Il temibile batterio listeria colpisce ancora. Questa volta in Danimarca, dove 12 persone sono morte negli ultimi mesi per listeriosi dopo aver consumato alcuni alimenti venduti da un piccolo produttore di carne locale. A dare l’allarme è l’Agenzia di sicurezza alimentare nazionale. “L’azienda è stata chiusa e tutti i suoi prodotti sono stati ritirati”, ha assicurato in un comunicato il ministero danese dell’Alimentazione, Agricoltura e Pesca.
Già nel mese di giugno le autorità sanitarie danesi aveva segnalato diversi casi di listeria, ma solo ieri la fonte dell’infezione è stata rivelata. Si tratta, come già accennato, di un piccolo produttore di carne della città di Hedehusene, a una trentina di chilometri da Copenaghen. Il batterio è stato trovato all’interno di un lotto di “sanguinaccio”, in danese “rullepølse”. Il primo caso di listeriosi legato al prodotto infetto si verificò nel settembre dello scorso anno. Da allora a oggi sono stati classificati altri venti casi, di cui ben 15 nel solo mese di giugno.
La listeriosi, cos’è e come si manifesta. La listeria monocytogenes è responsabile per l’appunto della listeriosi, un’infezione alimentare che può causare anche meningite, setticemia e aborti. Il batterio può sopravvivere molte settimane anche nei prodotti conservati in frigorifero in quanto trova nel freddo un ambiente adatto alla sua proliferazione. Nei siti di produzione alimentare può contaminare di continuo prodotti semilavorati e alimenti finiti. Si evita con una pulizia accurata delle superfici.
La listeriosi è più rara rispetto ad altre infezioni alimentari, come la salmonellosi, ma ha conseguenze più gravi nei soggetti a rischio ovvero: donne in gravidanza, anziani over 65 e individui con sistema immunitario compromesso da patologie (es. tumori) o terapie. In questi soggetti il consumo di alimenti con bassi livelli di listeria (10.000 batteri per grammo, limite molto superiore rispetto al tetto fissato dall’Ue, cioè 100 batteri per grammo) può provocare meningite e setticemia, con un tasso di mortalità del 20%. Disturbi che colpiscono il feto nelle donne in gravidanza, soggette anche ad aborto e parto prematuro.
Negli individui sani invece il consumo di cibi contaminati con alti livelli di listeria (oltre 1.000.000 batteri per grammo) può dar luogo solo a sintomi gastroenterici, febbre e dolori muscolari, che si possono manifestare entro due mesi dall’assunzione. Una volta indivuato il batterio nel sangue, viene curato con una terapia antibiotica. La malattia si trasmette solo ingerendo cibi contaminati. Gli alimenti più a rischio sono i cibi pronti con una vita commerciale superiore a 15 giorni (es. formaggi non stagionati, salumi a breve stagionatura, salmone affumicato, insalate pronte). Mentre negli alimenti che si consumano solo cotti (carne, pollo) non costituisce un rischio poiché le alte temperature lo inibiscono.
Repubblica.it – 13 agosto 2014