Cerca aiuto alla Cgil, ma cellulare suona “Giovinezza”. Cacciato
IL CASO. Teresio Grigoletto dopo essere stato leghista si è iscritto al Movimento Destra sociale. Lo statuto del sindacato vieta l’assistenza. Si rivolge alla sede di via Vaccari per una vertenza. Poi davanti al funzionario scatta la suoneria del cellulare con “Giovinezza”
VICENZA. Al massimo gli si può imputare di non aver scelto la sede più adatta per manifestare a voce alta le sue idee politiche. Ma Teresio è fatto così, niente vie di mezzo, pane al pane, vino al vino. Il pensiero lineare gli era venuto spontaneo: «Ho problemi con il mio ex datore di lavoro, vado dal sindacato che aiuta i deboli e poi fino a gennaio ero iscritto alla Cgil. Da chi dovrei andare?». Ma il 46enne di Valdagno non aveva fatto i conti con la suoneria del suo telefonino e con quella chiamata di un amico che ha fatto scatenare l’aria di Giovinezza, canzone fascista per antonomasia. E fu così che tra le bandiere rosse appese ai muri di un torrido ufficio della Cgil, l’echeggiare di “Giovinezza, giovinezza, primavera di bellezza: nel fascismo è la salvezza”, l’imbarazzo si fece lotta a suon di storia e statuti. Rossi contro neri ancora di fronte, nella deserta via Vaccari in un agosto troppo caldo. E alla fine il funzionario della Cgil decise di mandare via l’iscritto cgiellin-fascista con la forza dell’atto burocratico: «L’articolo 3 dello statuto Cgil recita che non possiamo aiutare i fascisti, si rivolga altrove». Incompatibili. È successo tutto lunedì pomeriggio nell’ufficio vertenze della Cgil, è lo stesso Teresio a raccontare la sua versione: «C’era un grande silenzio, bussai alla porta dell’ufficio e una sindacalista mi disse di attendere il responsabile Andrea Conzato. Ci siamo accomodati e abbiamo iniziato a parlare come nulla fosse in buona fede e armonia. Ad un certo punto il mio cellulare ha iniziato a squillare nel silenzio e i volti dei sindacalisti hanno cambiato espressione…». È in quel momento che Teresio ha deciso di fare il suo coming out e gridare al mondo il suo status ideologico. «Sono fascista, viaggio a testa alta e mi piacciono le cose giuste ed ora vorrei sapere da voi l’ammontare dei soldi che mi spetta». Gelo in sala. Andrea Conzato, che i colleghi descrivono come un uomo pacato ma fermo rispose che la Cgil è un’organizzazione antifascista e che l’art. 3 dello statuto recita che la Cgil, «respinge organizzazioni a carattere fascista o razzista». «Lei mi sta dimostrando che è un fascista dichiarato – avrebbe risposto Conzato – per lei non posso fare nulla, si rivolga a qualcun altro». È la storia di Teresio Grigoletto di Novale di Valdagno, un passato difficile, disoccupazione, un divorzio e perfino 28 mesi costretto a dormire in auto perché non poteva permettersi una casa. «È nelle notti all’agghiaccio dentro la mia automobile che ho capito che dovevo diventare fascista». Ci ha messo un po’ però, prima è rimasto folgorato sulla via di Pontida con una militanza assidua nella Lega di Bossi. «Andavo ai raduni leghisti, facevo volantinaggio, ero un militante insomma. Poi con quello che è successo ho straciato la tessera della Lega e mi sono iscritto al Movimento Destra sociale, insieme ad altri leghisti veneti e lombardi. E quel giorno nell’ufficio legale della Cgil è stato proprio un camerata a chiamarmi». Grigoletto si era rivolto al sindacato dopo una vertenza lunga e difficile. Assunto da una società di vigilanza privata via internet, con sede nel Milanese, aveva dovuto firmare un contratto a tempo determinato dopo mille promesse. «Anche 16 ore al giorno di lavoro – racconta Teresio – mi hanno sfruttato e poi licenziato senza preavviso». Il suo caso era stato seguito dalla Cgil e lunedì l’ex leghista era andato in via Vaccari per capire quanti soldi poteva ottenere dopo la fine del rapporto di lavoro. Ma la risposta è rimasta nell’aria, soffocata da quella canzoncina da ventennio. Il segretario della Filcams-Cgil, la categoria di riferimento, attende le prossime ore per le contromisure: «Da gennaio non è più iscritto alla Cgil ma in ogni caso il problema non si pone. Il nostro statuto parla chiaro. La nostra storia è quella di un’organizzazione che si è sempre battuta contro il fascismo. Il fatto che lui si sia autodichiarato fascista, non lascia alternative».
L’ARTICOLO 3 DELLO STATUTO A tutela dell’organizzazione la domanda di iscrizione viene respinta nei casi di gravi condanne penali, sino all’espiazione della pena, di attività o appartenenza ad associazioni con finalità incompatibili con il presente Statuto (organizzazioni segrete, criminali, logge massoniche, organizzazioni a carattere fascista o razzista, organizzazioni terroristiche). Analogamente e sulle stesse situazioni si procede, a cura delle Segreterie delle stesse strutture, nel caso di iscritte/i determinando l’interruzione del rapporto associativo con la CGIL.
L’ARTICOLO 3 DELLA COSTITUZIONE È sempre l’articolo 3, ma questa volta della Costituzione, a tutelare tutti i soggetti di fronte alla legge. Il testo: Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Eugenio Marzotto – Il Giornale di Vicenza – 16 agosto 2012