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Chiamparino conquista il Piemonte. Eletto presidente con il 47% dei voti. Il governatore: inizierò dalle crisi aziendali

Le Alpi frenano il vento francese e il Piemonte, sull’onda del trionfo di Matteo Renzi, incorona Sergio Chiamparino – ex sindaco di Torino e candidato del Pd e di una coalizione che spazia da Sel a Scelta Civica, dai Moderati alla lista per Chiamparino – come nuovo presidente della Regione con il 47% dei voti.

Un successo che, grazie al sostegno della coalizione, va persino oltre il dato nazionale del Pd e che testimonia, da un lato, la forza dell’immagine conquistata dall’ex “sindaco delle Olimpiadi” e, dall’altro, la profonda crisi del centrodestra spazzato via dalle indagini sui rimborsi dei consiglieri regionali e poi dall’incapacità di coalizzarsi, presentandosi con tre diversi candidati: Gilberto Pichetto Fratin (che, appoggiato da Forza Italia, Lega Nord e alcune formazioni minori, conquista la seconda posizione con il 22,37%), Enrico Costa (Ncd 3%) e Guido Crosetto (Fratelli d’Italia al 5,3%). Ma anche sommando i risultati dei tre candidati, il centrodestra sarebbe rimasto molto lontano da Chiamparino.

«Non è una sorpresa – assicura il neopresidente – questo risultato. Non vedevo il rischio di un testa a testa». Ora, però, con la forza di una netta maggioranza ci saranno da affrontare non pochi problemi. «Prima verificheremo le risorse – prosegue – e poi affronteremo i problemi già individuati in campagna elettorale, partendo dal lavoro, dalle crisi aziendali, dai trasporti e dalla sanità». E si lavorerà sui Fondi europei che, sottolinea Chiamparino, sono le uniche risorse fresche su cui contare per i prossimi anni. «Il difficile – avverte Giorgio Airaudo, parlamentare di Sel – arriva adesso. Perché pronosticare un netto successo di Chiamparino era facile. Ma l’usato sicuro non basta per affrontare la crisi. Occorre una svolta rispetto al basso profilo della campagna elettorale. Per questo chiediamo un intervento della Regione per attirare investimenti industriali che vadano oltre la multinazionale anglosassone Fca».

Quanto agli sconfitti, il Movimento 5 Stelle – con Davide Bono come candidato presidente (21,3%) – non riconferma il successo dell’anno scorso alle politiche ma resta comunque il secondo partito in Piemonte e Bono ritiene fondamentale disporre di una folta pattuglia per fare un’opposizione di controllo. Mentre L’Altra Sinistra, il movimento guidato da Mauro Filingeri (1,1%) che a livello locale si rifà a Tsipras, paga la mancata alleanza con Sel che appoggia invece Chiamparino. «Per una formazione che ha avuto un mese e mezzo per prepararsi – commenta Filingeri – mi sembra un risultato molto buono».

Sempre sul fronte dei perdenti, Pichetto Fratin sostiene che a determinare le dimensioni del successo di Chiamparino è stato, soprattutto, l’effetto Renzi a cui si aggiunge la notorietà dell’ex sindaco di Torino. Per Pichetto diviene ora indispensabile cominciare a lavorare per ristrutturare completamente l’area di centrodestra. Concorda, almeno su questo punto, anche Roberto Rosso (Ncd). A suo avviso, però, il partito dovrà prima consolidare l’accordo con l’Udc, creando una struttura organica. «Poi si potrà guardare all’area del centrodestra – prosegue Rosso – ma solo a patto che finiscano prevaricazioni ed imposizioni da parte di Fi». Quanto ai Fratelli d’Italia, Maurizio Marrone ritiene che la scelta populista del partito sia arrivata troppo tardi per poter essere premiata, «anche se è la strada giusta e speriamo di poterla proseguire per rivolgerci a chi ha ancora il coraggio di opporsi al pensiero unico».

Il Sole 24 Ore – 27 maggio 2014 

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