Crisi, italiani tagliano cibo e salute. 60% famiglie al discount
Il presidente dell’Istat, Giovannini: “In cinque anni la crisi ha radicalmente cambiato i consumi”. Aumenta del 9% la quota di chi fa la spesa nei market ‘low cost’. Il 71% dei nuclei taglia su qualità e quantità degli alimentari, azzerate le spese mediche. Ma l’indice del clima di fiducia dei consumatori aumenta a 86,3 da
MILANO – Cinque anni di crisi hanno radicalmente cambiato i consumi degli italiani. A riconoscerlo è stato il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, che ha sottolineato un radicale mutamento – ad esempio – nel settore alimentare. Più di sei famiglie su dieci, infatti, fanno ormai stabilmente la spesa al discount (il 62% nel 2012 per la precisione, +9% sul 2011). Parlando in audizione al Senato, Giovannini ha spiegato che negli anni della crisi molte famiglie hanno modificato quantità e qualità dei prodotti acquistati; sono state poi quasi eliminate le spese per visite mediche, analisi cliniche e radiografie, mantenendo quella incomprimibile per i medicinali. Tra le famiglie più povere, questi tagli hanno riguardato il 70% dei nuclei. Eppure, secondo gli ultimi dati rilevati dall’Istituto di statistica, la fiducia dei consumatori italiani è orientata al rialzo su livelli che non si vedevano da tempo. Anche se si tratta, in prima battuta, di un miglioramento rivolto alla situazione economica del Paese in generale e non a quella personale.
In aprile – infatti – l’indice del clima di fiducia dei consumatori aumenta a 86,3 da 85,3 del mese precedente. Aumenta la componente riferita al quadro economico (il relativo indice passa da 69,2 a 73,5), mentre diminuisce quella relativa al clima personale (da 91,4 a 90,5). Gli indicatori del clima futuro e corrente sono entrambi in aumento (rispettivamente da 80,3 a 80,8 e da 89,2 a 90,1). I giudizi e le attese sulla situazione economica del paese migliorano: i rispettivi saldi passano da -147 a -137 e da -61 a -50. Quanto alle attese sulla disoccupazione, le opinioni dei consumatori mostrano un aumento (da 104 a 109 il saldo). Le valutazioni sulla situazione economica della famiglia migliorano (il saldo passa da -75 a -73 per i giudizi e da -30 a -29 per le attese). Diminuisce il saldo dei giudizi sul bilancio familiare (da -23 a -28).
Le opportunità attuali di risparmio e le attese sulle possibilità future sono in calo (da 132 a 121 e da -81 a -90 i rispettivi saldi). Le opinioni dei consumatori sull’opportunità di acquistare beni durevoli migliorano: il saldo passa da -114 a -102. Il saldo dei giudizi sull’evoluzione recente dei prezzi al consumo è in diminuzione (da 50 a 37). Le valutazioni sull’evoluzione dei prezzi nei prossimi dodici mesi indicano una attenuazione della dinamica inflazionistica (il saldo passa da 2 a -3). A livello territoriale, il clima di fiducia aumenta nel Nord-ovest nel Centro e nel Mezzogiorno, mentre diminuisce nel Nord-est.
Quanto all’andamento dell’economia, Giovannini ha specificato che il prodotto interno lordo italiano “dovrebbe ridursi nel 2013 in una misura molto vicina a quella stimata dal governo nel def”, che prevede una contrazione dell’1,3%. Per quanto riguarda il 2014, infine, non è ancora possibile valutare l’impatto delle misure che prevedono lo sblocco di 40 miliardi di crediti verso le imprese da parte della pubblica amministrazione. Dal presidente dell’Istat è arrivato però un allarme su un’altra questione centrale, che riguarda la frequenza scolastica e l’elevato abbandono da parte dei giovani stranieri: “Se un ragazzo straniero su due lascia la scuola prima dell’adempimento scolastico, nella migliore delle ipotesi stiamo creando una forza lavoro non educata e quindi inadatta, nella peggiore è una molla di rivolta sociale che in altri Paesi conosciamo molto bene”, ha spiegato.
In calo le vendite al dettaglio: -4,8%
L’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio a febbraio scorso diminuisce dello 0,2% rispetto al mese di gennaio. Nella media del trimestre dicembre 2012-febbraio 2013 l’indice registra una flessione dello 0,7% rispetto ai tre mesi precedenti. Lo rende noto l’Istat.
Nel confronto con gennaio 2013, aumentano le vendite di prodotti alimentari (+0,2%) e diminuiscono quelle di prodotti non alimentari (-0,3%). Rispetto a febbraio 2012, l’indice grezzo del totale delle vendite segna una diminuzione del 4,8%, sintesi di un calo del 4% delle vendite di prodotti alimentari e del 5,3% di quelle di prodotti non alimentari.
Le vendite per forma distributiva mostrano, nel confronto con il mese di febbraio 2012, una diminuzione sia per la grande distribuzione (-3,5%), sia per le imprese operanti su piccole superfici (-6%). Nei primi due mesi del 2013 l’indice grezzo diminuisce del 3,8% rispetto allo stesso periodo del 2012. Le vendite di prodotti alimentari segnano una flessione del 2,9% e quelle di prodotti non alimentari del 4,2%.
Nel confronto con il mese di febbraio 2012 l’Istat registra una diminuzione del 3,5% per le vendite delle imprese della grande distribuzione e del 6% per quelle delle imprese operanti su piccole superfici. Nella grande distribuzione le vendite diminuiscono, in termini tendenziali, del 3,1% per i prodotti alimentari e del 4,2% per quelli non alimentari. Nelle imprese operanti su piccole superfici le vendite segnano un calo più marcato: -6,5% per i prodotti alimentari e -5,8% per quelli non alimentari.
A febbraio scorso tra le imprese della grande distribuzione si rilevano diminuzioni tendenziali sia per gli esercizi non specializzati (-3,8%), sia per quelli specializzati ( 1,8%). Nei primi, le vendite degli esercizi a prevalenza alimentare diminuiscono del 3,8% e quelle degli esercizi a prevalenza non alimentare del 3,6%.
24 aprile 2013 – Repubblica e Sole 24 Ore