Dal 2014 sarebbero esentati i redditi Isee sotto 13 mila euro. Dall’esenzione totale dell’Imu, che farebbe risparmiare ben 629mila euro chi ha oltre 120mila euro di reddito e solo 187 a chi arriva a malapena a 10mila, fino al superamento dell’imposta, sostituita da una «service tax» formato ridotto, che assorbirebbe i servizi indivisibili, come illuminazione e sicurezza ma non la Tares sui rifiuti e nemmeno l’Irpef regionale.
E in mezzo molte ipotesi spiegate con schemi e tabelle in un documento di oltre 100 pagine sulla riforma dell’Imu, che il Ministero dell’Economia ha pubblicato ieri sul suo sito.
Saccomanni ha deciso di rispondere con ben 9 possibili soluzioni del rebus Imu. Ipotesi di lavoro che, come indica lo stesso ministro, «tengono conto di quanto emerso negli ultimi mesi nel dibattito politico e negli interventi accademici». Ma molte di quelle idee, come la totale cancellazione dell’imposta, sono già accompagnate da una sonora bocciatura: per il ministro «sarebbe iniquo». Funziona invece in termini di equità l’idea, del tutto nuova, di far continuare a pagare l’Imu sulla prima casa, consentendo poi a tutti di portarla in detrazione Irpef. Ma c’è un dettaglio non da poco: costa parecchio, 3,3 miliardi. Può funzionare, secondo l’Economia, collegare il prelievo ai valori più vicini a quelli di mercato delle micro-zone censite dall’Agenzia del territorio, le stime «Omi», che però sono appunto stime.
La proposta che il Tesoro è pronto a calare sul tavolo della prossima cabina di regia è però un’altra. Per il 2013 non si pagherebbe la rata di settembre. Poi a dicembre l’Imu sulla prima casa scatterebbe solo per i proprietari con reddito Isee più alto. L’ipotesi contenuta nel dossier indica a quota 13mila euro del nuovo Isee la soglia sotto la quale l’Imu non colpirebbe più. Questo perché la detrazione salirebbe progressivamente dagli attuali 200 a 600 euro, in misura inversamente proporzionale al reddito. «Il 40% più povero dei contribuenti» non pagherebbe più l’Imu sulla prima casa; poi mano a mano scatterebbero gli sconti a decrescere, «fino ad annullarsi ad una soglia Isee di 70mila euro, sopra la quale ci sarebbe poco più del 5% più benestante», spiega il documento. Quindi esenzione per un po’ meno della metà dei proprietari ma sconti per il 95% dei possessori di prima casa. Costo, sostenibile, di 2 miliardi. I vantaggi maggiori sarebbero per i nuclei familiari a reddito più modesto ma numerosi, perché l’Isee avvantaggia la famiglie formato “large”, anche se il documento sottolinea che un risparmio ancor maggiore lo otterrebbero quelle monoreddito.
A livello di area geografica gli sgravi maggiori sarebbero per città come Roma e Firenze che hanno valori catastali medi più alti. Al contrario nei piccoli Comuni il vantaggio sarebbe modesto se non nullo, in quanto i bassi valori catastali già oggi, con la franchigia di 200 euro, esentano buona parte dei possessori di prima casa.
Il nuovo metodo di calcolo dell’Imu sull’abitazione principale resterebbe in vigore anche nel 2014, quando però l’imposta verrebbe assorbita dalla nuova «service tax». Che nell’ipotesi contemplata nel dossier non accorperebbe più la Tares sui rifiuti e nemmeno l’Irpef regionale, ma solo il prelievo per i “servizi indivisibili”, tipo illuminazione e sicurezza. La parte relativa ai servizi sarebbe dovuta dagli inquilini. Il costo è stimato sempre in 2 miliardi. Ma con una differenza non da poco, che il dossier non cita: con la Tares a dicembre arriverebbe un’altra stangatina di quasi 1 miliardo.
La Stampa – 9 agosto 2013