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Caldo record sulle Alpi. E nel lago arrivano le meduse. Aosta, raro fenomeno: gli stessi animali segnalati anche nelle acque di Lugano. Ma è nel mare la vera invasione

Meduse nei laghi alpini come effetto delle alte temperature di questa estate. Il rarissimo avvistamento, mai però registrato in quella zona, è stato segnalato in Valle d’Aosta, nel lago da cava del Golf Les Iles di Brissogne, a poca distanza da Aosta. Ad imbattersi per caso in una colonia di centinaia di Craspedacusta sowerbyi è stato un gruppo di sub che non hanno potuto scattare foto.

Tornati dopo due giorni, i sub sono riusciti a immortalare gli animali, il cui numero nel frattempo si era fortemente ridotto, probabilmente a causa della diminuzione della temperatura dell’acqua. Si tratta di piccole meduse di acqua dolce innocue per l’uomo, dalle dimensioni pari a una moneta da un euro. Una specie, che è stata rinvenuta sinora in pochissime località italiane e che compare occasionalmente in acque prive di inquinamento e in presenza di alte temperature estive: un altro avvistamento si è verificato proprio in questi giorni nel lago di Lugano. L’animale, planctonico, potrebbe essere stato trasportato a Brissogne quando ancora si trovava nel suo minuscolo stadio primordiale attraverso grumi di fango attaccati alle zampe di uccelli acquatici. Prima di diventare vere e proprie meduse questi animali hanno la capacità di attendere decenni, sino al verificarsi delle condizioni ottimali necessarie alla loro trasformazione definitiva: l’occasione si è presentata quest’anno. Una meraviglia della Natura.

MA È NEL MARE LA VERA INVASIONE

Ferdinando Boero. Le avevamo segnalate a luglio in una lanca del Po, e ora le meduse sono apparse in Val d’Aosta, nel Lago di Brissogne. E tutti si sorprendono. Craspedacusta sowerbii compare all’improvviso. Poi scompare, per ricomparire da qualche altra parte. Il suo ciclo biologico comprende stadi di resistenza che sopravvivono quando i corsi d’acqua e gli stagni si prosciugano, e che possono essere trasportati dagli uccelli, nel fango che rimane sulle zampe. Niente di strano, quindi. E niente di allarmante. Come consigliai per le meduse del Po, anche in questo caso consiglio di andare a vedere lo spettacolo in Val d’Aosta. In questi giorni le meduse si presentano abbondanti anche in mare. E’ facile imbattersi, infatti, in tutti i mari italiani, in Cotylorhiza tuberculata. Una bellissima medusa gialla. Vista da sopra sembra un uovo fritto mentre vista da sotto sembra un mazzolino di fiori. Sotto di lei navigano spesso dei piccoli pesci che trovano rifugio e che … se la mangiano.

Con la campagna di scienza dei cittadini Meteomeduse (andate a guardare il sito e scaricate la app) stiamo ricevendo segnalazioni di Cotylorhiza da tutte le coste italiane. E’ frequente anche il polmone di mare: Rhizostoma, una delle più grandi meduse del Mediterraneo. Da qualche anno, in molti posti d’Europa, dall’Inghilterra al Mediterraneo, Rhizostoma forma popolazioni stabili. Ce ne sono in Sardegna, e nel Golfo di Taranto, nell’Area Marina Protetta di Torre del Cerrano, in Molise. Rhizostoma non ha lunghi tentacoli e, con un po’ di attenzione, si può guardare senza problemi. Raggiunge il mezzo metro di diametro. Nuotare fianco a fianco a una moltitudine di questi bestioni ci fa tornare indietro nel tempo, a quando il mare era pieno di vita. Le meduse dovrebbero far parte del plancton: gli organismi che sono trasportati dalle correnti e che non sono in grado di contrastarne il movimento. Invece il polmone di mare riesce ad andare dove vuole, in barba alle correnti, comportandosi più da pesce che da medusa. Sarebbe interessante fare la mappa dei banchi stabili di questa medusa. Anche se sono bellissime, e spesso possono essere osservate senza problemi eccessivi (ma se vedete tentacoli lunghi, uscite dall’acqua.)… è meglio non toccare le meduse. Ci vuole rispetto, per tutti gli esseri. E meraviglia.

Anche se l’ho scritto molte volte, mi aspetto la solita domanda: perché ci sono così tante meduse? Le cause sono molteplici. Abbiamo tolto i pesci, con la pesca industriale, e la natura non ama il vuoto. Via i pesci… arrivano le meduse. Inoltre, con il riscaldamento globale, stiamo favorendo la riproduzione di quelle che amano il caldo. Oltre alle nostre, arrivano anche quelle tropicali. Dal canale di Suez, da poco raddoppiato. Pesca eccessiva e riscaldamento sono cause globali, poi ci sono quelle locali. Ed è in base alle cause locali che abbiamo una specie di medusa piuttosto che un’altra. Fino a una ventina di anni fa le meduse erano qualcosa di strano ed episodico, ma oramai sono diventate una costante. Ci avvertono in modo pungente che abbiamo esagerato a sfruttare l’ambiente. Ma sono anche bellissime.

La Stampa – 9 settembre 2015 

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