
Dalle provette alle pecore, la seconda vita di Katy. Giovane ricercatrice decide di dedicarsi all’allevamento e al prosecco
di Angela Pederiva. Ancora una settimana fra microscopio e provette, al laboratorio di Bioimmunoterapie dei tumori umani al Cro di Aviano. «Poi finirà la borsa di studio e io smetterò di fare la precaria»: solo che il posto fisso Katy Mastorci, giovane ricercatrice universitaria nel settore delle biotecnologie mediche, l’ha trovato ai piedi dell’Altopiano del Cansiglio. È qui, fra le vigne di Prosecco e le pecore alpagote, che questo ex cervello in fuga tra Barcellona e Bellinzona ha deciso di portare le sue competenze scientifiche, dedicandosi completamente all’azienda agricola che fin dal nome dice molto di lei: VitiOviTec.
Guidano il trattore con il satellitare, commerciano online e recuperano mestieri antichi: sono le ragazze di Coldiretti, 24.000 imprese rosa solo in Veneto, «agricoltrici laureate, creative e impegnate nel sociale», come le descrive Franca Castellani, responsabile regionale uscente del coordinamento Donne Impresa, che ha appena designato le referenti provinciali. Cecilia Barison è orticoltrice macrobiotica a Lusia (Rovigo). Chiara Bortolas è l’animatrice del mercato di Campagna Amica a Belluno. Raffaella Veronese è cerealicoltrice a Cavarzere (Venezia). Michela Menti, dottoressa in Economia e commercio, gestisce un agriturismo e una stalla a Monteviale (Vicenza). E poi c’è appunto Katy Mastorci, che a Osigo di Fregona (Treviso) sta realizzando il secondo sogno della sua vita.
LA RICERCA Il primo l’ha cullato fino a 35 anni. La maturità scientifica a Vittorio Veneto, la laurea triennale e quindi magistrale a Padova con doppia tesi sui linfomi, il dottorato a Udine sempre nel ramo delle scienze e tecnologie cliniche, il periodo di studio abbinato alla pratica in Spagna, l’attività di ricerca all’Istituto oncologico di ricerca della Svizzera Italiana e al Centro di riferimento oncologico del Fruili Venezia Giulia, lavorando a progetti come “Implementazione e ottimizzazione di protocolli di immunoterapia adottiva e vaccino-terapia per neoplasie Ebv correlate”. Roba tosta. «Come tutti quelli che intraprendono questo percorso – confida Katy sognavo un giorno di riuscire a firmare, su qualche importante rivista internazionale, la scoperta del farmaco in grado di prevenire o sconfiggere il tumore… Qualche pubblicazione l’ho anche ottenuta (sono tutte citate nel suo curriculum, ndr.), ma dopo dieci anni di incertezze, l’unica prospettiva che avevo ancora davanti era l’ennesima borsa di studio, dopo quella che sta per scadere. Ora che ho anche una famiglia, con un figlio piccolo, non me la sono più sentita di continuare cosi».
LA FATTORIA Ma questo non significa che la 35enne finirà di fare la ricercatrice. Semplicemente cambierà ambito, dalle neoplasie alla viticoltura e all’ovicoltura, settori a cui apporterà le sue conoscenze scientifiche. Ecco allora spiegato il nome della fattoria in cui, dopo un paio d’anni di rodaggio part-time, da adesso in avanti lavorerà a tempo pieno, con l’aiuto del marito Manuel e del suocero: VitiOviTec. Coltivazione delle vigne di Prosecco, Pinot Grigio e Chardonnay. Allevamento di quaranta pecore della razza autoctona dell’Alpago, con il diritto di utilizzare il marchio “Agnello Alpagoto-Gnel Pagot”. E le tecnologie? «Le applico all’agricoltura nell’ottica della sosteiubilità – spiega l’imprenditrice – con l’obiettivo di fornire al cliente un prodotto sano. Per esempio, per quanto riguarda le viti, ci siamo dotati di un sistema di sensori in grado di rilevare le condizioni microclimatiche e quindi di prevedere l’incubazione delle più diffuse malattie fungine, come la peronospora e l’oidio: in questo modo evitiamo l’utilizzo di fitofarmaci quando non è necessario. Oppure, per quanto riguarda gli ovini, ho in mente diverse idee sul piano della produzione .per andare oltre la commercializzazione della carne e della lana: perciò ho seguito un corso per casari, con il proposito di trasferire le mie nozioni di biotecnologia alla trasformazione del latte».
LE DONNE In attesa degli sviluppi futuri, Katy sembra già essersi perfettamente integrata nella vita rurale. «Mi ero avvicinata alle greggi – appassionandomi all’addestramento degli sheepdog (cani da pastore, ndr.). Ma ora le pecore fanno davvero parte della mia quotidianità e m paese sono viste con grande simpatia, perché durante il pascolo tengono pulito il paesaggio e lo preservano dall’avanzare del bosco». Un tocco di sensibilità femminile, in occasione dell’8 marzo. «Da studiosa di genetica – ride – dico sempre che noi donne abbiamo quel pezzettino di cromosoma in più che fa la differenza rispetto agli uomini… Battute a parte, siamo diversi ma complementari. E noi femmine, anche se dobbiamo sempre lottare più dei maschi, sappiamo il fatto nostro».
Il Gazzettino – 8 marzo 2018