Redde rationem nel Movimento Cinque Stelle. Dopo l’ultimo episodio che ha visto protagonista la consigliera Patrizia Bartelle (ma forse sarebbe meglio dire l’agguerrito gruppo che la sostiene, da Adria ad Este) in contrapposizione al resto della pattuglia pentastellata in Regione (il neocapogruppo Simone Scarabel, il suo predecessore Jacopo Berti, Erika Baldin e Manuel Brusco), stavolta in occasione di un’assemblea nel Bellunese, lo Staff ha deciso di intervenire, comunicando a Palazzo Ferro Fini due nuove regole da rispettare tassativamente.
La prima riguarda il divieto di votare in difformità dal gruppo, sicché d’ora in avanti qualsiasi smarcamento dalla linea comporterà l’uscita dal Movimento e l’immediato passaggio al Misto. La seconda prevede l’obbligo per i consiglieri di concordare col responsabile della comunicazione per il Veneto, Marco Venturini, le uscite sui media, così da non avere «variazioni sul tema» su giornali, tivù e social network.
Ora, è chiaro che nessuno vuole arrivare alle estreme conseguenze dell’espulsione, specie dopo quel che è successo a Napoli, e che le regole in questione, discusse giovedì durante un incontro a Milano, valgono per tutti, indistintamente. E però è difficile non pensare che queste siano state ritagliate sulla figura di Bartelle, con cui i colleghi hanno interrotto i rapporti praticamente all’indomani delle elezioni e ancor più bruscamente da quando il capogruppo è diventato Scarabel, assai meno «diplomatico» di Berti. D’altronde, è stata Bartelle a votare in difformità dal gruppo in occasione dell’elezione del segretario generale e delle leggi sugli appostamenti venatori e la tutela di Rom e Sinti (episodi cui si aggiunse la discussa dichiarazione sul crocifisso) e sempre Bartelle si è sempre categoricamente rifiutata di sottostare alle indicazioni di Venturini, romano, esperto di comunicazione politica approdato in Veneto dopo un’esperienza col gruppo della Calabria.
A convincere lo Staff a dire basta, dopo che della difficile convivenza era già stato informato a marzo Luigi di Maio, sarebbe stata come si diceva l’assemblea di Pedavena, domenica, dove alcuni attivisti vicini a Bartelle hanno fatto sapere di voler ricorrere al «recall» dei consiglieri, di fatto mettendoli sotto processo. Poi ci sono le tensioni seguite ai ritardi nella consegna dei 52 mila euro raccolti dai consiglieri grazie al taglio del loro stipendio ai Comuni danneggiati dal tornado in Riviera, ritardi pure polemicamente segnalati dai Meetup vicini a Bartelle. Una vicenda che fu sollevata dal Corriere del Veneto il 12 marzo scorso, ripresa in questi giorni anche da altri quotidiani locali e su cui Scarabel ha voluto mettere una pietra sopra ieri con due distinti bonifici ai Comuni di Mira e Pianiga (poco più di 10 mila euro ciascuno). Il versamento a favore di Dolo, il più consistente, 30 mila euro (nessun favoritismo dunque alla Mira a Cinque stelle), avrà invece tempi più lunghi perché la donazione non andrà al Comune ma sarà suddivisa direttamente tra i danneggiati.
Ma.Bo. – 20 luglio 2016 – Il Corriere del Veneto