Italia pronta a non votare il bilancio Ue dopo che il presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, ha presentato una proposta fortemente penalizzante per la spesa Pac, e in particolare per le risorse destinate al nostro Paese.
Tagli che il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, ha subito denunciato come “inaccettabili perché compromettono uno dei pochi settori che possono rilanciare l`economia italiana ed europea”.
Da qui l’annuncio del ministro degli Affari europei, Enzo Moavero Milanesi, che l’Italia potrebbe porre il veto se nel prossimo Consiglio europeo se non dovesse essere raggiunto un accordo favorevole al nostro Paese. La linea rossa dell’Italia sul bilancio Ue 2014-2020 sarà dunque costituita, nelle parole del Ministro, proprio dall’assegnazione al paese dei fondi per la Pac e la coesione in linea con quel che si ritiene giusto e che non sia una cesura eccessiva con il passato.
Il documento presentato da Van Rompuy propone una riduzione significativa degli importi per alcune voci del quadro finanziario pluriennale (Qfp), soprattutto per la Coesione e la Pac) rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea.
In particolare la proposta prevede che, per quanto riguarda la rubrica 2 ”Crescita sostenibile e risorse naturali” (che comprende l’agricoltura, lo sviluppo rurale, la pesca e uno strumento finanziario per l’ambiente e l’azione per il clima) gli stanziamenti di impegno non superino i 364,472 miliardi di euro, di cui 269,852 miliardi di euro saranno destinati al mercato e ai pagamenti diretti, che significa una ulteriore riduzione del 4,7% di aiuti per il primo pilastro della Pac rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea.
In merito allo sviluppo rurale, la Presidenza del Consiglio europeo propone una riduzione dell’importo complessivo del sostegno al secondo pilastro a 83,666 miliardi di euro, che significa un’ulteriore riduzione del 9% rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea.
Se si considera complessivamente la spesa agricola, tenendo conto anche della riduzione di 3,5 miliardi di euro destinati alla riserva di crisi del settore agricolo (il cui importo l’importo verrà annualmente ricavato con una riduzione dei pagamenti diretti sino a 2,8 miliardi di euro), la proposta formulata dal Presidente del Consiglio europeo comporta una riduzione di complessivi 25,5 miliardi di euro rispetto alla proposta della Commissione europea.
Inoltre, allo scopo di regolare il livello globale di spesa nell’ambito della rubrica 2, viene proposto che il livello medio Ue di pagamenti diretti per ettaro (a prezzi correnti) sia ulteriormente ridotto per gli esercizi finanziari 2015-2020.
In merito alla convergenza tra Stati membri, la proposta prevede poi che il processo dovrà essere attuato progressivamente in 6 anni dall’ esercizio finanziario 2015 entro l’esercizio finanziario 2020 e che dovrebbero essere prese in considerazione le circostanze specifiche, come ad esempio superfici agricole ad alto valore aggiunto e i casi in cui gli effetti della convergenza sono sproporzionati.
In merito al capping, il documento propone che la riduzione dei pagamenti diretti per i grandi beneficiari debba essere introdotta dagli Stati membri su base volontaria.
Per quanto riguarda il greening, viene confermato l’utilizzo del 30% del massimale annuale, al fine di finanziare le pratiche, proponendo che sia ben definita la flessibilità per gli Stati membri in merito alla scelta delle misure da attuare.
Inoltre, è proposta una maggior flessibilità (del 15%) sia per il trasferimento di fondi dal primo al secondo pilastro che dal secondo al primo.
La nuova proposta sul Qfp comporta quindi una ulteriore penalizzazione per quanto riguarda la Politica agricola comune, dato che la proposta della Commissione europea prevede già una riduzione del bilancio Pac in termini reali di circa il 12%, oltre alla riduzione specifica per l’Italia di circa il 6%, per la redistribuzione dei pagamenti diretti fra gli Stati membri.
L’Italia minaccia il veto sul budget Ue
Moavero: «Pronti a chiedere anche noi uno sconto come Londra»DAL NOSTRO INVIATO
BRUXELLES — Il governo di Mario Monti annuncia di essere pronto a esercitare il decisivo diritto di veto, se dovessero rimanere le pesanti penalizzazioni per l’Italia emerse nella trattativa sul bilancio dell’Unione Europea per il periodo 2014-2020. Lo ha reso noto il ministro degli Affari europei Enzo Moavero a margine dei negoziati in corso a Bruxelles, che ancora dividono nettamente i 27 Paesi membri su quanto contribuire singolarmente al trilione di euro (mille miliardi) richiesto e su come poi ripartirsi i fondi Ue.
Il Regno Unito e l’Austria hanno minacciato il loro veto se non si concordasse una forte riduzione dell’esborso proposto dalla Commissione europea (1.033 miliardi di euro). L’Italia però vuole evitare che i tagli la colpiscano in un periodo di assoluto bisogno. Anche la Francia difende le sovvenzioni per la sua agricoltura. Ma il presidente stabile del Consiglio dei governi, il belga Herman Van Rompuy, starebbe pensando di aumentare da 75 a 90-100 miliardi di euro la sua proposta di riduzione del bilancio, andando incontro alle richieste di vari Paesi membri del Nord e colpendo le aspettative italiane soprattutto nei contributi per l’agricoltura e nei fondi per la coesione. Svanirebbero diversi miliardi di euro. Inoltre i contribuenti italiani dovrebbero continuare a farsi carico del discusso sconto al Regno Unito sui versamenti all’Ue (esteso ad altri Paesi del Nord).
Moavero ha ipotizzato che l’Italia potrebbe chiedere uno sconto come quello britannico. E ha ribadito che già nel Consiglio straordinario dei capi di stato e di governo, in programma giovedì e venerdì prossimi a Bruxelles proprio per concordare il bilancio Ue, il premier Monti potrebbe opporre il veto qualora restasse «la fotografia» attuale della trattativa con troppe penalizzazioni inique. «Se lo scenario ci porta all’ipotesi più estrema, sarà il presidente del Consiglio a decidere, ma credo che sia proprio difficile poter dare il nostro accordo», ha affermato il ministro degli Affari europei. Il governo Monti, per non rischiare le ricadute anche politiche di una eventuale sconfitta dell’Italia nel summit Ue, potrebbe preferire il rinvio utilizzando il tempo ancora disponibile (fino a marzo 2013).
Il ministro dell’Economia Vittorio Grilli, a Bruxelles per l’Eurogruppo sul caso Grecia, ha smentito gli annunci del governo di Berna sulla conclusione dell’accordo fiscale Italia-Svizzera entro fine anno ed escluso che possa diventare «un condono o una amnistia» per gli evasori delle tasse italiani con capitali nascosti dietro il segreto delle banche elvetiche. Secondo Grilli nel negoziato in corso «ci sono ancora problemi per quanto concerne trasparenza, scambio di informazioni e l’antiriciclaggio». Il ministro ha smentito le stime sui possibili introiti fiscali fatte circolare da Berna e si è impegnato a evitare che le banche svizzere possano aiutare a svicolare la tassazione come con la direttiva Ue sui depositi dei cittadini europei. Se poi il Parlamento tedesco dovesse bocciare l’accordo fiscale Germania-Svizzera, contestato dall’opposizione socialdemocratica e dai verdi, anche a Roma ne trarrebbero le conseguenze.
Nell’Eurogruppo il ministro delle Finanze francese Pierre Moscovici ha appoggiato la conclusione di un accordo almeno politico sui nuovi fondi necessari alla Grecia per evitare l’insolvenza. Ma il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha continuato a frenare sugli esborsi aggiuntivi provocati dall’allentamento del piano di riduzione del debito per un Paese stremato dalle misure di austerità e da sei anni di recessione. Soprattutto il direttore del Fmi di Washington, la francese Christine Lagarde, non gradisce i due anni in più al governo di Atene per riportare il debito al 120% del Pil rispetto al previsto 2020. La riunione si è estesa nella notte.
Il Punto Coldiretti e il Corriere della Sera – 21 novembre 2012