Parte lo sciopero bianco dei medici di famiglia che protestano contro la politica sanitaria della Regione Veneto. In un’assemblea intersindacale che si è svolta a Padova e alla quale erano presenti anche molti medici veronesi, è stata decisa questa forma di agitazione per il mancato potenziamento delle strutture territoriali previsto dall’ultimo piano sociosanitario del Veneto. Una delle proteste sarà il blocco della ricetta dematerializzata che inizierà domani, martedì: i dati raccolti dai medici non andranno così all’Ulss. In una nota diffusa ai colleghi, il segretario provinciale della Fimmg Guglielmo Frapporti scrive «come previsto la Direzione Aziendale (Ulss 9-ndr) ha mandato una lettera intimidatoria per dissuaderci dal blocco della ricetta dematerializzata. Non è un segno di forza, è un segno di debolezza. Hanno più timore del blocco della dematerializzata che della chiusura degli studi. Le minacce che contiene la lettera, argomentate “in punto di diritto”, sono inconsistenti secondo i nostri avvocati, e non applicabili perchè nell’Acn non ci sono criteri che definiscano il limite minimo di ricette dematerializzate oltre il quale siamo sanzionabili». E poi aggiunge: «È il momento di passare all’azione, senza timori. Se ciascuno di noi da il suo personale, piccolo, contributo alla protesta esprimiamo una forza che costringerà la regione a riprendere il confronto. Ciascun iscritto è invitato a: esporre in sala d’attesa il cartello in arrivo per posta in questi giorni, mettendolo bene in evidenza; aderire al blocco della dematerializzata nei giorni 19-20 e 26-27 settembre e alle azioni previste nei mesi successivi. Stiamo organizzando iniziative nel settore dei social e sui media per coinvolgere i nostri pazienti e i sindaci per una presa di coscienza che la nostra protesta non è uno sciopero per rivendicazioni di categoria, ma è davvero nell’interesse dei cittadini, oltre che del nostro ruolo nel Sistema sanitario regionale». I medici di famiglia chiedono il rispetto del piano regionale e vogliono difendere la loro autonomia (medicine di gruppo, studi associati e così via) e non diventare dipendenti della Regione. Altre sospensioni sono previste in novembre. Di fronte allo sciopero dei medici di base, l’assessore regionale Luca Coletto ribatte: «Ciò che i medici di medicina generale del Veneto dovrebbero capire è che sulle strategie di rafforzamento della sanità territoriale parliamo esattamente la stessa lingua, cosa che non mi pare faccia la Fimmg nazionale, spesso schierata con il Governo dei tagli, a cominciare dal silenzio sul decreto nazionale 70 che impose il taglio dei posti letto senza nulla prevedere per la sanità territoriale». «Ciò che dovrebbero ammettere, dopo aver denunciato ritardi dei quali la Regione sarebbe responsabile», aggiunge Coletto, «è che anche quest’anno il Governo nazionale ha tagliato 160 milioni alla sanità veneta (gli ultimi di una lunga serie in atto da cinque anni) e che non esiste macchina al mondo che possa fare più strada di quello che gli consente la benzina che c’è nel serbatoio. Detto questo, garantisco che continueremo a investire tutto il possibile sulle medicine di gruppo e sugli ospedali di comunità: tutto quello che ci consente la realtà dei fatti, che il Governo nazionale ha stravolto ben dopo l’approvazione del Piano Sociosanitario del Veneto del 2012, non rispettando il patto nazionale per la salute, nè nei contenuti nè negli impegni finanziari». «Tutto quello che è stato fatto per la medicina territoriale – incalza l’assessore – lo ha fatto la Regione per sue scelte, per tradurre in fatti il nostro Piano e per sostenere uno dei cardini della sanità come la medicina di base».
L’ARENA DI VERONA – Lunedì, 18 settembre 2017