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    Home»Notizie ed Approfondimenti»Da Vancimuglio ai suicidi, i vent’anni di lotta dei milk warriors. Ora li attende un’altra battaglia nelle aule dei tribunali
    Notizie ed Approfondimenti

    Da Vancimuglio ai suicidi, i vent’anni di lotta dei milk warriors. Ora li attende un’altra battaglia nelle aule dei tribunali

    Cristina FortunatiInserito da Cristina Fortunati25 Gennaio 2018Nessun commento4 Minuti di lettura
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    C’è chi ora potrebbe davvero piangere sul latte versato. Anzi, sulle multe non versate. È la pattuglia degli irriducibili, che in Veneto conta circa 300 produttori lattieri. La condanna della Corte di Giustizia Europea li mette sostanzialmente al muro: lo Stato dovrà riscuotere da loro circa 420 milioni di euro, per le multe anticipate da Roma a Bruxelles dal 1995 al 2009. Ora però si attende un’altra battaglia: non più ai bordi di un’autostrada e con l’olezzo del letame, come fu sul finire degli anni Novanta; ma nelle aule dei tribunali.

    L’epopea glocal delle quote latte somiglia pericolosamente a uno sceneggiato d’antan. E qualcuno potrebbe anche pensarci a buttar giù una sceneggiatura. Gli ingredienti ci sono tutti: la lotta eroica (ma anche brutta, sporca e cattiva) dai Cobas del latte al Movimento dei Forconi, la tenerezza della Mucca Ercolina, pugnace frisona simbolo di mille battaglie che dopo aver rischiato l’arresto e il mattatoio, dopo aver mancato di un soffio il red carpet dell’Ariston ha finito con l’essere donata al Papa. E poi la storia recente della Repubblica con una nascente Lega Nord che anche sugli irriducibili delle quote latte ha piantato le sue radici lombardo-venete. Non manca, drammaticamente, il côté tragico con il suicidio, nel 2015, di Franco Slaviero, 47 anni. Ecco, partiamo da qui, dal fatto di cronaca più eclatante, la morte di un allevatore di Grisignano di Zocco, nel Vicentino. Una cartella esattoriale da 4 milioni di euro si è trasformata in una nemesi di sangue per chi, come Slaviero, aveva dichiarato guerra allo Stato e all’Europa. E non è un caso che, seguendo il corteo funebre, Mauro Giaretta, uno dei pasionari del movimento, parlò di «omicidio di Stato». Così come, pochi mesi fa, Nevio Marcon, ex allevatore di Conegliano, invalido al 100% con una fresca cartella esattoriale da quasi un milione e mezzo di euro in mano dichiarava: «Questa è istigazione al suicidio». Ecco, il feuilleton appassionato degli irriducibili include anche capitoli dolenti come questo. La colonna sonora dello sceneggiato che si srotola lungo un ventennio è il ruggito sfrontato dei trattori. Tanti e agguerriti quelli schierati lungo l’A4 a Vancimuglio, due passi da Grumolo delle Abbadesse, ancora Vicenza. È il 1997, per un’ora la Milano-Venezia viene chiusa a causa dei «cannoni» messi in campo dagli allevatori: sputavano liquami e deiezioni delle loro stalle in quantità industriale ricoprendo l’asfalto. Trattori ancora una volta destrieri fidati dei ribelli, nel 2014, quando il tribunale di Pordenone, «reo» di non aver dissequestrato le somme confiscate alle aziende, venne letteralmente assediato. La lunga stagione dei blocchi ai caselli autostradali, uno su tutti quello di Soave, alle porte di Verona, si intreccia con il tentativo di blitz all’ufficio dell’allora sindaco del capoluogo scaligero Flavio Tosi. Protagonista: Eugenio Rigodanzo, il «guerriero del latte» per eccellenza. Sempre lui, l’irresistibile Rigodanzo che mette in fuga un esattore di Equitalia sfondandogli il parabrezza dell’auto con una gomitata. Tanto che, ad un certo punto, è il 2012, si decide che sarà Agea, l’agenzia che eroga i contributi per l’agricoltura, a riscuotere le multe. Affiancata, e non sorprende, da Equitalia ma anche dalle Fiamme Gialle. Sono anni in cui i toni si incupiscono, la Digos viene coinvolta per evitare derive potenzialmente pericolose. E sembra lontano il primo atto dello sceneggiato del nord quando, correva l’anno 1997, un giovane Umberto Bossi pigliava l’aereo per raggiungere i manifestanti assiepati davanti all’aeroporto veneziano, il Marco Polo. La lunga storia della Lega «solidale» con chi dichiarava «mungiamo per legittima difesa» passa, nel 2013, alle perquisizioni della Guardia di Finanza alle sedi del Carroccio di Milano e Torino. Di mezzo c’è stato un ministro alle Politiche Agricole di nome Luca Zaia che del tema si è preso cura con tutta l’attenzione possibile. Un periodo in cui l’allora ministro conosce e apprezza Marco Paolo Mantile, vice comandante dei carabinieri proprio al ministero per cui ha seguito da vicino le quote latte. Dal 2011 Mantile è dirigente degli uffici della Regione Veneto a Roma e, dal 2014, è dirigente ad interim della sede regionale a Bruxelles. Un destino avviticchiato fra Veneto e Europa. Un po’ come per i milk warriors .

    Il Corriere del Veneto – 25 gennaio 2018

     

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    Cristina Fortunati
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