Agricoltura, industria di trasformazione, cooperazione, mezzi tecnici, tutti insieme in una nuova rappresentanza dell’agroalimentare: un settore che vale il 17% del Pil. Annunciata a Cernobbio, al Forum internazionale dell’agricoltura organizzato dalla Coldiretti, ieri si è costituita ufficialmente Filiera Italia. Presidente della nuova associazione è Luigi Cremonini, vice presidente Enzo Gesmundo, mentre il comitato scientifico sarà guidato dal vice presidente della commissione Agricoltura dell’Europarlamento, Paolo De Castro.
Si chiude così il cerchio di una strategia avviata oltre 15 anni fa dall’organizzazione agricola e finalizzata ad allargare il perimetro del’attività agricola in un progetto di ampio respiro economico in grado di superare i vecchi schemi dell’interprofessione. Coldiretti, Ferrero, Inalca/Cremonini e Consorzio Casalasco (Pomì e De Rica), Bonifiche Ferraresi, Ocrim, Farchioni Olii, Cirio agricola, Donna Fugata, Maccarese, Ol.Ma, Giorgio Tesi Group, Terre Moretti (Bellavista) sono i soci fondatori, ma la lista d’attesa, fanno sapere dal quartier generale di palazzo Rospigliosi è lunga. Si tratta di big dell’industria con cui gli agricoltori condividono una visione di agroalimentare incentrato sulla difesa della qualità, della distintività e dei redditi di tutti i soggetti della filiera. Con un obiettivo comune: valorizzare il made in Italy.
Gli steccati, almeno con una parte dell’industria, sono caduti, come ha precisato Cremonini:«Finisce una contrapposizione immotivata e fuorviante e nasce un’alleanza che tutela la vera distintività e l’eccellenza della produzione agroalimentare italiana». Per Gesmundo «si tratta di una nuova forma di rappresentanza in cui Coldiretti, sempre più sindacato imprenditoriale di filiera, insieme a campioni industriali nazionali sono uniti per la realizzazione di accordi economici e commitment concreti finalizzati ad assicurare la massima valorizzazione della produzione agricola nazionale». Il primo fronte comune è la lotta ai semafaori di Francia e Gran Bretagna.
Intanto si rafforza la politica di filiera con progetti concreti. Oltre a quello nel settore zootecnico di Coldiretti, Cremonini, Fai (Filiera agricola italiana), Bonifiche Ferraresi e Aia per una nuova linea vacca-vitello al 100% italiana, si procede anche nel delicato campo del grano, terreno di aspre polemiche per le importazioni di cereali esteri. Il progetto per una filiera nazionale del grano è firmato da Coldiretti, Cai, Casillo e Consorzi agrari d’Italia e dovrebbe interessare 250mila ettari. E infine l’olio. Con Coldiretti e Unaprol si schierano le maggiori industrie del settore (Zucchi, Fiorentini, Coricelli, Olitalia e Farchioni).
Annamaria Capparelli – Il Sole 24 Ore – 5 novembre 2017