Gli impegni politici (giustificati) valgono evidentemente di più del bilancio di un’intera regione. Nonostante il fatto che il Veneto sia agli ultimi posti per celerità di approvazione del bilancio, ieri mattina, il consiglio regionale è iniziato con due ore di ritardo visto che i consiglieri dell’Italia dei Valori avevano programmato un incontro con il segretario Ignazio Messina e i colleghi del Pd avevano chiesto al presidente Clodovaldo Ruffato un permesso per concludere una riunione.
Niente di grave, in realtà. Che la settima giornata di lavori per far quadrare i conti regionali fosse destinata alla melina era prevedibile. I gruppi sono tutti in attesa del maxiemendamento finale che verrà discusso separatamente da maggioranza e minoranza martedì per arrivare in aula mercoledì. Salvo sorprese dunque il Veneto potrà contare su un documento di programmazione entro giovedì prossimo. Nella giornata di ieri comunque non sono mancati tre voti positivi. Mentre la maggior parte degli emendamenti sono stati bocciati (con anche qualche punta di tensione, visto che riguardavano il sostegno ai disoccupati, le opere idrogeologiche e il sistema ferroviario metropolitano regionale) aspettando il maxiemendamento, il parlamentino ha dato via libera a due proposte di Dario Bond (Forza Italia Veneto) e a una di Pietrangelo Pettenò (Federazione sinistra veneta) che ha chiesto un contributo straordinario di centomila euro per rendere obbligatori i controlli sulle emissioni di onde radio pericolose per la salute.
Come ogni anno, le opposizioni hanno dato battaglia su Veneto Agricoltura. Questa volta la tensione è aumentata sull’emendamento del consigliere Graziano Azzalin (Pd) che ha proposto di sopprimere le funzioni residue della partecipata regionale. «E’ stato gioco facile smascherare il bluff sulla reale volontà della maggioranza di riformare Veneto Agricoltura – dice Azzalin -. Le riorganizzazioni le fanno solo a parole». «Non abbiamo dimenticato l’anno scorso, quando la giunta Zaia stava per stanziare a Veneto Agricoltura 220 mila euro per organizzare una serie di seminari legati al bere consapevole – rincara la dose Diego Bottacin (Verso Nord) -. Questa gestione opaca, ai limiti del clientelare, dei soldi provenienti dalle tasse dei veneti deve finire. L’emendamento di Azzalin andava nella giusta direzione ma purtroppo si è scontrato contro il muro di gomma della maggioranza e della giunta, grandi riformisti durante le conferenze stampa, ma conservatori nei fatti».
Corriere del Veneto – 15 marzo 2014