Premessa, quanto mai necessaria in tempi di veri scandali per malaffare e conseguente caccia alle streghe: qui nessuno ha rubato niente, per cui nessuno dovrà pagare niente. Detto questo la notizia è che per la prima volta in Veneto la sezione regionale di controllo della Corte dei Conti ha reso un giudizio di parifica solo parziale del rendiconto generale della Regione, formulando gravi censure al bilancio 2014.
Dura la replica del governatore Luca Zaia, nell’annunciare un ricorso alle sezioni riunite: «Sono totalmente in disaccordo, mettetevi nei panni di noi amministratori, che dobbiamo fare scelte non supportate da una leale collaborazione tra poteri dello Stato».
Platea delle grandi occasioni, nel salone di rappresentanza di Ca’ Corner, sede della prefettura di Venezia. Ma già attorno alla sintesi dell’istruttoria, letta dal primo referendario Francesco Maffei anche a nome delle colleghe Francesca Dimita e Daniela Alberghini, tira un’aria pesante, in cui non a caso comincia ad aleggiare lo spettro della mancata parificazione totale, una sorta di timbro di convalida. Un fantasma che prende ancora più forma con la requisitoria del procuratore Carmine Scarano, che davanti alle esterrefatte facce di presidenti, assessori e consiglieri di Balbi e Ferro Fini, oltre che ai costernati visi di prefetti, vertici delle forze dell’ordine e pure del patriarca Francesco Moraglia, elenca la lunga serie di poste per le quali chiede di non dichiarare la regolarità del documento contabile. (Quando poi il presidente Josef Hermann Rössler uscirà dalla breve camera di consiglio per pronunciare il verdetto, che di fatto accoglierà in pieno le istanze dell’accusa, sarà evidente a tutti che l’onta non è più presente soltanto in spirito bensì è una, per quanto burocratica, realtà).
Ma andiamo con ordine, vedendo critiche e controdeduzioni. Con notevole profluvio del termine «criticità», la magistratura contabile contesta in prima battuta presunti errori nella registrazione delle partite di giro, riguardanti fra l’altro le emergenze del Passante di Mestre e dell’alluvione del 2010, i quali potrebbero violare i princìpi di attendibilità e veridicità del bilancio. Replica: «La Regione ritiene di essersi comportata correttamente, avendo evitato di portare direttamente all’interno del proprio bilancio entrate e uscite che riguardano gestioni commissariali». In secondo luogo la Corte stigmatizza due operazioni di leasing e provvista attivate da Sistemi Territoriali Spa e Veneto Sviluppo, affermando che avrebbero dovuto essere considerate come indebitamento regionale. Risposta (sottoscritta anche dall’allora assessore di comparto Roberto Ciambetti): «Quelle azioni erano state autorizzate dalle leggi finanziarie e comunque negli anni scorsi non sono mai state censurate». Il terzo aspetto riguarda l’impiego dei fondi comunitari, di cui vengono lamentati fra l’altro il mancato rispetto del vincolo di destinazione delle somme ed il mancato controllo della gestione contabile. La quarta cornice inquadra un impietoso ritratto delle partecipate (da Veneto Nanotech alla Rocca di Monselice, passando per Terme di Recoaro, Veneto Innovazione a Veneto Sviluppo), che cita finalità sociali disattese, assenza di programmazione, mancata trasparenza, gravami sul bilancio regionale: «In generale queste società sono fonti di sprechi», sentenzia Scarano. Difesa: «Stiamo lavorando alla dismissione delle società non strategiche, ma fra il dirlo e il farlo c’è di mezzo il codice civile».
Avvocato della Regione è direttamente Zaia, nel momento in cui prende la parola per domandare invano clemenza ai magistrati, di fatto adombrando un attacco al regionalismo: «Intervengo con non poco imbarazzo. Ma questa competenza che vi ha attribuito il governo è zoppa, perché è priva di un’attività di accompagnamento alla Regione, magari attraverso un giudizio preventivo che permetta all’ente di tradurre le funzioni di indirizzo politico nei documenti contabili» (ipotesi scartata dal presidente Rössler: «Ci sarebbe commistione fra assistenza e controllo»). Ma tant’è: prima a caldo e poi a freddo il governatore promette impegno col piano delle alienazioni immobiliari («sarà feroce, atroce e non gradito a tanti») e parla di danno a cui si somma la beffa («lo Stato che ci taglia le risorse e ci ingessa con la burocrazia si permette anche di darci un giudizio poco lusinghiero»).
Dichiarazioni che non bastano a placare l’opposizione. «Bocciatura netta, Zaia chiarisca in commissione», tuona il Partito Democratico. «La giunta Zaia ha fallito», rincara la Lista Tosi. Ma il leghista annuncia una contro-relazione e l’appello a Roma, aggiungendo una nuova immagine entomologica al suo personale album retorico: quella del bombo, insetto che nonostante il corpo pesante e le ali strette sfida le leggi dell’aerodinamica. «Malgrado gli aggravi che lo Stato ci accolla, la Regione del Veneto continuerà a volare».
Angela Pederiva – Corriere Veneto – 20 novembre 2015