Non c’è pace per gli allevatori dell’Altopiano di Asiago e della Lessinia. Continuano gli attacchi dell’orso M4 e del branco di lupi che vive sulla montagna veronese. L’esaperazione sale e il dibattito si infuoca. L’altra notte nuovo attacco di M4, ribattezzato Genè, a una manza in una malga a pochi chilometri dal centro di Gallio, a circa 1600 metri di altezza.
Quasi a voler dare ragione a chi ha da sempre ventilato l’idea che l’animale, una volta svuotate le malghe di alta quota per l’arrivo della stagione autunnale, potesse avvicinarsi ai nuclei abitati.
In Altopiano si sperava che l’orso avesse intrapreso altre strade, lasciando finalmente in pace le mandrie che aveva martoriato nei tre mesi estivi. E invece proprio mentre i malghesi stanno chiudendo la stagione d’alpeggio. M4 ha dato nuovi segni di sè predando martedì notte una manza a malga Longara di dietro, assegnata all’azienda agricola Cortese – Maino. L’aggressione è avvenuta durante la notte in pieno pascolo e il plantigrado ha ripetuto il solito metodo; aggressione alla schiena, squarciamento della bovina e apparato mammario dilaniato. A ritrovare l’animale sono stati alcuni cacciatori che hanno subito avvertito il malghese in procinto di lasciare la malga per la fine della stagione. Sale così a 24 il numero delle vacche sbranate, oltre a due asini e una capra, dall’inizio dell’estate. Resta da capire quale sarà l’atteggiamento dell’orso una volta che non troverà più carne per sfamarsi. I veterinari e forestali non escludono che possa anche scendere di quota.
Spostandoci in Lessinia i lupi nella notte fra martedì e mercoledì hanno colpito a Malga Spazzacamina, sbranando una manza di proprietà di Mario Falzi, allevatore di Erbezzo che a inizio estate si era visto divorare anche un asino. Salgono così a 28 i capi uccisi nella Lessinia Veronese a cui vanno aggiunti i sei (tre asini e tre manze) della parte trentina, secondo i dati forniti dal Comando Forestale di Ala, Provincia si Trento. Sommando anche i feriti i numeri sfiorano la cinquantina: vanno aggiunti 8 capi per il Veronese e 6 per il Trentino, tutte manze.
Era una manza di due anni quella predata a Malga Spazzacamina, sulla strada che dal paese sale a Castelberto, del peso di un quintale e mezzo, sulla quale i lupi si sono avventati con voracità, consumandola per il 60 per cento: pare che alla caccia abbiano partecipato parecchi esemplari, probabilmente anche i sette cuccioli nati in primavera, che ormai si muovono con il resto del branco costituito dai genitori e dai due fratelli nati lo scorso anno, 11 predatori in tutto.
La fine dell’alpeggio era stata problematica anche nella passata stagione, ma i ripetuti attacchi di questi giorni hanno costretto alcuni allevatori ad anticipare il rientro dai pascoli in malga, che scade il giorno di san Michele (29 settembre), ma che poteva esser prolungato. «Invece questa strage quotidiana fa chiudere in anticipo perché il timore è che con questi ritmi di predazioni i danni a fine stagione saranno troppo elevati», dice il sindaco di Erbezzo Lucio Campedelli. «Se non viene governata, la questione diventa una tragedia, l’esasperazione degli allevatori è alta: siamo a un’intera stalla di medie dimensioni predata». «Il malessere si avverte anche fra chi non ha subito danni direttamente», prosegue, «ci sono ripercussioni anche di tipo sociale».
«Si sono spesi fiumi di parole», aggiunge Raffaello Campostrini, sindaco di Sant’Anna d’Alfaedo, che ieri era a Malga Castilverio dove c’era stata un’altra predazione, dopo quella di domenica notte a Malga Lessinia, «ma la verità è che non si può accettare di perdere un capo al giorno: bisogna trovare il modo di contenere questi predatori e mi chiedo perché non ci sia la stessa sensibilità, che alcuni hanno per i lupi, anche per queste manze che vengono mangiate vive e restano per ore ad agonizzare. Gli allevatori scaricano il loro bestiame dalle malghe e se si andrà avanti così fra qualche anno la Lessinia sarà popolata solo di rovi».
Campostrini, che abita a Fosse vicino al parcheggio, prima di salire al Corno d’Aquilio lamenta le poche presenze di escursionisti: «Non so se sia colpa solo del lupo, ma è un fatto che la gente ha paura ad andare in giro a piedi. Prevedo che quest’inverno non ci saranno ciaspolate sulla neve al chiaro di luna. Una soluzione va trovata più che in fretta», conclude il sindaco, «ci sentiamo abbandonati dalla politica e va capito che la questione prende in maniera trasversale: non è solo problema di una categoria di lavoratori».
Informazioni tratte dal Giornale di Vicenza e dall’Arena – 27 settembre 2014