Due anni e mezzo di reclusione. Quasi il doppio di quanto aveva chiesto il pubblico ministero. Il giudice Cristina Angeletti ha messo il primo punto nel processo contro il macellaio cinese proprietario del casolare di via Sant’Agostino a Mena di Castagnaro, chiuso da un blitz della polizia provinciale e Asl 21 nel 2011.
Un vero e proprio «lager per gli animali». Gli inquirenti avevano scoperto centinaia di animali (oltre 600) allevati in condizioni igienico sanitarie aberranti, in mezzo a rifiuti, interiora, eternit e sporcizia di ogni genere. Lì, in un appezzamento di terra recintato, nascosto dalla strada dalla vegetazione, le bestie pascolavano e vivevano. Quando erano pronte, venivano macellate a colpi di mannaia e di coltello e quindi rivendute. Un mese fa in aula aveva testimoniato una veterinaria dell’Ulss 21, che aveva dipinto uno scenario inquietante, con diverse specie di animali (ovini, caprini, volatili, ma anche cani e persino daini) denutriti e spesso malati. E che camminavano in mezzo alle carcasse degli esemplari morti. Le tecniche di macellazione praticate dal cinese e dalla moglie erano raccapriccianti. Gli animali venivano prima legati e poi uccisi a colpi di mannaia, poi spennati ed eviscerati in una baracca vicino all’abitazione, oppure nel campo attiguo, in totale mancanza di igiene. La carcasse venivano poi messe in casse per essere consegnate ai clienti, probabilmente in un vasto raggio tra il veronese e il rodigino, considerata la quantità di bestiame e di vo latili presenti. L’imputato non si è mai presentato alle udienze: oltre alla condanna a due anni e mezzo per maltrattamenti e macellazione abusiva, dovrà pagare le spese processuali.
L’Arena – 16 aprile 2015