Benevento. La partita di carne infetta sarebbe arrivata in Italia dall’Olanda, destinazione finale alcune rivendite della provincia di Lecce, ma tra Benevento e Avellino si sarebbero perse le tracce di un ampio volume di quel carico di prodotti bovini. E ora il timore – oltre che il rischio – è che una consistente porzione di quel prodotto possa finire, incontrollato, nelle rivendite della zona e, peggio ancora, sulle tavole dei sanniti.
L’allerta sanitario è stato lanciato dalla magistratura salentina: ci sarebbe infatti la presenza del batterio e.coli, molto pericoloso nelle carni bovine non disossate refrigerate e imballate sotto vuoto, contenuto nella partita di carne sfuggita ai controlli e proveniente dai Paesi Bassi. Gli inquirenti sospettano, infatti, che il trasporto su gomma del carico alimentare, lungo l’arteria meridionale dell’Autostrada, possa essere stato «spacchettato» tre le province di Avellino, Benevento e Napoli. Proprio nel Napoletano, nei mesi scorsi, le forze dell’ordine hanno scoperto un vasto giro di prodotti alimentari contraffatti e adulterati immessi sul mercato e finiti, in parte, anche sugli scaffali di alcuni discount.
A lanciare il primo allarme è stato due settimane fa il Rasff, il sistema di allerta rapido comunitario. Secondo quanto risulta agli atti della Commissione europea, l’organismo ha segnalato il riscontro di elevato contenuto di Escherichia coli, ceppo altamente patogeno, nelle carni fresche con ossa della specie bovina, refrigerate e imballate sotto vuoto, provenienti dai Paesi Bassi, prodotte il 10 aprile 2014 e destinate al mercato italiano. In Italia ne è stato disposto subito il ritiro e avviata una campagna di richiamo avvisando i consumatori attraverso un allerta direttamente sul sito internet. Ma – ed è questo il caso al centro dell’indagine – una parte di tali prodotti si pensa possa essere sfuggita ai controlli, finita nelle mani di organizzazioni criminali e «riciclata» sul mercato locale con rischi altissimi per la salute e la sicurezza alimentare.
L’Escherichia coli è in grado di produrre una tossina denominata Shiga, considerata una specie particolarmente virulenta che può provocare disturbi anche una settimana dopo il consumo come diarrea, dolori addominali e vomito, con o senza febbre, con rari casi (siamo in una forbice del 5-8%) di complicazioni renali gravi, soprattutto nei bambini. Le autorità sanitarie consigliano alle persone che presentino tali sintomi di intossicazione, di consultare subito un medico o di recarsi nel più vicino ospedale. Questo potrebbe anche consentire di imprimere un impulso agli accertamenti dell’autorità giudiziaria e accelerare l’inchiesta al fine di recuperare i quantitativi di carne infetta.
Il Mattino – 16 maggio 2014