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Cibo, nuovo «miracolo» del Nordest: si compra di più ma si spreca meno. Il sottosegretario Degani: «Se non deteriorati, mangiamo anche gli alimenti scaduti»

Il percorso che conduce dal frigorifero al cassonetto è ancora molto trafficato. Ma a Nordest si spreca meno cibo rispetto al resto d’Italia, anche a costo di chiudere un occhio sulla data di scadenza. È, in sintesi, il quadro che emerge dal rapporto «Wast Watcher», elaborato dallo spin-off bolognese «Last Minute Market» e presentato ieri a Padova dal sottosegretario del ministero all’Ambiente Barbara Degani, nell’ambito del premio «Vivere a spreco zero».

In Veneto, Friuli e Trentino si compra di più ma si butta via di meno, un po’ per lungimiranza e un po’ per capacità di adattamento. Le famiglie del Nordest infatti scartano 500 grammi di cibo alla settimana, per uno spreco complessivo pari a 18 milioni di euro 6 euro procapite) ogni sette giorni. Sembra tanto e invece è poco, considerando che in tutta Italia lo spreco sale a 600 grammi per famiglia e quindi a 168 milioni di euro in totale (7 euro per nucleo familiare).

In pratica le tre regioni del Nordest si attestano su uno spreco settimanale di 6 milioni di euro a testa, mentre la media nazionale è di 8,5. Dietro al saldo positivo del Nordest si nasconde un comportamento più virtuoso, sia in casa che al supermercato: il 57% dei consumatori infatti compila la lista della spesa prima di spingere il carrello, contro il 50% della media nazionale. Il Nordest, a dir la verità, soffre di «bulimia da acquisto»: nel 62% dei casi si compra più di quello che si riuscirebbe a consumare rispettando la scadenza, contro il 48% del dato nazionale. Sarebbe un paradosso se non entrasse in gioco un altro escamotage: in Veneto, Friuli e Trentino il 56% dei consumatori non butta via subito il cibo scaduto, ma decide almeno di assaggiarlo e quasi sempre di consumarlo comunque. Nel resto d’Italia il dato scende al 50%. Insomma, se il formaggio non ha la muffa e l’insalata ha conservato il colorito, in Triveneto si «posticipa» la data di scadenza pur di ridurre gli sprechi. L’altro stratagemma è la conservazione: il 57% dei nordestini congela il cibo che non si può consumare a breve (contro il 50% del dato nazionale).

La «doggy bag» invece resta un tabù: solo il 25% di chi pranza al ristorante porta a casa il cibo avanzato per il cane, mentre nel resto d’Italia il dato sale al 30%. Ma il bilancio è positivo: «Stiamo ottenendo risultati che superano ogni più rosea aspettativa — dice Barbara Degani —. Il 45% degli italiani vive lo spreco come un problema, mentre la percentuale di chi insegna ai figli a non sprecare è passata dal 62% al 78% nel giro di un anno».

Ieri Andrea Segrè, fondatore di «Last Minute Market», ha lanciato il contest #sprecozero in 140 caratteri (on line su Twitter fino al 31 gennaio) e ha consegnato gli «Oscar» italiani della sostenibilità. Il premio della categoria «Testimonial» è andato al giornalista Paolo Rumiz, autore di libri e reportage incentrati sul rispetto dell’ambiente, e allo chef stellato Moreno Cedroni, paladino della lotta allo spreco di cibo in cucina. I premi a scuole, imprese e pubbliche amministrazioni invece sono stati assegnati alla Unitec di Lugo, alla Scuola Centrale Formazione di Venezia, al Comune di Parma per un progetto legato alle mense delle scuole primarie e alla Regione Piemonte per l’adozione di un portale anti-sprechi.

Il Corriere del Veneto – 29 novembre 2016 

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