La questione in sé, da un punto di vista politico, sarebbe molto padovana. Ma visto che coinvolge l’iter di una legge regionale, decine di inquilini di palazzo Ferro Fini e la solidità del già liquido Pdl vale la pena di soffermarsi e capire perché la proposta di legge firmata dal pidiellino Leonardo Padrin sulla liberalizzazione dell’accreditamento dei centri privati con il servizio sanitario regionale – che a suo tempo era passata in commissione al primo colpo – ieri è stata rispedita al mittente dallo stesso Pdl.
Non da tutto il partito, per carità. Ma da un esponente di peso che, dopo aver discusso animatamente con il padovano Padrin nei corridoi di palazzo Ferro Fini durante una sospensione forzata, ha deciso di non votare lasciando andare sotto la sua stessa maggioranza (la seduta si è conclusa 18 voti a 16, nonostante il centrodestra contasse su 20 persone in aula). D’altra parte l’assessore Marino Zorzato, del Pdl anche lui e padovano anche lui, aveva già provato durante la discussione a frenare la proposta di legge per allargare la base delle cliniche private – così da rendere più scorrevoli le liste d’attesa, secondo Padrin – ricordando che sulla questione pesava il parere critico del ministero della Salute. «La situazione attuale – ha obiettato Padrin – è la fotografia dei soggetti che si sono accreditati prima del 2002, anno in cui è stata approvata la disciplina sull’accreditamento. Un nuovo ambulatorio privato che abbia aperto l’attività dopo il 2002 non può candidarsi a integrare la rete sanitaria esistente. Non ha senso». Come è stato fatto notare in aula però l’allargamento della base metterebbe in concorrenza le attuali cliniche convenzionate con gli eventuali nuovi entrati, rompendo una serie di equilibri territoriali (politici ed economici) consolidati negli anni. A rendere più critica la situazione il fatto che la proposta di legge di Padrin comprendeva anche una serie di disposizioni (l’esenzione dalla tassa automobilistica dei pullmini adibiti al trasporto dei disabili, il divieto di catene per gli animali di affezione, l’organizzazione della rete dei dipartimenti di prevenzione) che trasformava il provvedimento in una specie di legge omnibus. Con Zorzato si sono quindi astenuti anche Nereo Laroni, Carlo Alberto Tesserin e Costantino Toniolo che hanno dato il colpo di grazia alla proposta di legge. Al termine della sospensione quindi è stato sufficiente dare un’occhiata al tabellone dell’aula per accorgersi che il Pdl è oggi ancora più spaccato di ieri.
Corriere del Veneto – 1 novembre 2013