Gli uomini della Guardia di Finanza di Ferrara sono diventati matti per seguire i continui rimpalli di quel fiume di denaro: dall’Iraq all’Olanda, dall’Olanda ai paradisi fiscali (Saint Kitts & Nevis e le Isole vergini britanniche, ma anche Montecarlo), poi — dopo un ulteriore doppio passaggio tra Svizzera e altri paradisi — si depositavano comodamente nei conti correnti di Lugano di Corrado Clini e Augusto Calore Pretner.
Il primo, classe 1947, nato a Latina ma veneziano di adozione con casa a Mirano (anche se da un ventennio lavora come grand commis del ministero a Roma), è stato ministro dell’Ambiente nel governo Monti: a lui, oltre al caso Ilva, va ascritto anche il famoso decreto che ha deciso di estromettere le grandi navi dal bacino di San Marco (ma solo dopo aver trovato una via alternativa) e l’accordo finale con la Regione e il Comune di Venezia per le bonifiche a Porto Marghera. Il secondo, 70 anni, padovano, è il vicepresidente dello Studio Galli Ingegneria, specializzato in potabilizzazione dell’acqua, con cantieri in Botswana, Nigeria, Uganda, Brasile, Bolivia e Cina.
Sia Clini che Pretner ieri mattina sono stati arrestati. Le fiamme gialle di Ferrara, coordinate dalla procura guidata da Bruno Cherchi (un passato a Padova, dove vive tuttora, e poi nella procura generale della Corte d’appello fino al 2013), hanno infatti notificato a entrambi un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari. Clini e Pretner sono accusati di peculato in concorso: secondo l’accusa, e anche secondo il gip, avrebbero infatti distratto, tramite un complesso sistema di false fatture, 3,4 milioni di euro da un finanziamento di 54 milioni che il ministero dell’Ambiente sta investendo ormai dal 2003 in Iraq per la bonifica e il recupero dell’area paludosa tra il Tigri e l’Eufrate. Al termine di un’indagine che ha visto coinvolti anche Eurojust, la polizia olandese e quella di Lugano, la procura ferrarese ha ricostruito i passaggi, partendo da un apparentemente semplice giro di false fatture dell’olandese Gbc alla Med Ingegneria Srl, società di Ferrara (di qui la competenza dell’ufficio guidato da Cherchi). Scavando nei conti della Gbc, però, la polizia olandese ha scoperto che si trattava di una «cartiera» vera e propria e che tra le fatture false ce n’erano pure diverse che avevano come destinatario la organizzazione non governativa «Nature Iraq», che aveva appunto lo scopo di realizzare il progetto «New Eden» nel paese mediorientale: ong la cui sede è negli Stati Uniti e la cui composizione ha fatto drizzare le orecchie agli investigatori, visto che di mezzo c’era ancora la Med e poi lo Studio Galli. Dalla Gbc i soldi passavano infatti a varie altre cartiere (la prima si teneva una «commissione» del 5 per cento, quelle successive del 2 per cento), fino al passaggio finale nei conti di Clini e Pretner. «Abbiamo ricostruito documentalmente i passaggi di denaro al centesimo», spiega il colonnello Sergio Lancerin, comandante provinciale della Finanza di Ferrara. «Ci sono grossi elementi probatori a conferma che i conti erano riconducibili ai due arrestati», aggiunge il procuratore capo Cherchi.
Clini, che dopo la fine del governo Monti era rientrato al ministero a occuparsi di sviluppo sostenibile, si era presentato in procura a Ferrara lo scorso ottobre e proprio allora si venne a sapere dell’indagine e della sua iscrizione. «Ha spiegato tutto», era stata l’unica, laconica, dichiarazione del suo avvocato, il professor Paolo Dell’Anno. Evidentemente, però, quelle spiegazioni non hanno convinto procura e fiamme gialle.
Alberto Zorzi e Roberta Polese – Il Corriere del Veneto – 27 maggio 2014