitari, incluso il nostro», che «potrebbe non essere garantita».
Questo ha detto Monti e ha aggiunto che bisogna cominciare a pensare a «nuove forme per finanziarlo», subito dopo precisando con una nota di Palazzo Chigi che «le risorse ci sono, ma serve innovare».
Precisazione o meno, molti hanno visto in quelle parole un’apertura alla privatizzazione del servizio sanitario. Balduzzi getta acqua sul fuoco. «Non esiste l’ipotesi privatizzazione», dice, e sottolinea che Monti ha anche detto che «siamo fieri del nostro sistema sanitario». Il problema è l’invecchiamento della popolazione: «quello — aggiunge Balduzzi — fa sorgere il dubbio della sostenibilità in un sistema come il nostro che dà molto con poche risorse. I fondi integrativi ci sono, bisogna integrarli meglio. La sanità pubblica non è a rischio, continua a godere di ottima salute».
Se però il premier ha sentito il bisogno di lanciare il sassolino, qualche cosa sotto ci deve pur essere. Così la pensa, per esempio, il leader dell’Idv Antonio Di Pietro. «Non credo che il professor Monti sia uno sciocco né che apra la bocca senza sapere quello che dice. Se dice che il sistema sanitario pubblico “potrebbe diventare un lusso che non ci possiamo più permettere”, e accenna al finanziamento integrativo, io comprendo, se vogliamo parlare chiaro e non prenderci in giro, che sta pensando a una privatizzazione».
È lo stesso pensiero del presidente del Sindacato nazionale autonomo medici italiani (Snami), Angelo Testa, che parla di «grandi prove di smantellamento del servizio sanitario pubblico». Per la Cgil c’è un «dissenso di fondo». «Questo governo continua a teorizzare la riduzione del perimetro pubblico — dice il segretario Susanna Camusso —, lo ha fatto sulla scuola, le pensioni e ora sulla sanità. È un errore. In una stagione così difficile la prima cosa da garantire sono le grandi reti sociali per le persone. Non c’è bisogno di privatizzare il sistema sanitario».
Il Pd prende atto della precisazione di Monti. «È un bene che il presidente Monti abbia chiarito sottolineando che il servizio sanitario debba mantenere la sua universalità», dichiara la senatrice Pd Fiorenza Bassoli. Ma sono in molti ad andare oltre e a difendere il punto di vista del premier. L’Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, scrive: «Monti non ha fatto nient’altro che fotografare la realtà e dire la verità». Questo non significa che è un «vampiro che vuole succhiare risorse agli ammalati». Ha ragione il presidente del Consiglio a parlare di dubbia sostenibilità del servizio sanitario nazionale, ha detto Luca Cordero di Montezemolo dopo la presentazione di Telethon 2012: «Il tema delle risorse per la sanità» che scarseggiano «è fondamentale e io lo allargo alle risorse per la ricerca».
Anche la Federanziani e il Pdl sottoscrivono le parole di Monti, dopo la sua precisazione. La prima auspica «iniziative di ammodernamento del sistema e di riduzione degli sprechi», il secondo, per bocca di Giuseppe Palumbo, afferma che «qui non si tratta di privatizzare ma, per esempio, di introdurre un’assicurazione sanitaria obbligatoria per i più abbienti mentre chi non se lo può permettere deve mantenere l’assistenza sanitaria gratuita». Ha ragione Monti, dice pure Rocco Bellantone, preside della facoltà di Medicina della Cattolica di Roma. Attenti però: «Se ci illudiamo che i tagli lineari sono l’unica strada — osserva — si arriverà a una situazione in cui solo le persone più abbienti potranno curarsi. Magari proprio grazie alle assicurazioni. Va però detto che quando le società si accorgono che il proprio assicurato ha una malattia cronica, possono non rinnovare la polizza. Se si vuole scegliere questa strada si dovrà rendere obbligatori i contratti alle assicurazioni anche per chi è più a rischio di ammalarsi».
Corriere della Sera – 29 novembre 2012