Cinque vitelle uccise dai lupi fuori da una malga ad Erbezzo, altre cinque gravemente ferite. Sulla favola romantica del lupo Slavc e della sua compagna Giulietta cala un’ombra minacciosa e il fronte contrario alla presenza di predatori selvatici, che va da amministratori locali ad operatori turistici passando per gli allevatori, insorge.
Il fatto è accaduto lunedì mattina a malga Moscarda, poco distante da Bocca di Selva. Una furia che, secondo gli esperti, è motivata dal fatto che gli animali erano impossibilitati per via dei recinti dove si trovavano i capi (uno protetto dal filo spinato, l’altro dalla corrente elettrica) a spostarsi in spazi aperti. Mentre il proprietario ha annunciato di ritirare dal pascolo, con un mese d’anticipo, la mandria, insorge l’associazione di categoria Coldiretti. «Fatto gravissimo – commenta Claudio Valente, presidente veronese – la presenza di questi predatori è diventata insostenibile. Il danno non è soltanto di tipo economico: si aggiungono quelli dallo spavento e dallo stato di stress provocato dagli assalti, con ridotta produzione di latte e aborti negli animali sopravvissuti. La presenza dei lupi sta scoraggiando il trasferimento in alpeggio e, più generalmente l’allevamento».
Intanto si moltiplicano le richieste di intervenire per «spostare gli animali». Tra gli ultimi appelli c’è quello di Stefano Valdegamberi, consigliere regionale di Futuro popolare: «I lupi sono un problema, non una risorsa, come qualcuno vuole farci credere. Un problema che chi ha responsabilità pubbliche nel governo del territorio ha il dovere di affrontare. La priorità è quella della tutela dell’agricoltore – allevatore montanaro. La Lessinia non è un territorio di montagna come gli altri: più della metà degli allevamenti di bovini e ovini della montagna veneta si trovano infatti concentrati qui. E qui, anche per la presenza di animali non autoctoni, ci sono aziende che vengono messe in ginocchio e rischiano di chiudere, per causa dei capricci di benpensanti con lo stipendio fisso e, forse, garantito dallo Stato. I lupi devono essere allontanati dal territorio e portati in aree più selvagge oppure vanno cacciati». Una doccia fredda, però, arriva dalla Regione: i lupi, in Lessinia ci resteranno, almeno fin quando vorranno. «Non ci possiamo fare niente – spiega l’assessore alla Caccia Daniele Stival – così ha stabilito il ministero delle Politiche forestali e l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Insomma lo Stato, che è il “titolare” di questi animali». Attenzione, avverte però Stival: uscire dal progetto Wolfalps, come propongono alcuni amministratori dei comuni della Lessinia non aiuterebbe. «I lupi rimarrebbero comunque, verrebbero meno i risarcimenti e gli strumenti di difesa contro gli animali». Tra questi, fa sapere Silvia Allegri, vicepresidente del Parco della Lessinia, ci sono recinzioni più efficaci e contributi per i cani da pastore. Una pratica poco diffusa nella montagna veronese. «Forse bisogna prendere in considerazione – dice Stival – di non lasciare più le mandrie abbandonate all’aperto». Quanto ai risarcimenti, la Regione ha stanziato in tutto 25mila euro: settemila sono già stati spesi per rimborsare l’uccisione di due asini. I vitelli potrebbero costare fino a più di mille euro a capo.
Davide Orsato – Il Corriere del Veneto – 27 agosto 2014