Nella rianimazione del San Bassiano ma l´Ulss 3 rassicura. Si torna a parlare di Klebsiella, dopo le novità della settimana scorsa sul piano giudiziario, con la decisione della magistratura di indagare due medici per la morte di tre pazienti.
È tornata infatti a diffondersi nel Bassanese la voce di una possibile presenza di pazienti con Klebsiella nel reparto di rianimazione del San Bassiano. Voce confermata dall´Ulss che però rassicura la popolazione. Con una nota, il direttore generale Fernando Antonio Compostella ricorda che il batterio Klebsiella Pneumoniae è presente nella vita di tutti noi, che lo ospitiamo in bocca, nell´intestino e sulla pelle.
«In seguito alla nota individuazione del ceppo cosiddetto “padovano” del batterio e cioè a una selezione particolarmente resistente del germe classificata per la prima volta in pazienti provenienti da un ricovero nelle cliniche universitarie – dichiara Compostella – abbiamo innalzato i controlli all´atto del ricovero. Ciò porta all´identificazione di un maggior numero di persone che, senza alcun sintomo, convivono con una colonizzazione batterica che non crea alcun disturbo. Sono molto rari i casi di malattia, quelli cioè in cui il germe non convive pacificamente con il suo portatore e scatena un´infezione legata alle sue particolari e già precarie condizioni di salute».
Il batterio, come spiega l´Ulss, si trasferisce attraverso dei cosiddetti “veicoli”. Non esiste insomma un contagio da persona “portatrice” a “persona sana” e l´azione negli ambienti ospedalieri è essenzialmente mirata ad eliminare comportamenti e cose che possano fungere da veicolo per il trasferimento del germe dal soggetto colonizzato o ammalato verso altre persone.
«Nella scorsa settimana – prosegue il direttore generale – fino a venerdì sono state presenti in Rianimazione, per motivi assolutamente indipendenti tra loro e dal batterio in questione, due persone risultate poi positive al tampone di controllo per la ricerca della Klebsiella. Una delle due è già uscita dalla rianimazione e sta continuando la degenza in un normale reparto di ricovero, curata con antibiotici adatti e assistita con tutte le misure igieniche necessarie per evitare possibili contagio. Nel reparto di terapia intensiva rimane perciò un solo paziente positivo».
«Ricordiamo inoltre – conclude Compostella – che la Klebsiella viene sempre più spesso riscontrata in soggetti che non hanno mai avuto alcun contatto con l´ospedale. Questo agente patogeno esisteva in passato, esiste oggi e continuerà ad esistere. L´azienda sanitaria assicura la massima attenzione per mantenere sotto controllo l´ambiente di cura».
Il Giornale di Vicenza – 4 aprile 2013