Un incoraggiamento — in denaro — ai padri che decidono di rinunciare al lavoro per dedicarsi all’educazione dei figli; e un premio ulteriore se la scelta di privilegiare il ruolo di mamma e papà viene compiuta da entrambi i genitori. È un vero e proprio investimento sulla famiglia quello deciso dalla Provincia di Bolzano che ha varato un bonus dedicato a quanti usufruiranno dei congedi parentali.
L’esperimento pilota verrà finanziato grazie a una prima quota dei «vitalizi d’oro» che l’Alto Adige è riuscito a farsi restituire da un gruppo di ex amministratori pubblici. La «casta» rimborsa dunque denari che vengono spesi a vantaggio dei bambini: la favola perfetta dell’antipolitica.
Partiamo dal fondo: al termine di un serrato braccio di ferro, la Regione Trentino Alto Adige ha riottenuto 3 milioni di euro, parte di una maxi liquidazione pagata sull’unghia a 127 ex consiglieri sulla quale anche la procura di Trento sta indagando. La Provincia di Bolzano, ricevuta la parte che le spetta, ha deciso di investire sul welfare familiare.
«Ci siamo accorti — spiega Waltraud Deeg, assessore alle politiche sociali — che tante coppie, specialmente i padri, non usufruiscono dei congedi parentali previsti dai contratti. E invece i genitori dovrebbero dedicare più tempo all’educazione dei figli; in più, alle madri dovrebbe essere concessa una migliore conciliazione dei tempi del lavoro e della casa». La soluzione? Un bonus mensile, tra i 400 e i 600 euro, che vuole incoraggiare in particolare i padri a dedicare più tempo alla cura dei figli e il cui meccanismo premierà ulteriormente le famiglie dove entrambi i genitori spenderanno il congedo parentale.
Tutto è bene quel che finisce bene anche in considerazione dello scandalo da cui questo progetto scaturisce. Quattro anni fa la Regione decide di pagare in un colpo solo tutti i vitalizi agli ex consiglieri, ipotizzando una aspettativa di vita da Matusalemme. Totale: le casse pubbliche sborsano circa 90 milioni di euro ai 127 fortunati, alcuni dei quali intascano assegni tra i 500 e i 600mila euro. Scoppia lo scandalo, l’ente pubblico ricalcola i vitalizi e fa pressioni sui beneficiari perché rimborsino la parte non dovuta minacciando anche pignoramenti.
Non tutti gli interessati reagiscono allo stesso modo. Una cinquantina accettano (tra loro l’ex sindaco di Trento e attuale deputato Lorenzo Dellai, e la separatista sudtirolese Eva Klotz), altri si oppongono. Di quest’ultimo gruppo fa parte Luis Durnwalder, il più noto tra i politici altoatesini. «Ho versato contributi per 41 anni — si difende ora l’ex dominus della Svp — dunque quella pensione mi spetta; o meglio, se il criterio vale per me, allora deve valere per tutti i dipendenti pubblici. Adesso ho chiesto che l’ultima parola spetti a un magistrato: qualunque sarà la decisione, io la accetterò».
Claudio Del Frate – Il Corriere della Sera – 8 gennaio 2016