Laura Anello. È un’Arca di Noè modello 2014, dove al posto della nave ci sono i tir e anziché il diluvio universale c’è la cacciata (di proporzioni bibliche) intimata dal presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta, che ha sfrattato il gestore del Parco ornitologico di Villa d’Orléans e i suoi mille animali di 140 specie. In gran parte uccelli esotici, ma non solo.
Lunedì scorso sono partite per Ravenna le prime antilopi cervicapra, munite di una sfilza di documenti sanitari e burocratici. Sabato è toccato ai pavoni, che ora dovranno adattarsi alla vita rustica della campagna siciliana. Ieri dovevano trasferirsi a Pisa i gufi reali, tra i pezzi forti della collezione. Ma a impedire il viaggio è arrivato un gruppo di cittadini, capitanati da due consiglieri comunali del movimento 139 di Leoluca Orlando e da alcuni esponenti di associazioni ambientaliste e animaliste, che ha manifestato davanti ai cancelli brandendo un’immagine di Crocetta in veste di rapace, con tanto di ali e di penne.
Ma finora il governatore non ha voluto arretrare di un passo. Deciso a cacciare Nicola Lauricella, figlio del fondatore Salvatore, l’ornitologo amico dei Whitaker e di Konrad Lorenz. Grazie a lui il parco aprì le porte nel 1955, inaugurato alla presenza dell’allora presidente della Repubblica Giovanni Gronchi, il quarto zoo a nascere in Italia. Costo oscillante tra i 280 mila ai 450 mila euro all’anno. Uno spreco per Crocetta, che non ha ascoltato gli appelli del mondo scientifico né una petizione con duemila firme.
Prima la Regione ha tentato di trattenere gli animali, sostenendo – in virtù di un bizzarro ius soli – che nel corso dei sessant’anni di vita dello zoo i figli e i nipoti dei pennuti esotici fossero diventati siciliani, quindi del parco, quindi suoi. Poi, sconfitta su questo fronte, ha deciso per la cacciata universale: via il gestore con tutti i suoi bipedi e quadrupedi. Pazienza se gli etologi chiamati in causa da Lauricella sostengono che il trauma del trasferimento potrebbe essere fatale per gli ospiti più delicati, come la coppia di scimmiette Uistitì, le più piccole al mondo, che normalmente partoriscono un solo cuccioletto, e che l’anno scorso hanno commosso la città sfornando tre gemelli, uno dei quali morto e vegliato a lungo dalla madre. Ma anche per rarità come la tortora pugnalata, il cacatuà citrino cristata, l’avvoltoio capovaccaio, la gru vipio.
«Faremo risparmiare ai contribuenti siciliani la bellezza di 500 mila euro l’anno», dice Crocetta, che si è appena visti bocciare 34 su 49 articoli della sua Finanziaria dal commissario dello Stato, il quale invece per undici volte non ha eccepito nulla sulla legge che ha sostenuto la gestione Lauricella. «Ma quale spreco – ribatte il gestore – basta confrontare i 360 mila euro che abbiamo avuto in media ogni anno con il costo degli altri parchi ornitologici del mondo. Spero di cuore che il presidente ci ripensi». Ieri, a tuonare contro Crocetta è stato il professore Silvano Riggio, docente della facoltà di Biologia dell’Università di Palermo: «Villa d’Orléans – dice – permette un approccio unico con la natura in una città distrutta dal cemento, è un’oasi di tranquillità per mamme e bambini, gli animali esposti sono di grandissimo interesse scientifico: nati e cresciuti in cattività, non sopportano lo stress cui li sottopongono il governatore e il suo staff di burocrati super pagati».
La Stampa – 28 gennaio 2014