Si è riunito il tavolo di crisi sulla sicurezza alimentare della Regione Puglia presieduto dal direttore del Dipartimento Politiche della salute e benessere sociale Giancarlo Ruscitti. Al termine della riunione si è convenuto che “allo stato attuale non c’è nessuna emergenza Seu in Puglia”.
Alla riunione, convocata dal presidente della Regione Michele Emiliano, hanno partecipato rappresentanti della Asl Bari, del Policlinico, dell’Arpa Puglia, dell’Istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata, dell’osservatorio epidemiologico e dei Nas.
Attualmente, come confermato nel corso della riunione, ci sono due casi confermati di sindrome emolitica uremica (di cui un caso è relativo alla bambina deceduta) e un caso sospetto con sintomi molto lievi, entrambi ricoverati all’Ospedale Giovanni XXIII di Bari.
I casi arrivano dalla città di Altamura. “Probabilmente – spiega la Regione in una nota diramata al termine della riunione del Tavolo di crisi – la contaminazione deriva dall’uso non corretto di latte crudo che non può essere assolutamente utilizzato per l’alimentazione umana se non previo trattamento termico. Pertanto la Regione Puglia, tramite i suoi organi competenti, la Asl di Bari, l’istituto zooprofilattico di Puglia e Basilicata e l’Arpa, sta monitorando la situazione che in questo momento non desta preoccupazione”.
La Asl di Bari ha comunque preallertato i pronto soccorsi “in modo che vi sia un’attenzione particolare su casi anche lievi di gastroenterite emorragica in tutte le classi di età per monitorare l’insorgenza di eventuali nuovi casi e trattarli precocemente”.
Alla popolazione la Regione ricorda che “tutti gli alimenti vanno consumati previa adeguata cottura per ciascuna categoria, evitando di somministrare prodotti crudi in specie ai bambini in età pediatrica”.
Bari. Muore a 16 mesi per Seu. Grave un altro bimbo. Ministero chiede interventi per la salute pubblica. Complicanza di infezione intestinale batterica trasmessa per via alimentare
Il ministero della Salute e i carabinieri del Nas hanno avviato gli accertamenti per la morte della bambina di 16 mesi di Altamura deceduta al Giovanni XXIII di Bari a seguito di una grave infezione intestinale. Il ministero ha chiesto alle autorità sanitarie pugliesi di intervenire per identificare le cause responsabili della Seu, sindrome emolitico-uremica, e disporre i provvedimenti a tutela dell’igiene e della salute pubblica. A comunicarlo è una nota del ministero della Salute.
Quello della bimba non sarebbe, infatti, un caso isolato. Secondo quanto si apprende dall’agenzia di stampa Adnkronos, infatti, un altro bimbo di un anno e mezzo, sempre di Altamura, sarebbe ricoverato con la stessa malattia nello stesso ospedale. Le sue condizioni sarebbero gravi ma stazionarie. Secondo notizie non confermate, ci sarebbero altri due casi.
COSA E’ LA SEU
Come spiega l’Istituto Superiore della Sanità (Iss) attraverso il suo sito internet, la sindrome emolitico-uremica (Seu) è una malattia rara che si osserva soprattutto negli anziani e nei bambini, in particolare nei primi anni di vita. È caratterizzata dalla comparsa di tre sintomi tipici: anemia emolitica microangiopatica, piastrinopenia (ridotto numero di piastrine) e insufficienza renale acuta a causa della quale molto spesso è necessario ricorrere alla dialisi. Nei bambini la Seu può avere un decorso grave fino ad essere, talvolta, mortale.
Nell’80-90% dei casi la Seu è una complicanza di un’infezione intestinale batterica, sostenuta da ceppi di Escherichia coli produttori di una potente tossina detta vero-citotossina o Shiga-tossina (Vtec), e trasmessa per via alimentare o oro-fecale. Generalmente i casi di Seu si presentano in forma sporadica. Focolai epidemici possono manifestarsi sia in ambito familiare che in comunità (asili nido, scuole, ecc) e sono riconducibili all’esposizione a fonti comuni di infezione da Vtec.
Nelle forme tipiche, l’infezione esordisce con diarrea, spesso emorragica, vomito e intenso dolore addominale anche se nelle fasi precoci la diarrea è del tutto aspecifica e talvolta può mancare. Se l’infezione evolve verso la Seu, si manifestano i sintomi e i segni clinici riconducibili all’insufficienza renale (oliguria, anuria), all’anemia acuta e alla trombocitopenia. Nei casi più gravi possono comparire manifestazioni di carattere neurologico come confusione, obnubilamento sensorio e convulsioni.
La diagnosi di Seu si basa sulla sintomatologia clinica, sulla valutazione dei parametri ematologici e di funzionalità renale. Anche se non compaiono i sintomi precoci riconducibili a una enterite, in presenza dei sintomi tipici della Seu va sempre sospettata l’infezione da Vtec, diagnosticabile attraverso metodiche speciali, non eseguite di routine dai laboratori microbiologici ospedalieri. In fase acuta, i test rilevano la tossina circolante o per isolamento da coprocoltura. Più tardivamente si può ricorrere alla diagnosi sierologica basata sul rilevamento di anticorpi sierogruppo-specifici.
Il decorso della Seu può essere assai rapido e pertanto è molto importante intervenire tempestivamente ricorrendo a centri ospedalieri specializzati, in grado di fornire un’adeguata terapia. Durante la fase di insufficienza renale è infatti indispensabile il ricovero presso un centro specializzato in nefrologia che possa garantire la dialisi e la plasmaferesi.
L’Iss evidenzia che la terapia antibiotica non è necessaria e può perfino risultare dannosa poiché potrebbe favorire, da parte dei Vtec, la liberazione intestinale e l’azione sistemica della tossina. E’ invece opportuno monitorare la funzione renale dei pazienti con sospetta infezione intestinale da Vtec poiché a rischio di sviluppare la Seu.
La chiave per la prevenzione della Seu è evitare l’esposizione alle possibili fonti di infezione da Vtec. Come per le altre infezioni trasmesse da alimenti o per via orofecale è quindi necessario:
• evitare il consumo di carne poco cotta, specialmente se macinata, e di latte non pastorizzato o suoi derivati (ad esempio, formaggi freschi da latte non pastorizzato).
• evitare in cucina la contaminazione di alimenti pronti per il consumo (come insalate, ecc) con carne cruda, per esempio usando lo stesso coltello o lo stesso tagliere
• evitare il contatto con le feci dei ruminanti e con acque e suolo contaminati da queste.
• come per altre infezioni intestinali, è opportuno allontanare le persone con diarrea, soprattutto bambini, dalla comunità fino a risoluzione dell’episodio. Qualora si abbia un caso di infezione intestinale da VTEC, soprattutto se si tratta di un bambino, sia il paziente che i suoi familiari devono osservare attente norme igieniche.
• Le normali operazioni di pulizia ambientale e di igiene personale (il lavaggio delle mani) sono sufficienti a evitare la diffusione dell’infezione.
Quotidiano sanità – 5 giugno 2017