Banca del sangue canino. Camerotto (Usl 9): garantito accesso h24
di Valentina Calzavara. Anche i cani hanno la loro banca del sangue. Ben 55 cani nel Trevigiano sono diventati ufficialmente donatori della prima “Banca del sangue canino” del Veneto, nata grazie all’impegno dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie in collaborazione con l’Usl 9.
Un servizio innovativo che si pone a supporto di cliniche e ambulatori veterinari che prima potevano contare solo su raccolte autogestite di sangue. All’interno del canile sanitario di Ponzano Veneto è stato quindi attivato un vero e proprio centro prelievi dove i cinquanta donatori “a quattro zampe” si recano dopo aver superato una serie di rigidi controlli. Non tutti posso infatti donare, 12 degli aspiranti candidati sono stati esclusi in quanto non idonei.
Per prelevare il sangue servono infatti delle specifiche caratteristiche: l’iscrizione all’anagrafe di specie, un peso corporeo superiore ai 25 chili (ovvero di taglia medio grande) e un’età compresa tra i due e gli otto anni. Inoltre l’animale deve considerarsi a tutti gli effetti “sano”, quindi in regola con le profilassi vaccinali e per la filariosi cardiopolmonare, non aver mai subito trasfusioni né terapia farmacologia nel periodo che precede il prelievo.
Particolare attenzione viene infine prestata per il carattere del “paziente” che dev’essere di indole mansueta e docile. Come spiega Paolo Camerotto, direttore del servizio veterinario dell’Usl 9, «Le indagini diagnostiche avvengono nel rispetto di quanto indicato dal ministero per regolamentare le trasfusioni canine. Abbiamo prestato particolare attenzione alle malattie trasmissibili più note tra i cani italiani e nello specifico del nord-est con delle adeguate indagini sierologiche».
I controlli avvengono infatti prima, durante e dopo la donazione, in modo non invasivo per il donatore. Il prelievo, assolutamente gratuito, dura dieci minuti e consente di estrarre dalla vena giugulare dai 350 ai 450 ml di sangue. L’operazione è indolore per l’animale che viene fatto sdraiare su un lato e costantemente monitorato. Per i 15 minuti che seguono la donazione il cane è tenuto sotto controllo e adeguatamente alimentato e idratato. Le sacche di sangue raccolto vengono quindi trasferite all’istituto zooprofilattico di Villorba dove saranno etichettate, conservate a una temperatura di due gradi centigradi (per una durata massima di 30 giorni) e messe a disposizione dei veterinari.
Continua Camerotto: «La nostra banca soddisfa il fabbisogno di parecchie strutture del territorio e l’accesso è loro garantito sette giorni su sette e 24 ore su 24 per 365 giorni l’anno». Il costo medio di una sacca di sangue è di 100 euro, cifra che serve a coprire il costo reale del prelievo e delle analisi di laboratorio. Ma il progetto della Banca del sangue canino non intende fermarsi ai cinquantacinque donatori attuali, spiega Camerotto: «Cerchiamo altri volontari. Serve una copertura costante dei 12 gruppi sanguigni canini, individuati fino ad ora (tenendo presente che la classificazione non dipende dalla razza). Cerchiamo anche i rari donatori universali, portatori del gruppo Rh negativo». Avere una riserva di sangue sempre garantita e disponibile aiuta a salvare la vita dei nostri amici domestici, aprendo nuove prospettive di cura nell’ambito degli interventi chirurgici e della risoluzione positiva di traumi, anemie e avvelenamenti per i quali la richiesta di trasfusioni è in costante aumento, così come crescono sempre più la sensibilità e l’affetto di molti padroni.
Se la malattia costa cara: fino a mille euro
Malgrado la crisi la salute degli animali viene messa al primo posto da molti padroni disposti a sborsare cifre considerevoli per salvare la vita al proprio fedele amico a quattro zampe. «Ci sono patologie che richiedono visite, ricoveri, trasfusioni, radiografie e chirurgie. I prezzi possono salire anche al di sopra dei mille euro. Molti animali sono considerati dei veri e propri membri della famiglia, con padroni disposti a sacrificarsi economicamente pur di salvare loro la vita», commenta Fabio Fattori della clinica veterinaria di Treviso. Buona parte dei proprietari che si rivolgono ai centri veterinari specializzati, con tanto di pronto soccorso e lungo degenza, è anche disposta a spendere per l’alimentazione, nonché per accessori e suppellettili, più vezzo che utilità, dai collarini con strass ai cappottini griffati. Un business che mette in evidenza come si sia sviluppata negli ultimi anni una sensibilità sempre maggiore verso i nostri compagni a quattro zampe, come spiega Ernesto Schievenin dell’ospedale veterinario di Conegliano: «Attualmente cani e gatti sono più o meno alla pari come numero di degenze. La crisi ci fa forse registrare un lieve calo di presenze, ma consideriamo anche che stiamo parlando di una struttura specialistica, la nostra prospettiva e la nostra clientela è diversa da quella di un ambulatorio veterinario». Indubbiamente la medicina veterinaria ha fatto enormi passi in avanti negli ultimi anni, in quest’ottica un significativo contributo è stato dato dall’attivazione della banca trevigiana del sangue canino che garantisce oggi il fabbisogno di una quarantina di cliniche del territorio trevigiano migliorandone il servizio e l’efficienza. «Un’operazione meritoria e fondamentale per il buon funzionamento della nostra struttura», è il commento di Stefano Pastrolin, direttore sanitario dell’ospedale San Francesco di Paese. «Un tempo ci si arrangiava con una banca nostra, interna».
C’è la crisi, i vaccini si fanno a rate
La crisi ha inciso sulle “stranezze”, si vedono sempre meno animali non convenzionali quali rettili ed esemplari tropicali; “in via di estinzione” anche gli amatori di specie davvero strane come i “ragnetti d’acqua” e i millepiedi. Nonostante tutto però sono davvero in pochi a rinunciare ai più tradizionali cane e gatto, seguiti da volatili e roditori. «Il senso civico e l’amore per gli animali è aumentato. Il randagismo nelle nostre zone non esiste più e le stesse adozioni dal canile pubblico aumentano costantemente», commenta Guido Darsiè, veterinario trevigiano di San Liberale. Negli ambulatori veterinari vengono gestite numerose patologie, spiega Darsiè: «Come per gli umani è aumentata la speranza media di vita anche nei cani, siamo passati dai 7-8 anni ai 15-16 anni con un incremento significativo di tutte quelle malattie legate all’anzianità». Tra i problemi “geriatrici” più frequenti ci sono le disfunzioni renali e cardiache, e accanto a queste sono in crescita anche le problematiche legate alle razze delicate e di “moda”, una volta erano i Dalmata, i maculati protagonisti della “Carica dei 101”, oggi sono i Jack Russel e le razze “da borsetta” come i Chiwawa. Se la medicina specialistica risente meno della crisi economica, è invece nella profilassi di routine che gli effetti si fanno sentire maggiormente: «Registriamo un calo nel rispetto dei programmi vaccinali, la tendenza è magari a posticipare la profilassi e la prevenzione, di tirarla un po’ più per le lunghe, di aspettare qualche mese in più rispetto alle tempistiche prestabilite dei richiami», continua Darsiè, «in alcuni casi capita anche che qualcuno chieda di pagare a “rate”: dieci, magari venti euro al mese, per estinguere le spese veterinarie. E non parliamo di cifre importanti, basti pensare che una vaccinazione e una prevenzione per la filaria costano in un cane di taglia media intorno ai cento euro l’anno. Spesso a farci queste richieste sono nostri clienti storici, naturalmente veniamo loro incontro, ma questo è un chiaro segnale della difficile situazione che stiamo vivendo».
La Tribuna di Treviso – 26 marzo 2013