Giro di vite su kebab e take away tanto per cominciare. Poi, voce in capitolo sui permessi di soggiorno ai venditori abusivi e infine, regole di «buona creanza» per il traffico acqueo con orari e percorsi dedicati e rii a mobilità scorrevole liberati da stazi, taxi, e posti barca. Su decoro e sicurezza il sindaco Luigi Brugnaro e la giunta hanno un pacchetto di misure sul tavolo che vagliano una ad una per calcolare l’effetto d’insieme e poi iniziare la concertazione con le relative categorie. La prima mossa non prevede troppe trattative perché colpisce i somministratori di cibo di asporto, panini, patatine, pizze e kebab, artigiani il cui pregio non è particolarmente apprezzato in città e la propone sotto forma di mozione la maggioranza fucsia. Firmata da Paolo Pellegrini, e dagli altri consiglieri Francesca Rogliani, Maurizio Crovato, Chiara Visentin, Giorgia Pea, Ciro Cotena e Alessio De Rossi, (ma l’auspicio è che diventi un provvedimento bipartisan coinvolgendo anche l’opposizione) chiede alla giunta di continuare l’attività di tutela della città patrimonio Unesco sottoponendo al consiglio comunale una delibera che colga al balzo la palla lanciata dal decreto Calenda lo scorso novembre e individui zone di pregio storico, archeologico, monumentale, artistico o paesaggistico «in cui sarà vietato o subordinato ad autorizzazione l’esercizio di una o più attività di cui al decreto». Vale a dire i take away che, dice Pellegrini, abbassano la qualità dell’offerta, «incidono negativamente sul decoro urbano» e aumentano la quantità di rifiuti prodotti. Il decreto vale per le nuove aperture. «Ma secondo me, anche sulle vecchie. Su questo approfondiremo», precisa il primo firmatario. Se l’interpretazione retroattiva fosse accolta, sarebbero in bilico 120 attività che somministrano cibo da asporto tra Venezia, Mestre e isole, come dicono i numeri delle attività. Una friggitoria, nove gastronomie, due kebab, venti di pizza e kebab, sembra strano ma di paninoteca ce n’è solo una, 53 attività di pizza al taglio da asporto, trenta di ristorazione senza somministrazione e altri quatto a vario titolo (il recente monomarca che vende patatine, ad esempio). Che si sommano alle centinaia di bar sparsi in tutto il territorio, non messi in discussione. La tutela delle zone di pregio non può stabilirla il Comune, deve essere una conferenza di servizi con Regione, e sentita la Soprintendenza, ad emanare i provvedimenti. La Regione finora non ha trovato modo di elaborare un intesa con Ca’ Farsetti, la mozione invoglia i due enti. «Cominciamo con i take away, poi potremo continuare con i negozi di maschere e cineserie», annuncia Pellegrini. Il fronte cibo di strada e cianfrusaglie è articolato tanto quello del traffico acqueo, per il quale il sindaco Brugnaro ha annunciato «regole di comportamento» a breve.
La giunta ne sta vagliando diverse. Si va dai vincoli orari (ad esempio orari della raccolta dei rifiuti diversi da quelli attuali o il divieto di serenate fino ad una certa ora), alla creazione di rii a navigazione scorrevole liberati da posti barca, taxi e stazi ( rii di Cannaregio, Noale e Santa Giustina, con relativo trasferimento dei natanti in darsena) dove l’assenza di manovre limiterebbe il moto ondoso e agevolerebbe la circolazione, fino alla creazione di un percorso di rii blu dedicati alle serenate e a nuove regole sui pontili di carico e scarico delle merci. L’altra stretta su decoro e sicurezza che riguarda i venditori abusivi stranieri. «Una delle ipotesi è segnalare alla Questura la reiterazione dell’illecito amministrativo che causa insicurezza sul territorio e problemi di ordine pubblico — spiega l’assessore alla Sicurezza Giorgio D’Este —. Inutile comminare sanzioni e fogli di allontanamento a queste persone, meglio dire che sono soggetti non graditi per evitare il rinnovo del p ermesso».
Monica Zicchiero – Il Corriere del Veneto – 14 marzo 2017