I dipendenti del servizio sanitario potrebbero essere «salvaguardati» rispetto all’inasprimento delle regole sull’accesso alla pensione introdotte con la riforma Fornero e andare in pensione fino al 2014 con le vecchie regole. È quanto prevede un emendamento al decreto sanità approvato dalla Commissione affari sociali della Camera. L’emendamento, che prevede anche un bonus contributivo di 30 mesi, riguarderebbe circa 600.000 persone. I dipendenti del servizio sanitario nazionale – si legge – che risultino in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi che sulla base delle regole precedenti la riforma Fornero avrebbero comportato la decorrenza del trattamento entro il 31 dicembre 2014, «possono richiedere l’accesso al trattamento pensionistico entro tale data con il riconoscimento di un periodo aggiuntivo fino a 30 mesi».
Di fatto quindi si riaprirebbe la possibilità di utilizzare le quote per l’accesso alla pensione di anzianità (requisiti da raggiungere entro il 2013 ai quali si aggiunge la finestra mobile).
«L’azienda sanitaria, ove conceda il collocamento a riposo con il predetto beneficio – si legge nell’emendamento – «è obbligata a rendere non disponibile un posto di corrispondente livello nella dotazione organica per un periodo minimo di tre anni e comunque può procedere a nuove assunzioni a tempo indeterminato nel limite massimo del 20% del personale cessato dal servizio nell’anno immediatamente precedente». Il trattamento di fine rapporto per i lavoratori che avranno accesso alla pensione in anticipo rispetto alle regole della riforma Fornero grazie a questo emendamento «sarà corrisposto alla data in cui il soggetto avrebbe maturato il diritto» alla corresponsione dello stesso sulla base della riforma della previdenza di questo Governo.
Sull’emendamento si è già espressa negativamente la Commissione lavoro ma è probabile che un no arrivi anche dalla Commissione bilancio. «È singolare – afferma il vicepresidente della Commissione lavoro Giuliano Cazzola – che la Commissione Affari sociali, ignorando il parere contrario della Commissione Lavoro su questo punto, abbia confermato un emendamento che consentirebbe a tutto il personale della sanità (e non solo agli eventuali esuberi) di andare in quiescenza di anzianità sulla base delle regole previgenti la riforma Fornero, con in più l’aggiunta di ulteriori 30 mesi di contribuzione figurativa. Non è accettabile che, mentre la Commissione Lavoro si sta impegnando da tempo per avviare a completa soluzione il problema degli esodati, si determinino smagliature bipartisan di tale portata, che non arriveranno da nessuna parte, perché totalmente prive di copertura, ma fortemente inquinate di smanie elettoralistiche».
Il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, dice no all’emendamento che prevede l’esenzione dei dipendenti del Servizio sanitario dalla riforma delle pensioni. «Il governo ha già detto che è contrario e lo ribadisco: non ci sono fratelli maggiori e minori – ha dichiarato il ministro -. Non si può pensare a esenzioni di intere categorie. Questa riforma vale per tutti. Il governo tutelerà solo le cause giuste, meritevoli di salvaguardia».
Questo il testo dell’articolato (art.4, comma 3-ter):
“I dipendenti del Servizio sanitario nazionale che risultino in possesso dei requisiti anagrafici e contributivi che, ai fini del diritto all’accesso e alla decorrenza del trattamento pensionistico in base alla disciplina vigente prima dell’entrata in vigore dell’articolo 24 del decreto legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, avrebbero comportato la decorrenza del trattamento entro il 31 dicembre 2014, possono richiedere l’accesso al trattamento pensionistico entro tale data con il riconoscimento di un periodo aggiuntivo fino a 30 mesi. L’azienda sanitaria, ove conceda il collocamento a riposo con il predetto beneficio, è obbligata a rendere non disponibile un posto di corrispondente livello nella dotazione organica per un periodo minimo di tre anni e comunque può procedere a nuove assunzioni a tempo indeterminato nel limite massimo del 20 per cento del personale cessato dal servizio nell’anno immediatamente precedente. Al personale di cui al primo periodo il trattamento di fine rapporto sarà corrisposto alla data in cui il soggetto avrebbe maturato il diritto alla corresponsione dello stesso secondo le disposizioni di cui all’articolo 24 del citato decreto-legge n. 201 del 2011 e sulla base di quanto stabilito dall’articolo 1, comma 22, del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148”.
Il testo del decreto sanità approvato dalla Commissione Affari sociali
La Stampa, Il Sole 24 Ore – 13 ottobre 2012