La visione, dalla cancellata che lo chiude dall’esterno, è deprimente. In cima alla muraglia fruscii di sterpi m un meriggiare pallido e assorto che, se non fosse per l’aria sempre più gelata, somiglierebbe a quello descritto da Eugenio Montale in una celebre poesia. Dentro, nel cortile, una selva oscura e scomposta di arbusti tagliati, transenne arrugginite, pannelli di plastica piegati, bottiglie vuote, tubi divelti, cartacce scolorite da mille piogge. Il quadro è polveroso, livido, disordinato. Rifugio di cose abbandonate, di storie smarrite e di gatti randagi.
La chiesa sconsacrata incerottata con bende di compensato. Il “mostro” di vetrate ed acciaio che avrebbe dovuto contenere gli ascensori sospeso nell’aria. Lo scheletro di un edificio bonificato dall’amianto velenoso ma rimasto monco.
UN’INCOMPIUTA. L’ex seminario, oggi proprietà dell’Ulss 6, che lo ha pagato (con un contratto di un anno fa e un mutuo ad hoc) oltre 15 milioni, è un paesaggio fantasma. Il vagheggiato San Bortolo 2 è una scatola vuota che confina con il parcheggio selvaggio in cui si entra da via Cappellari e si stipano le auto alla rinfusa. Sul muro di cinta sormontato da tre vigorosi cipressi un pannello del 2010 che avvisa, con nomi di architetti in pensione da un pezzo, che, dentro questo cimitero di erbacce, si sta realizzando una sottocentrale di teleriscaldamento. L’ex-seminario è un’incompiuta ma anche una sciarada. Sono lontani anni-luce i proclami dei dg del passato, Antonio Alessandri ed Ermanno Angonese, che promettevano al di qua di viale Rodolfi un gemello del San Bortolo 1 in grado di accogliere un centro-prelievi faraonico donato dal San Raffaele di Milano, il Suem, il dipartimento di prevenzione, e tutti i servizi dell’Ulss – poliambulatorio. Sert, distretto, veterinari – oggi dispersi sul territorio. Il futuro è un’incognita.
Evapora lo scenario pensato dai due ex dg, del ponte sopraelevato fra San Bortolo 1 ed ex seminario, e del mega-parking, 2 torri e 1000 posti, per dipendenti e utenti. L’orizzonte è a 360 gradi. «Stiamo preparando il bando per una gara di idee – dice il dg Giovanni Pavesi, che, nell’insediarsi a Vicenza, si è trovato questa scomoda eredità -. Daremo una traccia da svolgere. Indicheremo le strutture da collocare e chiederemo progetti da far poi eventualmente autorizzare dalla Regione. Intanto stiamo valutando le possibili forme di finanziamento che non possono però prescindere dalla vendita di beni patrimoniali. Tutte le ipotesi sono aperte».
L’ALTERNATIVA. Più di così il dg non dice, ma è chiaro che, a questo punto, potrebbe spuntare anche un’alternativa diversa. L’area centrale, un enorme spazio m mezzo alla città, potrebbe richiamare investimenti e attività commerciali o di altro genere. Tanti, ormai, gli elementi che intonerebbero il de profùndis sul San Bortolo 2. L’accordo di programma, firmato nel 2011 con Comune e gli ex direttori generali avevano in mente progetti come il ponte e il mega parking sopraelevato Non è escluso che l’area centrale possa richiamare investimenti e attività commerciali Regione, per una rivoluzione urbanistica della zona, sembra dimenticato. Progettare un ospedale-bis, fra demolizione dell’esistente e costruzione ex novo, significa avere in cassa una cifra almeno dai 20 ai 25 milioni che l’Ulss non ha e non avrà neppure il prossimo anno in tempi avari per la sanità veneta, destinata, nel 2017, a prevedere altri tagli. L’operazione-domino da cui trarre le risorse per pagare il San Bortolo 2 alienando i vecchi tesori di famiglia – edificio di via IV Novembre, sede di contra’ Mure Santa Lucia, terreno di Laghetto – pare, in questa lunga crisi del mercato immobiliare, del tutto problematica. Infine , il sesto lotto prossimo venturo, con il raddoppio dei posti del parcheggio di contra’ San Francesco, colmerà tutte le esigenze di spazi dell’ospedale. «Ora noi – spiega Pavesi – siamo concentrati su questa opera». Insomma, l’ex seminario potrebbe essere venduto di nuovo. E ad incassare sarebbe l’Ulss.
Il Giornale di Vicenza – 29 novembre 2016