Con Zaia, con Tosi. Le due Leghe nell’aula del Consiglio
Il gesto è emblematico, assai più delle parole. Per salvare il Piano socio-sanitario dai fulmini dell’assessore leghista Luca Coletto, il plenipotenziario del Pdl Leo Padrin si attacca al telefono e chiede al Carroccio garanzie sul voto in consiglio regionale, pena il naufragio della manovra. Ma una chiamata non basta. Prima tocca a Luca Zaia, poi a Flavio Tosi.
Perché il gruppo padano a Palazzo Ferro-Fini (20 consiglieri) è ormai diviso in due schieramenti che rispondono ai rispettivi leader. Metà post-bossiani fedeli al governatore, altrettanti “barbari sognanti” ligi al verbo del segretario-sindaco di Verona. Né bastano le acrobazie dell’eclettico capogruppo Federico Caner a ricucire una divisione ormai strutturale, esplosa dopo gli scandali di via Bellerio e rinfocolata dall’ascesa tosiana al timone della Liga. «Non c’è rivalità tra noi», si affannano a ripetere i cavalli di razza del leghismo veneto. Ma i rispettivi sostenitori nutrono pochi dubbi: Zaia ha il fiato corto e la sua giunta è immobile, pungono i barbari. Tosi mette i bastoni tra le ruote di Luca perché vuole soffiargli la presidenza, replicano gli orfani del Senatur. Aldilà delle tentazioni parodistiche, è innegabile che il governatore soffra la pressione del rivale: martedì, una nervosa seduta di giunta l’ha visto, per la prima volta, incassare le critiche degli assessori tosiani, che l’hanno indotto a rinviare un provvedimento. E in prospettiva il dualismo sembra destinato a perpetuarsi, stanti le ambizioni di leaderhisp del veronese. Tant’è. Nella circostanza, l’appello padriniano non è caduto nel vuoto: Zaia ha mobilitato Caner, Tosi ha fatto altrettanto con il vicecapogruppo Tosato. L’azione combinata, stavolta, ha impedito una frattura clamorosa. Ma il duello a distanza continua.
Il Mattino di Padova – 15 novembre 2012