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    Home»Notizie ed Approfondimenti»Classifiche. Expo, aeroporti, energia, teatro e non solo ecco i manager delle partecipate più ricchi
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    Classifiche. Expo, aeroporti, energia, teatro e non solo ecco i manager delle partecipate più ricchi

    pecore-elettricheInserito da pecore-elettriche14 Maggio 2014Nessun commento6 Minuti di lettura
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    L’Espresso ha consultato le dichiarazioni dei redditi di tutti i vertici delle aziende possedute in parte dallo Stato, tra tanti nomi noti e qualche sorpresa. Il reddito maggiore? Gli oltre 4 milioni di Diana Bracco, presidente dell’esposizione milanese

    di Corrado Giustiniani. Il più povero è Raffaele Barbiero, vice presidente di Techne Scarl. Definire da fame il suo reddito è un sicuro eufemismo: 2 mila 415 euro denunciati per il 2012, ovvero 200 euro al mese. La più ricca è invece Diana Bracco, con 4 milioni e 208 mila euro. Ma cos’è che tiene insieme, in una stessa, lunghissima lista, Barbiero e la Bracco? Non certo il fatto che quest’ultima sia al vertice dell’omonimo gruppo chimico-farmaceutico (oltre 3.300 dipendenti sparsi nel mondo per un fatturato di 1,2 miliardi di euro) né che sia vicepresidente della Confindustria.

    Diana Bracco, più semplicemente, è presidente di Expo 2015 Spa, la società pubblica che organizza la rassegna universale di Milano, e che sta attraversando il suo momento peggiore dopo l’inchiesta della magistratura e gli arresti per tangenti. E’ posseduta al 40 per cento dal ministero dell’Economia, al 20 per cento dal comune di Milano e al 10 per cento a testa da Regione Lombardia, Provincia e Camera di Commercio locale. Barbiero è invece un pioniere del volontariato, viaggia su una Fiat Punto del 2004 e la Techne di cui fa parte è la società di formazione partecipata al 50 per cento dai Comuni di Cesena e di Forlì.

    La legge 441 del lontano 1982, quella che ha obbligato deputati e senatori a depositare una dichiarazione patrimoniale e la copia dell’ultima denuncia Irpef presso i rispettivi uffici di presidenza, si applica anche agli enti pubblici, i cui vertici sono nominati dal governo, e alle società al cui capitale concorrano lo Stato o gli enti pubblici in una misura superiore al 20 per cento. Palazzo Chigi ha appena comunicato la pubblicazione del Bollettino 2013, contenente le suddette dichiarazioni patrimoniali e di reddito, riferite all’anno 2012, che gli interessati hanno dovuto rendere alla data del 18 marzo 2014 . Denunce Irpef non vuol dire singole retribuzioni, e in ogni caso per le società partecipate non vigeva nessun tetto. Da ieri i “cittadini elettori” potevano consultare il Bollettino, nel luogo deputato ad accoglierli: gli uffici del Dipartimento per il coordinamento amministrativo, al secondo piano di via della Mercede n.9. L’Espresso ci è andato.

    Nell’angusta stanzetta n.2038 la stampante stava per scaricare una copia del bollettino, mentre il visitatore aveva a disposizione anche un computer per visionare direttamente il file. Domanda d’obbligo: ma è mai possibile che a più di trent’anni dalla legge 441, nata quando la comunicazione era soltanto cartacea, questi dati non vengano più semplicemente messi in rete, risparmiando così all’interessato spostamenti verso il centro di Roma o verso la sede delle varie Prefetture, per chi abita fuori? Risposta di Palazzo Chigi: il garante della privacy fino ad oggi non ha accordato il permesso. Stiamo facendo pressing perché il presidente dell’Authority, Antonello Soro, sciolga le riserve con un parere motivato.

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    L’Espresso ha analizzato tutte le 750 posizioni pubblicate nel Bollettino 2013. Molte mancano ancora all’appello (non s’è trovata, solo per fare un esempio, la dichiarazione dell’ex presidente dell’Inps Antonio Mastrapasqua). Quelle dei ritardatari verranno accolte in un supplemento al Bollettino. Per ragioni pratiche, abbiamo preferito isolare i 53 nomi che risultano con un reddito superiore ai 500 mila euro per il 2012, mentre 12 di questi hanno denunciato più di 1 milione di euro. Senza riportare le dichiarazioni patrimoniali, che del resto dovevano essere inserite dagli interessati solo se ci fossero state variazioni rispetto a quelle rese in anni precedenti. Così, ad esempio, il presidente della Cassa Depositi e Prestiti e più volte ministro Franco Bassanini, ha denunciato un reddito di 661 mila euro e il possesso di 4.825 azioni di Eni. Luigi Gubitosi, direttore generale della Rai, 522 mila euro di reddito 2012, ha dichiarato il possesso di due fabbricati a Roma, quattro a Cortina d’Ampezzo e, come auto, una Fiat Panda.

    La “top 12” è guidata dunque da Diana Bracco, seguita dall’amministratore delegato e direttore generale dell’Enel Fulvio Conti, con 3 milioni e 738 mila. Terzo Massimo Sarmi, amministratore delegato e direttore generale di Poste Italiane fino al 7 maggio scorso, con 2.111.000 euro conseguiti nel 2012. Negli elenchi forniti da Palazzo Chigi è indicata la dizione “carica cessata” o posizione “uscente”, se questa era la fotografia all’atto della denuncia. Non per Sarmi, il cui avvicendamento con Francesco Caio data una settimana appena. Quarto l’ex presidente della Fiat Paolo Fresco, indicato come vice presidente uscente del Maggio Musicale Fiorentino (1.748.000 euro).

    Seguono Andrea Monorchio, storico Ragioniere generale dello Stato e oggi presidente della Consap, la Concessionaria di servizi assicurativi pubblici (1.603.000 euro) e Gianni De Gennaro, confermato presidente Finmeccanica, con redditi 2012 pari a euro 1.530.000. Vincenzo Ugo Manes, presidente dell’aeroporto di Firenze è di poco sotto (1.420.000 euro). Poi, praticamente appaiati, Marco Arato presidente dell’aeroporto di Genova, l’amministratore delegato e direttore generale Finmeccanica Alessandro Pansa, che abbandona ora il suo incarico, e il presidente dell’Enel Paolo Andrea Colombo, tutti sopra il milione e 300 mila euro. Di poco sopra il milione sono invece l’amministratore delegato della Cassa Depositi e Prestiti Giovanni Gorno Tempini e il presidente dell’Istituto Poligrafico dello Stato e della Zecca Maurizio Prato.

    Negli “over 500 mila” figurano personaggi assai ricorrenti nelle cronache della stampa economica e non: dal direttore dell’Agenzia delle Entrate Attilio Befera (558.000 euro nel 2012) in procinto di andare in pensione dopo essere stato al timone per sei anni, al presidente del Coni Giovanni Malagò (701 mila euro), da Mauro Moretti, che passa proprio questa settimana dalla guida delle Ferrovie a quella di Finmeccanica (816.000 euro di reddito dichiarato per il 2012) a Pier Luigi Celli, presidente dell’Agenzia Nazionale per il Turismo, ovvero l’ex-Enit (873.000 euro). Da Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia (reddito 2012: 712.000 euro) all’ex ministro del governo Letta Fabrizio Saccomanni, indicato negli elenchi come “carica cessata direttore generale Banca d’Italia” (748.000 euro) a Giuseppe Vegas, presidente della Consob (636 mila euro). Moltissime le dichiarazioni Irpef fra i 300 e i 400 mila euro, con una notevole rappresentanza di presidenti di società legate alle Ferrovie.

    Lo spirito della legge del 1982 è quello di favorire la trasparenza e anche di vigilare su eventuali inappropriati arricchimenti, frutto di corruzione. Per raggiungere quest’ultimo scopo, però, ammesso che vi si riesca, sarebbe necessario visionare dichiarazioni reddituali e patrimoniali rese in più anni dallo stesso personaggio titolare di una carica. Ma senza poter intercettare i movimenti in nero. La trasparenza, in ogni caso, è alla base di una democrazia. E la nostra balbetta ancora alquanto.

    L’Espresso – 14 maggio 2014 

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