Se avete un cane vi è successo almeno una volta: è corso a consolarvi dopo un litigio o in un momento di tristezza. Ora arriva la spiegazione scientifica: i cani sanno leggere il volto e la voce umani e mettere insieme i segnali provenienti da sensi diversi per decifrare le nostre emozioni. Lo ha provato un esperimento compiuto dalle Università di Lincoln, in Gran Bretagna, e di San Paolo, in Brasile, e pubblicato ieri dalla rivista specializzata Biology Letters .
I ricercatori hanno mostrato a 17 cani adulti, tra i quali tre labrador, due collie e un levriero scozzese, le fotografie di facce — di un altro cane e di una donna — con espressioni diverse e poi le hanno associate a delle «vocalizzazioni». Sia contrarie (emettendo un ringhio o un tono di rabbia su una faccia giocosa) che congruenti. Hanno visto così che i cani guardavano più a lungo le immagini, tanto dell’altro cane che dell’essere umano, quando espressione e voce indicavano la stessa emozione: «Perché vedevano che corrispondevano e per loro erano più naturali, è ciò che in termini tecnici si chiama paradigma dello sguardo preferenziale — dice Elisabetta Palagi, ricercatrice ed etologa del Museo di storia naturale dell’Università di Pisa —. In passato era stato dimostrato che i cavalli sanno riconoscere l’identità degli individui integrando informazioni di sistemi sensoriali diversi, ma qui si fa un passo oltre e si prova che i cani decifrando e confrontando gli input di sensi differenti sanno addirittura leggere le emozioni».
È la prima volta che un fenomeno simile viene osservato in un animale (non umano). E che per di più non è un primate. Significa che i cani hanno una struttura mentale che li rende capaci di rispondere ai sentimenti dell’uomo, oltre che degli altri cani. Sono cioè capaci di empatia.
Lo conferma anche uno studio appena pubblicato proprio da Elisabetta Palagi e dai suoi collaboratori, che hanno registrato i giochi di 49 cani in un parco di Palermo. E hanno riscontrato un fenomeno che è presente anche negli uomini: la «mimica facciale rapida», una risposta automatica in cui un individuo in meno di un secondo imita l’espressione di quello che ha di fronte. «I cani che avevano una maggiore risposta mimica giocavano più a lungo gli uni con gli altri — spiega Palagi —. Non solo: il fenomeno della mimica era più marcato tra i cani che si conoscevano già». A riprova del fatto che il senso di «amicizia» e la capacità di rispondere ai sentimenti altrui valgono anche per questi animali. Per chi li ama non è una sorpresa.
Elena Tebano – Il Corriere della Sera – 15 gennaio 2016