È corsa contro il tempo per la manovra-ter. Per Monti le insidie della delega assistenziale nascoste nelle misure di agosto: senza il varo delle misure scatteranno i tagli lineari.
Legge sui patrimoni, si pensa a una soglia di 1 o 1,5 miliardi di euro. Spesa per interessi e sovrastima del gettito da evasione fiscale le altre due emergenze
ROMA – Scatta la corsa contro il tempo per la manovra-ter del governo Monti: la caccia è aperta a 30 miliardi in due anni, circa 15 per il 2012 (un punto di Pil). La cifra “ballerina” è quella dovuta alla caduta del Pil nel prossimo anno: Tremonti contava su uno 0,6 per cento nel 2012, la Commissione dice solo 0,1 per cento e ciò significa che il deficit-Pil sarà del 2,3 e non dell’1,6 previsto.
Circa 11 miliardi in più, a meno che l’Europa non accetti il principio che, nel ridurre il deficit, non si debba tenere conto degli effetti del ciclo economico negativo e dunque si possa usare una mano più morbida. In questo caso nel 2013 non si raggiungerebbe il pareggio di bilancio e basterebbero dunque 30 miliardi, invece di 40.
Le bombe ad orologeria nascoste nella manovra di agosto, nonostante il possibile “abbuono” per la recessione, rischiano di esplodere sulla strada del nuovo esecutivo di tecnici. La prima si chiama delega assistenziale e fiscale: dovrebbe dare circa un terzo dei 54,2 miliardi della manovra di agosto (a regime, nel 2013).
Tuttavia se la complicata riforma (che prevede tagli assai dolorosi e spesso impraticabili all’assistenza Inps e il riordino dei 720 sconti fiscali del nostro ordinamento) non sarà varata entro fine anno, dal settembre del 2012 scatteranno tagli lineari alle agevolazioni fiscali (5 per cento nel 2012 e del 20 per cento dal 2013). Anche questa seconda eventualità sarebbe insostenibile: nei 20 miliardi vengono calcolate
infatti anche le detrazioni per lavoro dipendente-pensioni e i carichi familiari. Come sembra convinto il governo e come ha sottolineato ieri la Uil si tratta di detrazioni che “garantiscono principi di rilevanza costituzionale”.
Il problema è che queste risorse sono già in bilancio dal 2012 (4 miliardi) e i sostituti d’imposta dal 1° gennaio dovranno già ragionare in base ad un taglio di detrazioni e carichi del 5 per cento, magari riservandosi un conguaglio-stangata a fine anno. Le altre due questioni, che portano all’incirca le risorse necessarie a quota 30 miliardi in due anni, sono la spesa per interessi (circa 5 miliardi) e la sovrastima del gettito da evasione fiscale (cifrata in 10 miliardi, di cui recuperabili non più di 5).
Per questo motivo si accelera. Cresce la pressione per l’introduzione di una mini patrimoniale sui beni e valori a partire da 1 a 1,5 milioni: ieri l’hanno chiesta a Monti Pdl-Pd e Terzo Polo. Una mossa che ha molte possibilità di entrare nel menù per evitare il fuoco di sbarramento di Cgil e Cisl che dicono sì all’Ici ma solo dopo la patrimoniale.
Sull’Ici prima casa comunque ieri è tornata Bankitalia dando il suo semaforo verde con il direttore generale Saccomanni. Nelle prime simulazioni spiccano: Super Imu-Ici con rivalutazione delle rendite (9 miliardi), Iva (8,4 miliardi), aumento delle accise (2-3 miliardi). Oltre ai tagli: si va dal patto per la salute, ad un nuovo intervento su enti locali e Regioni, alle contributivo pro rata sulle pensioni (2-3 miliardi), all’anticipo dei costi standard per Comuni e Province (2-3 miliardi), all’accorpamento delle sedi periferiche dello Stato (1,2 miliardi).
(23 novembre 2011) – repubblica.it