Slitta la riforma del Catasto. Troppo alto il rischio che le nuove norme provochino un aumento delle tasse sulla casa, così il premier Matteo Renzi ha deciso di togliere il relativo decreto dall’ordine del giorno del Consiglio dei ministri di oggi.
Il rinvio era nell’aria: nella delega è previsto che la revisione delle rendite catastali, da qui a cinque anni, quando andrà a regime, deve garantire l’invarianza del gettito. Questo vuol dire che qualcuno, in base all’aggiornamento delle rendite, potrà pagare più tasse e qualcun altro ne pagherà meno. Un sofisma troppo difficile da spiegare in un clima di tensione politica in cui ogni pretesto è buono per attaccare il governo. Il segnale lo ha dato ieri il presidente della Commissione Finanze della Camera, Daniele Capezzone (FI) quando ha denunciato le «stime terrificanti (anche in sede governativa) in termini di aumenti di gettito» che la riforma comporterebbe, arrivando a dire che si tratterebbe di «un errore politico devastante». Una chiara presa di distanza da un testo che attua una delega finora condivisa punto per punto e votata all’unanimità. Anche il Pd ieri si è fatto sentire con Giacomo Portas, presidente della commissione di Vigilanza dell’Anagrafe tributaria, che ha avvertito di non usare la casa come «un limone da spremere», puntando anzi a ridurre il carico fiscale sul ceto medio-basso.
Intanto il governo attende per oggi la sentenza della Consulta sul blocco dei contratti del pubblico impiego: nel caso la Corte lo bocciasse, richiedendo il rimborso dei lavoratori, il governo dovrebbe sborsare cifre importanti che, secondo i calcoli dell’Avvocatura, potrebbero arrivare a 35 miliardi se si partisse dal 2010.
Tornando ai decreti fiscali, questi riguardano riordino delle sanzioni penali e amministrative, semplificazione, contenzioso, evasione e erosione, interpello, e la più ampia riforma delle agenzie fiscali, che cercherà di risolvere il problema dei dirigenti retrocessi dalla Consulta a funzionari, prevedendo un concorso pubblico. Potrebbe arrivare all’esame del consiglio anche una prima tranche delle misure per il settore bancario sul recupero dei crediti, mentre slitta con l’inserimento nella legge di Stabilità la normativa sulla deducibilità delle perdite. A questi decreti bisogna aggiungerne uno che prorogherà di un anno gli incarichi dei magistrati di 71 e 72 anni che in base alle nuove leggi dovrebbero andare in pensione nel 2015. Per evitare che gli uffici rimangano sguarniti, potranno rimanere fino al 31 dicembre 2016.
Tra i decreti fiscali, sembra pronto per l’approvazione quello sulle sanzioni penali: salta per le frodi fiscali la famigerata soglia del 3% di impunibilità che aveva sollevato polemiche quando fu presentata, perché letta come norma salva-Berlusconi. Per gli altri reati, come la dichiarazione infedele, il tentativo è quello di evitare che si avvii il procedimento penale quando il contribuente aderisce all’accertamento.
Pronto il decreto che prevede il riordino delle agenzie fiscali, potrebbero essere rinviati invece quelli sulla riscossione e sui giochi: il primo comporta costi e potrebbe finire nella prossima legge di Stabilità. Per i giochi, le nuove regole, tra le polemiche, potrebbero slittare a dopo l’estate. Sarà sottoposto a esame invece il decreto che pone le basi della revisione delle agevolazioni fiscali.
Francesco Di Frischia – Il Corriere della Sera – 23 giugno 2015