Il canovaccio c’è, ora mancano le firme. Dopo otto anni di stop è ormai tutto pronto per la spedizione della cosiddetta «direttiva madre», ovvero l’atto di indirizzo sui contratti che sarà firmato dalla ministra della Pubblica amministrazione, Marianna Madia, si tratta delle regole che serviranno per i rinnovi. Le linee guida saranno in parte comuni per tutti i comparti. Tanti sono i capitoli in ballo, dalle assenze per malattia alle tutele per chi lavora con contratti precari.
I decreti Madia ora all’esame delle commissioni di Senato e Camera, compreso il correttivo sulle partecipate, dovrebbero finire il giro in settimana. A quel punto, probabilmente inizio maggio, tutte le carte sul tavolo saranno scoperte e l’atto di indirizzo potrà essere siglato e spedito all’Aran, l’Agenzia che rappresenta il governo nei tavoli con i sindacati.
Per riaprire la contrattazione sono necessari punti fermi sia sul fronte delle risorse che delle regole. Quanto al budget sono state date dal governo garanzie per aumenti in busta paga da 85 euro mensili medi (secondo una piramide rovesciata che privilegia i salari più bassi). Sul piano normativo gli ultimi aggiustamenti al Testo Unico dovranno tenere conto del giudizio dei parlamentari. Ma alcuni suggerimenti sono già arrivati dal Consiglio di Stato, che ha espresso forti dubbi sul procedimento disciplinare che può portare fino al licenziamento, anche allungando i tempi (da 90 a 180 giorni) purché i paletti siano perentori.
Si riprenderanno i negoziati sul pacchetto malattia. Per le visite specialistiche si potrebbe optare per permessi ad ore senza dover saltare l’intera giornata. Dei ritocchi potrebbero anche riguardare la fruizione della legge 104 sulla disabilità. La legge non si tocca, ma si parla di programmare le assenze previste.
Non sarebbe poi più rimandabile un intervento sui tempi determinati, in modo da rendere il più simile possibile il trattamento tra precari e fissi, anche per rispondere alle sentenze che si sono accumulate su carriera e altri diritti. Nell’atto di indirizzo dovrebbero inoltre fare capolino welfare aziendale e al telelavoro.
La Stampa – 26 aprile 2017