Il made in Italy agroalimentare e le sfide che oggi si aprono di fronte a mercati sempre più ampi e globali. Quali le prospettive e le opzioni strategiche per le nostre produzioni, in uno scenario in cui la sicurezza alimentare diventa decisiva come valore aggiunto per il food tricolore? E quali le “difese” e gli strumenti di protezione da adottare davanti ai flussi di merce che importiamo dall’estero? Proprio della capacità di compiere le scelte al passo con fenomeni in costante evoluzione si è discusso nel convegno “Commercio globale in agricoltura: quali rischi ed opportunità per la sicurezza alimentare” che si è tenuto venerdì a Fieragricola. Un confronto vivace e approfondito che ha visto l’intervento di tutti i principali attori dei processi produttivi e di controllo sulla filiera alimentare.
Da Romano Marabelli, massima autorità italiana in materia di sanità pubblica veterinaria, ad Aldo Grasselli, presidente della Società italiana di medicina veterinaria preventiva, da Igino Andrighetto e Stefano Marangon, direttore generale e direttore sanitario dell’Istituto zooprofilattico delle Venezie, a Valerio Giaccone, docente di ispezione degli alimenti all’Università di Padova, e Giorgio Cester, direttore della Sezione di sanità veterinaria regionale.
Presenti anche rappresentanti dei consumatori e dei produttori, tra cui Giordano Veronesi, del gruppo omonimo, e Gian Antonio Visentin, presidente del Consorzio del prosciutto Veneto euganeo. Tra il pubblico, il comandante dei Nas di Padova maggiore Pietro Mercurio, la “promotrice” dell’evento, l’ex sottosegretario alla Salute, Francesca Martini.
Molti i partecipanti e tante le autorità che hanno voluto portare il saluto al workshop organizzato dall’IzsVe in collaborazione con la Simevep. A partire dall’assessore regionale Luca Coletto che ha sottolineato come la sanità veterinaria assuma oggi compiti non più solo a livello territoriale ma globale. Giusy Bonavina, direttore generaledell’Ulss 20 ha ricordato come l’unione tra tutti i protagonisti della filiera sia indispensabile per fronteggiare i rischi aperti dai nuovi scenari. Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, ha rimarcato l’importanza di un’omogeneità di regole per tutti i produttori dell’agroalimentare, condizione irrinunciabile di equità per competere sui mercati.
“Verona merita una riflessione per la sua posizione centrale nel sistema delle produzioni agroalimentari che può essere decisiva per cogliere le opportunità che si annunciano” ha affermato Marabelli che ha ricordato la necessità di integrare le vocazioni italiane di valorizzazione delle produzioni autoctone e di trasformazione degli alimenti. Il dirigente del Ministero ha ripercorso le tappe dell’affermazione sui mercati esteri del made in Italy ora alle prese con i grandi competitor. “Dobbiamo definire con chiarezza un modello italiano che sappia essere competitivo con gli standard internazionali. Il nostro Paese non è autosufficiente per le materie prime e deve trovare il giusto equilibrio tra quello che è in grado di produrre e quanto può essere importato dai mercati esteri” ha detto.
I rischi della globalizzazione per la sicurezza alimentare sono stati affrontati per gli aspetti microbiologici da Antonia Ricci dell’IzsVe che ha trattato in particolare dell’epidemia di Escherichia coli O 104 che si è verificata in Germania negli anni scorsi e dei casi di epatite A per contaminazione dei frutti di bosco di quest’anno.
Roberto Piro dell’IzsVe ha relazionato sugli aspetti chimici del rischio, riconducibili a residui negli alimenti di metalli pesanti, pesticidi, nanoparticelle, alcaloidi e micotossine. Piro ha fatto notare il ruolo della ricerca nel prevenire l’insorgere delle problematiche e nel fungere da supporto tecnico e scientifico a chi è chiamato a prendere le decisioni nei casi di emergenza sanitaria.
Intervento ad ampio raggio quello di Aldo Grasselli che, dopo aver sottolineato le opportunità rappresentate da Expo 2015, ha affrontato le problematiche sanitarie che le dimensioni globali dei mercati pongono, in particolare a livello di approvvigionamento della materia prima. Il presidente Simevep ha posto l’accento sulla necessità di una formazione specialistica a fronte di problemi veterinari diversissimi da quelli che sono stati affrontati fino a ieri. In un quadro in cui assumono rilievo non solo gli agenti patogeni ma anche gli aspetti ambientali e climatici. “Abbiamo verificato quanto siano drammatiche le crisi di sicurezza alimentare sul sistema economico” ha rilevato. Quanto al sistema dei controlli Grasselli ne ha evidenziato l’attuale stratificazione: “Le emergenze vanno affrontate in maniera diversa, evitando sperperi di tempo e di denaro. Le competenze non vanno sprecate per fare cose che non servono a nessuno”. Il presidente Simevep si è quindi soffermato con toni preoccupati sui continui rimaneggiamenti organizzativi messi in atto dalle Regioni sui servizi veterinari: “Le specializzazioni non vanno neutralizzate – ha ammonito – ma declinate in base alle nuove esigenze”.
Valerio Giaccone ha affrontato più nel dettaglio gli aspetti formativi, rimarcando il ruolo che l’Università può svolgere come momento di raccordo e di osservatorio epidemiologico.
Sulla gestione delle emergenze e le prospettive riorganizzative per la sanità veterinaria è intervenuto Giorgio Cester che ha posto in evidenza la necessità di un sistema sinergico e cooordinato e il ruolo leader nell’agroalimentare del Veneto, regione in cui viene eseguito il 16% dei controlli del Piano nazionale residui. Cester ha ribadito l’attenzione particolare da riservare per garantire la verifica degli standard di sicurezza alimentare alle piccole produzioni locali.
A sostenere la voce dell’industria Giordano Veronesi che ha ricordato come “a portare il made in Italy nel mondo sia la grande impresa”. Veronesi ha stigmatizzato l’enfasi con cui i media esaltano le produzioni locali di nicchia, fatte con i “metodi di una volta”. “Piccolo è bello – si è chiesto – ma solo per questo è anche sano?”. E ha aggiunto: “Noi siamo bravi a lavorare, purtroppo lo siamo meno a comunicare”. L’imprenditore ha anche sottolineato la dipendenza italiana dall’estero per quanto riguarda le materie prime: “Importiamo il 60% del frumento tenero, il 50% di quello duro e di soia”.
Sulle correlazioni tra sicurezza alimentare e benessere animale è intervenuto Luigi Bertocchi dell’Izsler. La parola quindi alle associazioni con Marino Melissano di Altroconsumo, che ha affrontato il tema dei costi delle frodi alimentari e della corretta informazione dei consumatori
A cura Cristina Fortunati – 9 febbraio 2014 – riproduzione riservata