Il suo passeggino rosso sulla destra, chiuso, accanto alle poltroncine di rattan. Le biciclette con il seggiolino per portarla a spasso accanto alla porta d’ingresso. Poi gli zoccoli verdi del nonno, sparpagliati accanto alle piante. E la sua maglia a righe rosse e bianche: ridotta a brandelli e appallottolata sul vialetto di casa. Tutt’intorno: i cartellini numerati posizionati dalla Scientifica e una grande chiazza di sangue. La piccola Victoria non c’è più. È morta a 14 mesi appena: sbranata dai suoi cani.
Piove a dirotto, a Flero, nell’hinterland bresciano. In via XX Settembre, zona residenziale a pochi passi dal centro del paese, dopo cena c’è un silenzio quasi surreale. Un paio di vicini sbirciano dal marciapiede oltre la siepe. Poche parole, tanto dolore. La tragedia si consuma in un attimo, verso le 19.30. La bimba è in casa — l’ultimo appartamento di una serie di villette a schiera — con il nonno paterno (arrivato dall’Albania) quando in qualche modo, stando alla ricostruzione degli investigatori, riesce a sfuggire al suo sguardo e sgattaiolare fuori, nel piccolo cortile lastricato. Vuole giocare con i cani di famiglia, due pitbull «red noise»: li separa solo un gradino. Un gradino, prima della fine. Perché improvvisamente quegli animali che tanto ama la aggrediscono senza lasciarle via di scampo. Pochi istanti. Per salvarla e strapparla dalla furia inspiegabile dei cani non bastano le urla dei vicini, che immediatamente chiamano il 118. E nemmeno il tentativo disperato del nonno, corso fuori, di allontanarla da quella morsa fatale. Victoria muore per le ferite riportate, soprattutto alla testa. Nemmeno i carabinieri (sotto la guida nel neocomandante della compagnia di Verolanuova) riescono a varcare il cancello della villetta: per consentire agli operatori sanitari di provare (invano) a curare la piccola, i militari sono costretti a sparare e abbattere i due pitbull. Tre colpi. Ma è troppo tardi.
Arriva anche Olga, 22 anni, la mamma di Victoria, bresciana. Le sue urla strazianti risvegliano l’attenzione dei residenti, già preoccupati per le sirene delle ambulanze arrivate nella via. Si sente male, e anche lei viene trasportata in ospedale. Così come il suocero, 63 anni, sotto choc, che a sua volta riporta ferite (non gravi) da morso. Egi, il padre della bambina, si trova in Germania, dove si è trasferito per lavoro dopo averlo perso qui in Italia.
I vicini scuotono la testa, mentre carabinieri e tecnici Ats Prelevano le carcasse dei cani. «Solo il padre della piccola riusciva a gestirli, erano pericolosi» sussurra qualcuno, raccontando che già in passato i due pitbull avrebbero aggredito cani del quartiere.
Ancora non è chiaro cosa abbia scatenato il loro raptus. Certo è che la Procura di Brescia ha aperto un fascicolo sulla vicenda: al vaglio del sostituto Roberta Panico anche la posizione del nonno, per l’omessa custodia della nipotina. Di lei, adesso, resta un passeggino rosso, chiuso. Il seggiolino agganciato alla bici della mamma. E un ricordo lacerante.
Mara Rodella – IL Corriere della Sera – 18 settembre 2017