Nel Ddl anticorruzione. L’annuncio del ministro Patroni Griffi: «Non incide sui diritti costituzionali: per il Parlamento servirà il terzo grado». Basterà una condanna in primo grado per avere la carriera bloccata nella pubblica amministrazione. È la novità contenuta nel ddl anti corruzione su cui oggi il Governo ha posto la fiducia al Senato e che ha annunciato martedì Filippo Patroni Griffi, ministro della Pubblica amministrazione. Il ministro ha poi spiegato che grazie a questa norma la condanna in primo grado potrebbe essere assunta come clausola di risoluzione della nomina di chi nella pubblica amministrazione è già dirigente. Minore severità per i candidati al Parlamento per i quali è infatti prevista la condanna in terzo grado. Il Senato ha apprivato oggi il Ddl che ora torna alla Camera
Patroni Griffi ha spiegato: «Questa decisione è stata presa considerando che non si incide sui diritti costituzionali, a differenza dell’altra norma, quella sull’incandidabilità in Parlamento per i condannati e per i quali è infatti prevista la condanna in terzo grado»
“Quando il ddl sulla corruzione sarà definitivamente approvato, con assoluta tempestività, il governo interverrà anche sulla materia della incandidabilità”. Così il ministro della Giustizia Paola Severino, a proposito dei politici che hanno ricevuto una condanna in primo grado, durante il dibattito sul provvedimento anticorruzione al Senato.
La Severino difende il proprio operato, dopo le critiche ricevute sui tempi e sui contenuti del testo in discussione. In particolare sulla richiesta, da parte di alcune forze politiche, di inserire nel ddl la riforma del voto di scambio. Ipotesi scartata dal ministro, che aveva invece parlato di un decreto legge. “Una replica doverosa – spiega il Guardasigilli – da un governo di persone oneste e che interviene su quello che è stato detto ieri in aula, e cioè che noi non vogliamo il provvedimento perché siamo amici degli amici dei corrotti”. Secondo la Severino certe accuse esaltano “le forme di demolizione che sono presenti nel Paese e che gli impediscono di crescere”.
Il ministro attacca: “Oggi sembra che il ddl sia carta straccia e che si siano persi mesi: non è vero che non abbiamo costruito nulla”. Poi aggiunge: “Fare i grilli parlanti è uno sport molto diffuso, anche io appartenevo a questa categoria, bisogna passare qui dentro per capire la fatica che c’è dietro ad ogni provvedimento”. Il Guardasigilli promette che “il governo sarà sempre pronto a intervenire quando si tratterà di completare il quadro intorno a questa legge”.
“Uno degli scopi principali – dice l’inquilina di via Arenula – era mantenere l’equilibrio delle pene: non ci deve essere un eccesso né in basso né in alto. Una pena giusta si costruisce tenendo conto dei valori da tutelare”.
Il Senato approva il ddl anticorruzione
Dopo il sì alla fiducia posta dal Governo sull’emendamento al ddl anticorruzione, di 83 commi, che è diventato l’articolo 1 del provvedimento, è arrivato il semafore verde definitivo sull’intero provvedimento, che ora torna alla Camera. L’Aula ha approvato il ddl nel suo complesso: con il maxiemendamento e l’articolo due sulla spesa. I sì sono stati 256, 7 i contrari e 4 gli astenuti.
Sì alla fiducia posta dal Governo sul ddl
I sì sono stati 228, i no 33 e due gli astenuti. Hanno dichiarato di non votare la fiducia Idv e Lega. Il testo del maxiemendamento al ddl anticorruzione
«Come posso non affermare – si è chiesto il premier Mario Monti intervenuto all’Assemblea nazionale dell’Anci a Bologna – che una legge seria contro la corruzione è fondamentale per l’attrattività degli investimenti internazionali e per sbloccare la crescita?». «Io non ho mai usato in vita mia l’espressione metterci la faccia – ha aggiunto – ma lo faccio in questa occasione».
Due voti, uno di fiducia e poi su clausola invarianza
Nel pomeriggio, alla ripresa della seduta, la presidente di turno Emma Bonino ha spiegato che il maxiemendamento diventerà l’articolo 1 del provvedimento mentre la clausola di copertura diventerà l’articolo 2 e non avrà bisogno di essere nuovamente votato perché è stato già approvato senza modifiche da Camera e Senato.
Duello procedurale in Aula sul maxiemendamento
Nel pomeriggio i senatori in Aula hanno assistito a un “duello procedurale”. La seduta è stata infatti sospesa ed è poi ripresa con una lunga discussione procedurale sul contenuto del maxiemendamento. La clausola di invarianza finanziaria già votata in doppia lettura conforme al Senato e alla Camera nei primi due passaggi parlamentari del ddl è stata espunta dal maxiemendamento sul quale il Governo ha chiesto la fiducia per rispettare la prassi parlamentare. Quando però il presidente di turno Emma Bonino ne ha annunciato la cancellazione, il presidente della commissione Bilancio ha chiesto chiarimenti sulla procedura, perché il parere favorevole sul maxiemendamento era evidentemente condizionato alla clausola che garantisce che la legge non comporta maggiori oneri per lo Stato. Alla fine è stato chiarito che il voto separato, successivo alla fiducia, sul complesso della legge, e cioè sul maxiemendamento composto da 83 commi che ne costituisce l’articolo 1 e sull’articolo 2 che è appunto rappresentato dalla clausola di neutralità finanziaria, rende regolare la votazione e non annulla il parere favorevole della Bilancio.
Severino: mantenere l’equilibrio delle pene
Secondo il ministro della Giustizia il provvedimento in via di approvazione al Senato certo non è esaustivo ma comunque rappresenta un primo passo per la lotta alla corruzione. «Uno degli scopi principali era mantenere l’equilibrio delle pene – ha affermato nel suo intervento in Aula a palazzo Madama – , non ci devono essere un eccesso nè in basso nè in alto delle pene. Una pena giusta si costruisce tenendo conto dei valori da tutelare», ha detto il Guardasigilli. «Non é vero – ha aggiunto – che non abbiamo costruito nulla e fare i grilli parlanti é uno sport molto diffuso, anche io appartenevo a questa categoria, ma bisogna passare qui dentro per comprendere la fatica che c’é dietro a ciascun provvedimento».
Fuori dalla liste i condannati in via definitiva
«Entro un mese dall’approvazione del ddl anticorruzione – ha spiegato Severino a SkyTG24 – il governo eserciterà la delega ad approvare norme sull’incandidabilità» prevista dal provvedimento all’esame del Senato. L’incandidabilità, ha aggiunto, varrà «per i condannati con sentenza definitiva».
Patroni Griffi: la corruzione crea un danno economico
«Credo sia ormai diffusa la consapevolezza dell’importanza centrale delle politiche di prevenzione, evitando i danni causati dalla corruzione, che sono in primo luogo di natura economica», ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione, Filippo Patroni Griffi, intervendendo nell’Aula del Senato. «È sicuro – ha aggiunto – che la corruzione alteri profondamente il sistema economico e che alteri i meccanismi della concorrenza del mercato, con costi impropri per le imprese. Ma ci sono anche ricadute sul piano etico e sociale. La corruzione mina in radice il principio di uguaglianza, se questa vuole dire pari opportunità di tutti i cittadini nel realizzare le proprie aspirazioni». Il ministro ha sottolieato come fino ad oggi in Italia sia mancata una politica organica di contrasto alla corruzione. «Con questo provvedimento credo che per la prima volta ci sia una proposta in questo senso, l’impegno sarà quello di attuarla».
Il Guardasigilli: il ddl deve mantenere i suoi punti fermi
«Il provvedimento può essere migliorato ma non deve perdere le sue caratteristiche originali e deve mantenere i suoi punti fermi, nessuno potrà dire che il provvedimento é oggetto di inciuci», ha sottolineato il Guardasigilli Severino. «Quando il ddl sulla corruzione – ha detto il ministro – sarà definitivamente approvato, con assoluta tempestività, il governo interverrà anche sulla materia della incandidabilità perchè il governo mantiene i propri impegni così come li ha mantenuti su questo ddl».
Corriere.it e Sole 24 Ore – 17 ottobre 2012